Storia dell'articolo
Chiudi

Questo articolo è stato pubblicato il 03 dicembre 2014 alle ore 11:08.
L'ultima modifica è del 03 dicembre 2014 alle ore 21:53.

My24

Il Jobs act è legge: l’Aula del Senato, con 166 sì, 112 no e un astenuto, ha votato la fiducia posta stamane dal ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, sul testo già approvato dalla Camera. Il Governo è quindi ufficialmente delegato alla riforma delle tipologie contrattuali, degli ammortizzatori sociali e delle politiche attive secondo i princìpi fissati nel provvedimento. Con i decreti delegati prenderà forma la novità che più ha acceso il dibattito nei mesi scorsi: la nascita del contratto a tempo indeterminato a tutele crescenti per i neoassunti e la revisione della disciplina dei licenziamenti, con un indennizzo parametrato all’anzianità di servizio invece della reintegra nei casi di licenziamenti illegittimi per motivi economici. La reintegra resterà nel caso di licenziamenti nulli e discriminatori e in alcune fattispecie di licenziamento disciplinare.

Il premier: «Giorno storico, tolti gli alibi a tutti»
«Il Jobs Act diventa legge. L’Italia cambia davvero. Questa è #lavoltabuona. E noi andiamo avanti». Così il premier Matteo Renzi ha commentato su Twitter l’approvazione del Jobs Act. Aggiungendo in serata a Bersaglio mobile su La7: «Oggi è un giorno storico per il Paese. L’approvazione del Jobs act segnerà la storia dei prossimi anni e il primo pensiero va anche alle famiglie di Terni che dopo mesi possono stare più tranquilli. Mentre la politica politicante parla di questioni estranee alla vita quotidiana, noi parliamo di cose reali». Il premier ha ribadito uno dei suoi cavalli di battaglia: «Ora abbiamo tolto gli alibi a tutti. Sono piccoli grandi segnali che portano a dire che l’Italia ha tutto per farcela. Manca la fiducia in noi stessi». Cgil e Uil in piazza il 12 dicembre? «Scioperano contro chi elimina i co.co.co e i co.co.pro, contro chi ha messo un tetto ai manager». E ancora: «Sull’articolo 18 è stata fatta una battaglia ideologica».

Poletti: testo significativamente migliorato
Il ministro del Lavoro Giuliano Poletti ha ringraziato il Parlamento per il positivo lavoro svolto nell’esame del disegno di legge delega, «che ci consegna un testo significativamente cambiato e migliorato». Poletti ha ricordato che «nella delega sono previsti interventi per
ridurre le forme contrattuali, eliminando quelle più precarizzanti; ridefinire il sistema degli ammortizzatori sociali e renderli universali; rafforzare le politiche attive per il lavoro; semplificare la costituzione e la gestione dei rapporti di lavoro; rafforzare la strumentazione di sostegno alla maternità e alla conciliazione dei tempi di vita e di lavoro». Contenuti che, per il ministro, «confermano la volontà di rendere il mercato del lavoro più chiaro, semplice ed efficiente ed accrescerne, nel contempo, il tasso di equità e di inclusività, soprattutto a vantaggio dei giovani».

«Contratto a tutele crescenti operativo da gennaio»
Poletti ha poi garantito l’impegno «di procedere speditamente alla stesura dei decreti di attuazione della delega, nella quale terremo conto delle considerazioni emerse dal lavoro parlamentare». Si partirà, ha detto il ministro, «da quelli relativi all’introduzione del contratto a tempo indeterminato a tutele crescenti che vogliamo rendere operativo da gennaio, in modo che le imprese e i lavoratori possano subito beneficiare delle misure di riduzione del costo del lavoro, previste nella legge di stabilità per questo tipo di contratto». Nell’ottica di «rafforzare la fiducia delle imprese» perché aumentino la propensione a investire e a creare posti di lavoro.

Minoranza Pd: sì a fiducia solo «per senso di responsabilità»
Ventisette senatori della minoranza dem hanno dichiarato di aver votato sì alla fiducia soltanto per «senso di responsabilità», promettendo di essere «vigili» sui decreti attuativi. «Abbiamo rilevato - aveva spiegato il senatore Federico Fornaro - che il testo ha avuto alcuni miglioramenti, pur rimanendo però tante criticità. Ma voteremo la fiducia anche con la consapevolezza che un comportamento diverso avrebbe determinato una crisi di governo. Perché il mancato voto alla fiducia ha un peso maggiore rispetto a uscire dall’aula sul voto del provvedimento». Corradino Mineo è stato l’unico nel Partito democratico a votare no, mentre Letizia Ricchiuti e Felice Casson non hanno partecipato al voto.

Manifestanti caricati a corteo in centro Roma
Fuori da Palazzo Madama non sono mancate le tensioni. Nella manifestazione promossa contro il Jobs act da sindacati di base, precari e studenti sono state dapprima lanciate uova contro gli agenti che presidiavano i dintorni del Senato, tre dei quali sono rimasti feriti negli scontri . La polizia ha poi caricato i manifestanti («un intervento di contenimento», secondo la questura) dopo diversi tentativi, da parte del corteo, di forzare il cordone degli agenti per arrivare al Senato.

Commenta la notizia

Shopping24

Dai nostri archivi