Storia dell'articolo
Chiudi

Questo articolo è stato pubblicato il 28 dicembre 2014 alle ore 16:46.
L'ultima modifica è del 28 dicembre 2014 alle ore 17:04.

My24

Massimo Carminati, considerato il capo dell'organizzazione denominata Mafia Capitale, dopo undici giorni ha lasciato il carcere di Tolmezzo (Udine) ed è stato trasferito su disposizione del ministero dell'Interno nel carcere di Parma, sempre secondo le modalità previste dall'articolo 41 bis, conosciuto come «carcere duro». La notizia è stata confermata dal legale di Carminati, Giosuè Naso, secondo il quale il trasferimento è avvenuto il giorno di Natale. Per Carminati si tratta del secondo trasferimento dopo l'arresto a inizio dicembre nell'ambito dell'inchiesta 'Mondo di Mezzo'. Il 13 dicembre era stato portato dal carcere romano di Rebibbia a Tolmezzo per «incompatibilità ambientale». Cinque giorni fa, il 23 dicembre, il Guardasigilli Andrea Orlando ha disposto il 41 bis per Carminati, ex terrorista “nero” con legami con la banda della Magliana.

Carminati a Parma nello stesso carcere di Riina
Nello stesso carcere di Parma è detenuto anche Totò Riina. Il vecchio boss dei Corleonesi è sottoposto al 41 bis, il carcere duro che da alcuni giorni è stato disposto dal ministero della Giustizia per Carminati, su richiesta della procura di Roma. «Non conosco le motivazioni del trasferimento - ha detto il legale di Carminati, Giosuè Naso -. Parma è un carcere più duro di Tolmezzo, ma forse hanno considerato che c'è un centro medico più attrezzato. Carminati ha un frammento di pallottola nel cranio, quella sparata da un poliziotto nell'81 che gli ha portato via l'occhio sinistro. Ha un'ablazione totale del bulbo oculare ed è costretto a una pulizia e a un cambio di cerotto quotidiani e c'è sempre un rischio teorico di infezione».

Da Marino no alla scorta
Intanto il sindaco di Roma Ignazio Marino ha ufficialmente rifiutato la scorta, misura di protezione suggerita dal prefetto di Roma Giuseppe Pecoraro. Marino avrebbe dovuto servirsi di un'auto non blindata, come suggeriva la lettera del prefetto inviata al Campidoglio prima di Natale. Intanto l'ex ministro Fabrizio Barca ha avviato la mappatura dei circoli del Pd a Roma, affidatagli dal commissario del partito Matteo Orfini dopo il tornado dell'inchiesta, che ha coinvolto anche esponenti democratici.

Sul fronte giudiziario, infine, circa 300 soci lavoratori delle cooperative prima guidate da Salvatore Buzzi - indagato per Mafia Capitale - chiederanno al Tribunale di Roma di non confiscare le quote sociali già sequestrate. «Sono frutto del nostro lavoro - dicono -, non di illeciti. Buzzi ci ha tradito»

Commenta la notizia

Shopping24

Dai nostri archivi