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Italiane rapite in Siria, video e rivendicazione

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Italiane rapite in Siria, video e rivendicazione

L’OMBRA DI AL-QAEDA

Si esamina il comunicato

del gruppo qaedista al-Nusra, che ha confermato di tenere in ostaggio le ragazze

I servizi: fase delicatissima

Il video di 23 secondi apparso su YouTube la notte di Capodanno aveva acceso una speranza sulla sorte di Greta Ramelli e Vanessa Marzullo, le due italiane rapite in Siria il 31 luglio scorso. Quel lampo mediatico («Siamo in pericolo, potremmo essere uccise, supplichiamo il governo di riportarci a casa» è l’appello di Greta e Vanessa)adesso è diventato quasi una certezza. Il Fronte Jabhat al Nusra, gruppo siriano radicale legato ad Al-Qaeda, ha confermato di tenere in ostaggio le due giovani volontarie, perchè l’«Italia sostiene i raid in Siria contro di noi»: così ha affermato un membro dell’organizzazione contattato all’agenzia tedesca Dpa. Secondo l’Osservatorio siriano per i diritti umani le ragazze si troverebbero alla periferia occidentale di Aleppo. La Siria è anche la prigione di padre Paolo dall’Oglio, di cui da tempo non si hanno notizie certe. Dall’Oglio, un gesuita, fu rapito nel luglio 2013, a Raqqa, diventata poi la capitale del Califfato.

La motivazione del rapimento a scopo di riscatto - in attesa di avere un riscontro attendibile sulle fonti di queste dichiarazioni - appare più forte di quella politica esposta dal portavoce di al Nusra. I servizi segreti italiani spiegano di essere in una «fase delicatissima, che richiede il massimo riserbo». Questo conferma che sono in corso delle trattative e che il video postato su YouTube potrebbe essere un tentativo di alzare la posta e forzare i tempi. C’è un altro particolare che avvalora la tesi di un sequestro con l’obiettivo economico: l’Italia sostiene le operazioni contro il Califfato ma non è in prima linea e partecipa soltanto a raid di ricognizione e di appoggio logistico che non sono dirette esplicitamente contro al Nusra.

Formatosi all’inizio del 2012, al Nusra - il Fronte del soccorso al popolo di Siria - è stato qualificato come gruppo «terrorista» dagli Stati Uniti e secondo il governatore di Homs (fedele al regime), è stato responsabile dell’assassinio del sacerdote olandese Frans van der Lugt il 7 aprile 2014.

È chiaro che una motivazione non esclude l’altra ma c’è un dettaglio interessante da tenere in conto se fosse attendibile la rivendicazione. Questo gruppo nel settembre scorso si è distinto per avere rapito una quarantina di caschi blu dell’Onu delle Fiji schierati sulle alture siriane del Golan: il Qatar allora pagò la richiesta di riscatto, circa 40 milioni di dollari. Si trattò in realtà di una sorta di finanziamemto occulto al gruppo islamico che sostiene la lotta contro il regime di Bashar Assad ma che deve affrontare la concorrenza feroce del Califfato dell’Isis, assai più organizzato dal punto di vista militare e finanziario e che sta occupando le roccaforti dei gruppi rivali intorno ad Aleppo.

Sull’identità dei rapitori e sui veri obiettivi del sequestro delle due italiane rimane comunque una forte incertezza. Non si può escludere che siano passate di mano diverse volte dal momento in cui furono rapite il 31 luglio scorso insieme al giornalista del Foglio Daniele Ranieri che riuscì a fuggire: la Siria è un Paese travolto da una guerra civile che in quasi quattro anni ha fatto oltre 200mila morti e nove milioni di profughi tra interni ed esterni, dove il territorio è in mano a gruppi eterogenei e che spesso cambiano affiliazione, mescolando le motivazioni politiche con azioni criminali, dai sequestri al taglieggiamento della popolazione. La gravità della situazione è testimoniata dalle ultime di cifre sulle vittime: nel 2014, l’anno più sanguinoso, i morti sono stati oltre 76mila, circa la metà, 33mila, sono civili, oltre tremila i bambini uccisi.

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