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Questo articolo è stato pubblicato il 25 novembre 2014 alle ore 19:13.
L'ultima modifica è del 26 novembre 2014 alle ore 16:14.

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La questione della razza ritorna al centro del dibattito americano quando il primo presidente nero democratico ha appena sfidato il futuro Congresso a maggioranza repubblicana regolarizzando il lavoro e la vita di cinque milioni di persone da tempo negli Stati Uniti. La questione della razza è uno dei più brillanti discorsi di Barack Obama (anno 2008), il presidente nero che non si è mai proposto come candidato nero.

Quell’invenzione che chiamiamo America, un crogiolo di razze modello per il mondo, si scontra adesso con «Mi dispiace molto per la perdita di una vita, ma ho fatto semplicemente il mio lavoro». Così l'agente Darren Wilson nella prima intervista alla ABC News, di cui sono state rese note alcune anticipazioni, dopo la decisione del Grand Jury di non incriminarlo per l’omicidio del 18enne afroamericano, Michael Brown a St Louis, Missouri. Era il 9 agosto scorso e Ferguson, sobborgo di St Louis, ribolliva di rabbia. Ora che una giuria popolare ha deciso che l’agente Wilson non sarà incriminato perché «non ci sono prove» che fu omicidio intenzionale e non legittima difesa, la rabbia si diffonde in tutta l’America. Con manifestazioni in 170 comunità - Los Angeles, Chicago, Detroit, Boston, Denver, Oakland, Seattle, Pittsburgh e Atlanta - mentre il presidente Barack Obama dice che le violenze non hanno giustificazioni.

Protestano i neri, i bianchi e gli ispanici per un caso difficile in cui testimoni dicono tutto e il contrario di tutto e la dinamica non è stata chiarita: la vittima ha assalito il poliziotto che si è difeso o il poliziotto ha sparato contro un giovane disarmato con le mani alzate?

In queste ore l’America si spacca fra queste opposte versioni: se la verità sta in mezzo, sembra impossibile individuare dove.

«Una notte migliore»
A St. Louis ci sono stati ancora scontri, mentre nell'epicentro della protesta, Ferguson, una rafforzata presenza di agenti ha impedito che ci fossero nuove violenze: il capo della polizia della contea di St Louis, John Belmar, ha detto che è stata «una notte migliore» della precedente, più calma anche se non tranquilla. Ma è stata migliore perché Ferguson era blindata dai 2mila agenti della Guardia Nazionale convocati in zona. Notte «migliore» vuol dire che gli arresti son stati 44 arresti contro i 61 del giorno prima.

Dal canto suo, il governatore del Missouri Jay Nixon ha detto che la Guardia nazionale ha triplicato le sue forze a oltre di 2mila unità per garantire la sicurezza a Ferguson, a supporto della polizia locale screditata dopo gli eventi che hanno portato alla rivolta.

Non solo a St Louis, dove decine di migliaia di persone hanno manifestato per tutta la notte la loro rabbia e la loro indignazione. Ma anche a New York e a Washington. Davanti alla Casa Bianca, mentre Obama lanciava in diretta tv l'ennesimo appello alla calma, almeno 500 persone hanno manifestato urlando slogan «black lives matter», «We Are Mike Brown», «Hands Up, Don't Shoot» (mani alzate non sparate): secondo alcune testimonianze, quando l'agente Wilson sparò a Mike Brown, il diciottenne afroamericano aveva le mani alzate.

Obama non cede davanti all’ondata di sdegno che sta travolgendo l’America . «A quelli che pensano che quello che è successo a Ferguson sia una scusa per la violenza dico che non ho per loro nessuna solidarietà, nessuna solidarietà per chi distrugge le proprie comunità». Il presidente non andrà a St Louis, una visita che molti si sarebbero aspettati in particolare dal primo presidente nero degli Stati Uniti. «Aspettiamo e vediamo quello che succede» ha risposto il presidente. Una reazione ancor più inedita perché Obama non si è sottratto in altre circostanze: è andato nella scuola elementare della strage in cui sono morti 26 persone fra cui molti bambini (Sandy Hook Elementary nel 2012), è andato ad Aurora (Colorado) dopo che un folle ha aperto il fuoco al cinema uccidendo una dozzina di persone. Stesso copione quando venne ferita alla testa la deputata Gabrielle Giffords durante la campagna elettorale a Tucson nel 2011: Obama presenziò a un evento al campus della University of Arizona. Presentissimo anche nelle ore dell’uragano Sandy che nell’ottobre 2012 mise in ginocchio New York e tutto il New Jersey.

Si nota invece che su Ferguson, l’approccio di Obama è stato finora molto cauto anche perché l’inchiesta non è chiusa, e il suo ministro della Giustizia, l’Attorney General Eric Holder, è stato sempre presente, ma soprattutto Obama ha impostato la sua narrativa sul «ponte» fra bianchi e neri, nel suo discorso sulla razza del 2008 chiedeva agli americani di far proprie le difficili complessità della razza nel 21esimo seconlo». Una vicenda così controversa, o da una parte o dall’altra, non è facile da affrontare per un presidente come Obama.

Il timore delle autorità è che in migliaia tornino a manifestare in tutto il Paese nei prossimi giorni, durante il weekend del Thanksgiving, la Festa del Ringraziamento che cade l'ultimo giovedì del mese di novembre e come nessun’altra festa unisce l’America, l’unica che tutti possono festeggiare a prescindere dalla fede.

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