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Questo articolo è stato pubblicato il 06 dicembre 2014 alle ore 10:30.
L'ultima modifica è del 06 dicembre 2014 alle ore 20:35.

successo in quella cooperativa (la “29 giugno” di Salvatore Buzzi, ndr) è grave anche aldilà delle constatazioni giuridiche che potranno fare i giudici». Il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Luca Lotti ha difeso il mondo della cooperazione e il ministro del Lavoro Giuliano Poletti, nell’occhio del ciclone per la foto di quattro anni fa (quando presiedeva Legacoop) che lo ritrae a cena con molti dei protagonisti del sodalizio (a partire da Buzzi): «È da sempre una persona seria».
Per la coop di Buzzi appalti lievitati dal 2005
In un’informativa alla procura i carabinieri del Ros scrivono che gli appalti registrati in favore di società riconducibili a Salvatore Buzzi evidenziano un «incremento esponenziale del fatturato» a partire dal 2005. Mentre dal 1987 al 2003 - si legge nel documento - risultano registrati appalti di modeste entità aggiudicati presso diversi Comuni del Lazio, di cui solo alcuni assegnati dal Comune di Roma o sue partecipate, dopo il 2005 si ha invece la crescita progressiva del fatturato proveniente dall’amministrazione capitolina, indipendentemente dal cambiamento della relativa guida politica. L’apice si tocca nel settembre 2008 con un appalto alla cooperativa “29 giugno” da oltre 1,2 milioni di euro.
Da ex assessore regionale documenti a Buzzi
L'ex assessore della Regione Lazio Paola Varvazzo (giunta Zingaretti, dimessasi nell'aprile 2013) fornì documenti utili a Salvatore Buzzi, braccio destro di Carminati, sostiene il Ros in un’informativa. I documenti riguardavano il giudice del Tar Linda Sandulli che aveva sospeso un appalto vinto dalle coop di Buzzi.
Dalla prossima settimana le udienze del Riesame
Il difensore di Buzzi (nonché della compagna Alessandra Garrone, di Claudio Caldarelli, di Emanuela Bugitti e di Carlo Maria Guarany), Alessandro Diddi, ha già sottolineato che con il tribunale del Riesame «dovremo confrontarci sull’effettiva consistenza del reato di associazione a delinquere di stampo mafioso». Sulla stessa lunghezza d’onda Giosuè Bruno Naso, il legale dell’ex terrorista dei Nar Massimo Carminati, ritenuto il capo dell’associazione, e del suo braccio destro Riccardo Brugia, tra i primi a presentare i ricorsi al Riesame. Le udienze cominceranno dalla prossima settimana.
Roberti: modello autoctono con i caratteri dell’associazione mafiosa
Il procuratore nazionale Antimafia Franco Roberti, a margine di una conferenza a Palermo, dal canto suo ha confermato come il sodalizio mafioso rivelato a Roma sia «un modello criminale autoctono, una realtà che andava avanti da molti anni». Roberti ha spiegato perché il capo d’imputazione di associazione di tipo mafioso regga anche al di fuori della Sicilia: «È un modello criminale che, a mio sommesso avviso, riflette tutti i caratteri dell’associazione mafiosa, quindi forza d’intimidazione, omertà, assoggettamento, capacità di corruzione nei rapporti con la pubblica amministrazione, con il potere politico e con il potere inprenditoriale».
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