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Questo articolo è stato pubblicato il 22 novembre 2014 alle ore 12:32.
L'ultima modifica è del 25 novembre 2014 alle ore 12:15.

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Ferguson, proteste per l'uccisione di Michael Brown (LaPresse)Ferguson, proteste per l'uccisione di Michael Brown (LaPresse)

Nelle ore in cui il presidente Obama mette la faccia sulla riforma dell’immigrazione con cui regolarizza la vita e il lavoro di cinque milioni di persone da tempo in America, Ferguson, St. Louis, Missouri, sobborgo in cui il 9 agosto scorso il 18enne afroamericano Michael Brown è stato ucciso dall’agente di polizia bianco Darren Wilson, aspetta.

Ferguson, squassato dalle violenze dopo l’omicidio del giovane Brown per mano del poliziotto Wilson, aspetta in queste ore la decisione del grand jury che deve pronunciarsi sull'incriminazione del poliziotto che ha ucciso il giovane. Lunedì è stato dichiarato lo stato d'emergenza nel timore di nuove forti proteste legate all'attesa decisione e l'Fbi ha inviato nell'area 100 agenti; le scuole sono state chiuse.

È l’intero Paese in allerta in realtà: sono in programma manifestazioni in 100 città di 37 stati, e la polizia si è attrezzata.

Il presidente Obama ha lanciato un appello alla calma dopo che ieri a New York un altro afroamericano disarmato è stato ucciso da un agente a Brooklyn in quello che la polizia ha definito «un tragico incidente». Intanto però a St Louis, due uomini sono stati arrestati dall'Fbi con l'accusa di aver acquistato esplosivo da usare durante le proteste a Ferguson. I due farebbero parte del «New Black Panthers Party», gruppo di protesta americano che si ispira alle «Pantere nere» degli anni '60. Nei giorni scorsi l'Fbi ha diffuso un'informativa in cui avvisava del rischio che la decisione «possa con ogni probabilità essere sfruttata da individui per giustificare minacce e attacchi contro forze dell'ordine e infrastrutture».

La polizia però sta tentando un «dialogo positivo» con i manifestanti, dice il sindaco Francis Slay citato da Bloomberg. «Noi dobbiamo vivere insieme e la polizia è istruita per difendere i diritti costituzionali dei manifestanti».

La decisione del grand jury (organo che si occupa di stabilire se le prove raccolte sono sufficienti per iniziare un processo penale nei confronti di qualcuno) potrebbe arrivare a breve, nei prossimi giorni, se non addirittura nelle prossime ore. Secondo i media locali, davanti al grand jury, l'agente ha affermato di aver agito per legittima difesa mentre alcuni testimoni hanno riferito di aver visto il 18enne con le mani in alto mentre veniva ucciso.

Obama sa bene cosa si può innescare con premesse così. «Prima di tutto vi chiedo di manifestare in modo pacifico», ha detto parlando venerdì a ABC News. «Il nostro è un Paese che permette a chiunque d'esprimere le proprie opinioni, che consente di ritrovarsi pacificamente per manifestare contro ciò che è ritenuto ingiusto ma - ha sottolineato - sfruttare la situazione come pretesto per la violenza è contrario al diritto e contrario a ciò che siamo».

Giovedì scorso anche il padre di Michael Brown ha diffuso un video-appello alla calma: «Grazie per aver fatto sentire la vostra voce ma provocare rivolte, ferire o distruggere non è la soluzione. Poco importa quello che deciderà il grand jury - ha sottolineato - io non voglio che la morte di mio figlio sia vana». «Siamo forti se restiamo uniti - ha detto ancora Michael Brown padre - e noi lavoreremo per la riconciliazione». (an. man.)

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