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Questo articolo è stato pubblicato il 12 dicembre 2014 alle ore 16:23.
L'ultima modifica è del 12 dicembre 2014 alle ore 18:17.

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«Non dobbiamo indicare ai Paesi la lista delle riforme da fare. L'importante è che le riforme, che scelgono loro, spingano la crescita, anche nel lungo termine». Ad ogni modo, la Commissione europea si aspetta «entro la terza settimana di gennaio ulteriori informazioni dal governo italiano» prima di decidere il suo orientamento finale sui suoi conti pubblici. Lo ha detto il Commissario Ue agli Affari Economici, Pierre Moscovici, rispondendo alla domanda se le riforme del governo Renzi siano sufficienti. Dal canto suo il ministro Padoan ha sottolineato la necessità di accelerare sul piano Juncker «perché la crisi non cessa» e l’economia europea «mostra rischi che invece di allentarsi diventano più pressanti in termini di crescita».

Padoan: fare presto Piano Juncker o non se ne esce
Sul piano Juncker per gli investimenti europei «bisogna fare presto perché la crisi non cessa, non se ne esce», ha detto il ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan. Naturalmente ci vogliono parecchi mesi affinché il meccanismo possa diventare operativo, «ma nel frattempo si può fare già qualcosa». E ha citato «il ruolo della Bei». Padoan ha poi evidenziato la necessità «di altre misure a livello europeo affinché gli investimenti crescano e si moltiplichino». E a questo proposito ha citato a livello nazionale le riforme strutturali e a livello europeo il mercato interno. Proprio sul mercato interno, a giudizio di Padoan «l'agenda è rimasta a metà da quando è partita due decenni fa. Per esempio non esiste un mercato interno dell'energia o del digitale». Inoltre, sempre a proposito del piano Juncker, vanno chiariti gli incentivi per trasferire i fondi nazionali al nuovo meccanismo».

Rischi economia Ue non calano, anzi più pressanti
Il piano Juncker, secondo Padoan, è una misura tanto più opportuna, in quanto si inserisce «in un contesto nel quale l'economia europea fatica a riprendere una crescita sostenuta». Anzi «mostra rischi che invece di allentarsi diventano più pressanti in termini di crescita che striscia sul fondo».

Moscovici: informazioni dall’Italia entro gennaio
La Commissione europea, dal canto suo, attende entro la terza settimana di gennaio maggiori ragguagli dal governo italiano prima di decidere definitivamente sui conti pubblici italiani. «Per quanto riguarda Belgio, Francia, Italia abbiamo ritenuto più prudente attendere fino a inizio marzo per prendere una decisione sulla base delle nuove stime di inizio febbraio», ha spiegato Moscovici. «Vogliamo dare a questi paesi la possibilità di dare più ragguagli sugli interventi in termini di riforme in modo che si possa conoscere il loro potenziale di crescita», ha aggiunto, il commissario, spiegando che la Commissione Ue «lavorerà fin da ora per un dialogo costruttivo con i Paesi sulle finanze pubbliche».

Rischi stagnazione
«Trovandomi qui a Roma, devo riconoscere il grande sforzo delle riforme poste in essere, che la Commissione accoglie favorevolmente per costruire un'economia più competitiva con maggiore occupazione e crescita», ha aggiunto Moscovici. Che ha però puntualizzato come l’Europa rischi «un decennio» di stagnazione se dovessero perdurare la bassa crescita e l'elevata disoccupazione degli ultimi sette anni di crisi.

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