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Lituania nell’euro, uno scudo in più contro Mosca

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Lituania nell’euro, uno scudo in più contro Mosca

  • –Michele Pignatelli

gli altri vantaggi

L’adozione della moneta unica, celebrata ieri, dovrebbe garantire tassi di interesse più bassi e un impulso al commercio. Tra i rischi un aumento dell’inflazione

A Vilnius le celebrazioni per l’adozione dell’euro erano iniziate già a mezzogiorno di San Silvestro. Poi, allo scoccare della mezzanotte, gli abitanti della capitale si sono radunati nella città vecchia, davanti alla cattedrale, e hanno festeggiato l’inizio del nuovo anno con fuochi d’artificio e champagne, mentre il primo ministro, Algirdas Butkevicius, ritirava da un bancomat euro nuovi di zecca.

Da ieri dunque la Lituania, diciannovesimo Stato membro, è entrata a far parte dell’Eurozona, sulle orme di Estonia (2011) e Lettonia (2014), completando il suo percorso di integrazione nell’Europa occidentale avviato con l’indipendenza dall’Urss e proseguito con l’ingresso nella Ue e nella Nato nel 2004.

È questa del resto la principale chiave di lettura dell’adozione dell’euro da parte della repubblica baltica. Percorso obbligato, certo, se si considera che tutti gli stati Ue (tranne Gran Bretagna e Danimarca) sono tenuti a entrare nell’euro, ma solo negli ultimi tempi salutato con favore crescente dalla popolazione: il 63% secondo l’ultimo sondaggio di Eurobarometro (53% in una rilevazione commissionata dalla Banca centrale), mentre nel giugno 2013 appena il 41% era favorevole ad abbandonare la litas per l’euro. È difficile non vedere in questo cambio di orientamento l’effetto della crisi ucraina e delle tensioni crescenti con l’ingombrante vicino russo, testimoniate dalle ripetute violazioni dello spazio aereo lituano. Vilnius, in sintesi, vede l’ingresso nell’Eurozona come un segno di appartenenza all’Occidente e un modo per marcare le distanze dall’ex dominatore russo.

La Lituania peraltro era stata il primo dei Baltici a chiedere di entrare, già nel 2006, ma era stata “bocciata” perché non rispettava il criterio di convergenza relativo all’inflazione, troppo elevata.

Da allora questo piccolo Paese (3,5 milioni di abitanti e un Pil di appena 35 miliardi di euro) ha fatto enormi progressi, sebbene sia passato attraverso una crisi drammatica, che nel 2009 ha portato a un crollo del Pil del 15% e a un picco di disoccupazione del 18 per cento, con una conseguente ondata di abitanti emigrati all’estero in cerca di lavoro. Attraverso un rigoroso e doloroso percorso di risanamento il governo, oggi guidato dal socialdemocratico Butkevicius, ha tagliato la spesa pubblica del 10,5% del Pil tra il 2009 e il 2013 e abbattuto il deficit dal 9,3% al 2,6 per cento. L’economia dal 2011 ha preso a correre a un ritmo medio superiore al 4% annuo, il debito pubblico, al 41,3% del Pil secondo gli ultimi dati della Commissione, è tra i più bassi d’Europa. «In tempi difficili la Lituania ha preso misure eccezionali per raggiungere l’obiettivo di aderire all’euro», ha dichiarato il presidente della Bce, Mario Draghi, in un videomessaggio postato su YouTube. «I benefici saranno reciproci».

Il Paese rimane tra i più poveri dell’area, con un Pil pro capite pari al 73% della media Ue, ma i ritmi di crescita stanno riducendo il gap. Viene da chiedersi – lo ha fatto recentemente con un misto di understatement e velato euroscetticismo il settimanale britannico Economist – quali incentivi possa avere oggi la Lituania a entrare a far parte della stagnante Eurozona, a parte quelli geopolitici. A elencarli ci hanno pensato in questi giorni il ministro delle Finanze, Rimantas Sadzius, e il governatore della Banca centrale, Vitas Vasiliauskas.

Prima di tutto la Banca centrale stessa parteciperà alle decisioni della Bce e avrà accesso ai fondi di emergenza in caso di necessità, il che dovrebbe ridurre il rischio Paese e i costi di finanziamento sui mercati, con un taglio stimato dei tassi di interesse dello 0,8 per cento.

In secondo luogo, ci si attende un impulso al commercio. L’Eurozona è già la prima destinazione dell’export lituano, dal 2015 verranno meno le spese di cambio e quelle sostenute per tenere agganciata la valuta all’euro (a cui è ancorata già dal 2002). Eurolandia potrà poi compensare, almeno in parte, le perdite subite da quando la Russia – che contava per il 30% delle esportazioni di Vilnius – ha bloccato i prodotti agricoli dell’Unione europea. La Banca centrale si attende un incremento del commercio estero del 5-10% in dieci anni.

Tra i rischi legati all’ingresso nella moneta unica ci sono un’ulteriore aumento dell’emigrazione e una perdita di competitività. Il maggior timore nell’immediato è però quello già vissuto dagli altri Paesi ai tempi del changeover: un aumento incontrollato dei prezzi che alimenti l’inflazione. Il governo ha avviato una campagna di informazione e promesso vigilanza. La transizione sarà comunque breve: le due valute coesisteranno solo fino al 16 gennaio, quando l’euro diventerà la sola divisa legale. Da fine marzo, poi, il cambio tra litas ed euro (il tasso di conversione è di un euro per 3,45) si potrà fare solo in banca.

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