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Questo articolo è stato pubblicato il 17 dicembre 2014 alle ore 09:29.
L'ultima modifica è del 17 dicembre 2014 alle ore 10:46.

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Il governo italiano ha deciso di richiamare l'ambasciatore in India, Daniele Mancini, per consultazioni, dopo che la Corte Suprema di New Delhi ha respinto le ultime richieste dei due marò, Massimiliano Latorre e Salvatore Girone. Lo ha reso noto il ministro degli Esteri, Paolo Gentiloni, durante un'audizione in Parlamento dinanzi alle commissioni Esteri e Difesa riunite di Camera e Senato, alla quale ha partecipato insieme al ministro della Difesa, Roberta Pinotti. «Non possiamo escludere l'avvio dell'arbitrato internazionale» sul caso marò, ha detto Paolo Gentiloni, aggiungendo che «l'opzione è sul tavolo e una decisione verra' presa nei prossimi giorni».

Pinotti: i marò sono una priorità per il Governo
L'impegno per il pieno recupero fisico di Massimiliano Latorre è «una priorità per il Governo e nulla sarà fatto per mettere a rischio le sue condizioni», ha ribadito il ministro della Difesa, Roberta Pinotti, dopo l’annuncio ieri sera del no al ritorno del marò in India per le sue precarie condizioni di salute (Latorre dovrebbe affrontare l’8 gennaio un intervento cardiaco). L'Italia cambia strategia di fronte all'ennesimo no della Corte Suprema indiana sulla vicenda dei marò e si oppone, «per ragioni di salute» alla decisione che impone il ritorno di Massimiliano Latorre a Delhi. Il ministro ha ribadito la delusione e l’irritazione per la decisione della Corte suprema indiana sui due marò. «Le nostre istanze erano di carattere umanitario e ci aspettavamo un risultato diverso», ha detto il ministro della Difesa. Salvatore Girone, ha aggiunto, «è in India da quasi tre anni, la sua detenzione crea disagio ed è in cima ai nostri pensieri. Il Governo metterà in atto tutte le misure possibili per rimediare».

Gentiloni: reazione ferma e unitaria
«Abbiamo l'obbligo di reagire e mi auguro che la reazione sia ferma e unitaria», ha detto il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni alle Commissioni riunite Esteri e Difesa di Camera e Senato. «Oggi per essere forti abbiamo bisogno di mostrare decisione e fermezza e unità all'esterno. Di fronte a un atteggiamento così grave ci riserviamo tutti i passi necessari», ha aggiunto il ministro. La posizione del fuciliere Girone è per noi motivo di «angosciosa preoccupazione», ha detto il ministro degli Esteri, ribadendo «l'irritazione del governo italiano» per le decisioni prese dalla Corte Suprema indiana che ha respinto richieste umanitarie per i due marò. Le autorità indiane, ha sottolineato, hanno accumulato una serie «incredibile di rinvii».

Apertura alla proposta di una cabina di regia
La proposta del presidente della Commissione Esteri del Senato Pier Ferdinando Casini di istituire una cabina di regia che includa le forze di opposizione per coordinare le iniziative sui due marò è «ragionevole», ha detto il ministro degli Esteri, Paolo Gentiloni, nel corso dell'audizione a Montecitorio.

Le accuse
Il 15 febbraio 2012 i due marò, in servizio di protezione della petroliera Enrica Lexie, furono accusati della morte di due pescatori durante una sparatoria al largo del Kerala, in India. I due marò hanno sempre sostenuto di avere sparato colpi di avvertimento in acqua durante l'incidente del febbraio 2012. A quasi tre anni di distanza il processo non è ancora iniziato. Il governo indiano ha consegnato l'inchiesta all'Agenzia investigativa nazionale, che si occupa anche di casi di antiterrorismo. La Nia ha presentato il suo primo rapporto informativo il 4 aprile 2012, accusando i due fucilieri italiani di «omicidio» sotto la sezione 302 (omicidio) e 427 (danni) del Codice penale indiano e sotto la sezione 3 sui reati contro navi, piattaforme fisse, carico, servizi di navigazione della legge sulla soppressione degli atti illegali contro la sicurezza della navigazione marittima (Sua). In caso di omicidio di una persona, quest'ultima sezione prevede la pena capitale.

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