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Questo articolo è stato pubblicato il 05 dicembre 2014 alle ore 06:36.

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Multiservizi è una società sciolta di diritto dallo stesso Comune nel luglio 2012, in applicazione della normativa statutaria che prevedeva lo scioglimento a seguito dell’accertamento di tentativi di infiltrazione mafiosa nella compagine del socio privato. Leonia invece, seppur raggiunta dalla comunicazione di un’informazione antimafia interdittiva a carico del socio privato, non è passata formalmente dallo scioglimento ma dai commissari prefettizi è stata accompagnata alla liquidazione volontaria. Logico ipotizzare che altre società partecipate ricadano in questi mesi sotto la lente della Procura di Reggio, a partire magari da Fata Morgana, che cura la raccolta differenziata.

Catania

Rifiuti, edilizia, autorizzazioni per investimenti soprattutto centri commerciali. La triangolazione tra mafia, impresa e istituzioni in Sicilia si concretizza nei soliti settori. Sul fronte orientale dell’isola ancora recentemente si scopre che la mafia voleva farsi un partito per entrare direttamente nelle istituzioni: l’operazione, coordinata dalla Procura di Catania, è la “Caronte” e ha coinvolto l’imprenditore ed ex esponente del Pdl Amedeo Matacena e la famiglia mafiosa degli Ercolano. Mentre nel settore dei rifiuti è dell’anno scorso un’inchiesta che ha coinvolto la Aimeri Ambiente (che si dice estranea ai fatti) in cui anche in giudizio è stata provata la responsabilità di esponenti mafiosi vicini alle cosche dei Cinturino e dei Cursoti di Catania. Sempre sul fronte dei rifiuti, ma questa volta nella Sicilia occidentale, i magistrati hanno scoperto l’infiltrazione degli uomini delle cosche nel Consorzio Coinres che si occupa di raccolta in un vasto comprensorio attorno a Bagheria.

Torino

La questione partecipate a Torino è tema di scontro politico, con un paio di puntate, però, nel campo della cronaca giudiziaria. La prima si riferisce ad un “vecchio” tentativo di corruzione, accertato da una sentenza di condanna in primo grado, a danno di Raphael Rossi, consigliere nel Cda Amiat - la società di raccolta e smaltimento rifiuti di Torino - in quota Rifondazione comunista. La seconda puntata di cronaca giudiziaria riguarda invece Csea, il Consorzio per la formazione utilizzato per 15 anni da Comune e Regione, fallito nel 2012. Venticinque milioni di buco e quasi 300 persone rimaste senza lavoro. Una storia di cattiva gestione e commistione di interessi cristallizzata in un documento della commissione d’inchiesta del Consiglio comunale consegnata nell’autunno scorso alla magistratura, che ha aperto un’inchiesta e chiesto il rinvio a giudizio per l’ex ad.

Napoli

Anche Napoli non si sottrae del tutto alle possibili infitrazioni della criminalità organizzata nella gestione degli affari locali. Il rogo di Città della Scienza, a Bagnoli, ne è un esempio. I pm ipotizzano che ci sia la mano dei clan interessati a bandi di gare e appalti dietro l’incendio del 4 marzo 2013. La storia giudiziaria è tutta da scrivere e non è escluso che business di tutt’altra natura (la vendita dei suoli, la lottizzazione abusiva) possano aver fatto appiccare il fuoco. Da qualche giorno, i suoli di quell’area sono tornati sotto sequestro per decisione del Tribunale del riesame perché, con oltre cento milioni di euro spesi per una bonifica che non è mai partita. Il rischio di un disastro ambientale è elevatissimo e così i pm sono intervenuti per imporre al Governo di risolvere il problema. Non a caso, infatti, è in corso un processo a carico di amministratori locali (tra due ex vicesindaci di Napoli) e manager della Bagnolifutura, la Società di trasformazione urbana comunale che avrebbe dovuto farsi carico di riqualificare la costa occidentale della città ma non solo non ci è riuscita, ma addirittura – secondo le indagini dei magistrati – avrebbe peggiorato lo stato delle cose.

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