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Questo articolo è stato pubblicato il 01 gennaio 2015 alle ore 10:19.
L'ultima modifica è del 01 gennaio 2015 alle ore 10:26.

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Kim Jong Un (Reuters)Kim Jong Un (Reuters)

Anno nuovo, vita nuova anche per il leader supremo della Corea del Nord, Kim Jong-un. A tre giorni di distanza dall’offerta di dialogo avanzata da Seul, il dittatore del Paese asiatico si è detto aperto all’ipotesi di un summit con i fratelli-vicini di casa. «Se davvero le autorità sudcoreane vogliono migliorare le relazioni tra i nostri Paesi, possiamo ripristinare la prassi degli incontri ai più alti livelli», ha detto Kim nel terzo dei suoi discorsi televisivi di Capodanno, registrato e non in diretta. Anche se non è mancato l’ammonimento circa le esercitazioni militari congiunte fra Stati Uniti e forze di Seul che «alzano la tensione e aumentano la minaccia di guerra nucleare»

Le due Coree tecnicamente sono tuttora in guerra, dopo che il conflitto del 1950-53 è terminato con un armistizio e non con un trattato di pace. Fra le proposte della Corea del Sud è compreso anche il ricongiungimento delle famiglie smembrate nel corso della guerra, oltre 60 anni fa.

L’apertura di Kim arriva dopo che nelle scorse settimane l’attenzione dei media è stata puntata sull’ipotesi che sia stata la Nord Corea a orchestrare una serie di attacchi informatici contro Sony per il lancio del film “The Interview”, commedia satirica (in realtà non un capolavoro, ma comunque un successo soprattutto grazie alla distribuzione su internet) che mette in ridicolo proprio la figura del dittatore coreano.

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