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Questo articolo è stato pubblicato il 18 dicembre 2014 alle ore 12:25.
L'ultima modifica è del 18 dicembre 2014 alle ore 16:27.

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Hanno vinto gli hacker: Sony ha deciso di ritirare dal mercato il film The Interview. Cancellata non solo la data di uscita di Natale, ma anche ogni progetto d'uscita in tv on-demand o con l'home video, della pellicola che ironizza sul regime dittatoriale nordcoreano e sul suo leader Kim Jong-Un. La notizia è arrivata nella serata di mercoledì, dopo che gli hacker avevano minacciato un attacco terroristico stile 11 settembre e che molti esercenti cinematografici avevano fatto sapere di aver cancellato il film dalla programmazione nelle loro sale. Eliminato dal sito di Sony ogni accenno al film che vede James Franco e Seth Roger nei ruoli di un conduttore televisivo e del suo produttore che tentano di mettere a punto un piano per eliminare il dittatore nordcoreano.

“Sony Pictures non ha ulteriori progetti di uscita per il film”, ha detto un portavoce della casa giapponese. Intanto il cyber attacco ai danni di Sony sta assumendo le proporzioni della crisi diplomatica da quando fonti investigative hanno fatto sapere che ci sarebbe proprio il regime dittatoriale nordcoreano dietro il crimine informatico. “Gli Stati Uniti stanno investigano sui responsabili. Un aggiornamento sarà fornito a tempo debito”, ha detto il portavoce del National Security Council della Casa Bianca che, senza mai nominare la Nord Corea, ha fatto sapere che “Il governo degli Stati Uniti sta lavorando senza sosta per assicurare alla giustizia i responsabili di questo attacco e che una serie di opzioni di risposta sono state prese in considerazione”.

L’annucio del trailer e l’attacco.

Il regime coreano la scorsa estate, quando era stato diffuso il trailer del film, lo aveva definito un atto di guerra, aveva minacciato rappresaglie e si era anche rivolto all'Onu per bloccarlo. Poi, in autunno si fa vivo dietro la sigla Gop (Guardians of peace) un sedicente gruppo di hacker che con una azione dimostrativa lancia una sfida sugli pc aziendali di Sony. E’ solo l’assaggio. A novembre Sony Pictures subisce una violazione dei propri sistemi di sicurezza. Vengono sottratti documenti e dati riservati relativi a dipendenti, produttori e registi. Nei giorni successivi, quasi per sfregio, vengono a più riprese pubblicati sul web. Con grave imbarazzo della multinazionale giapponese.

Le accuse alla Corea del Nord.

Durante la giornata di mercoledì varie testate giornalistiche fra cui CNN e Times erano venute a sapere da fonte anonima che collegamenti importanti erano stati trovati fra il regime dittatoriale di Kim Jong-Un e l'attacco informatico. Fonti ufficiali dell'FBI, che sta investigando sul caso, non hanno confermato: “Non ci sono al momento dichiarazioni ufficiali perché l'indagine è ancora in corso. E' prevista però la diramazione di un comunicato ufficiale entro 24 ore”.

Le ipotesi alternative.

Secondo il New York Times gli investigatori stanno cercando di capire se l'attacco degli hacker sia avvenuto o meno con l'aiuto di uno o più interni alla Sony. Si fa la strada però una pista interna che poco o nulla avrebbe a che fare con hacker coreani eterodiretti dal regime. Potrebbe esserci un regolamento di conti con radici lontane. Ricordiamo che in aprile un gruppo di hacker se l’era presa con il network di Playstation creando danni milionari alla multinazionale.

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