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Attacchi alle moschee, Svezia in allarme

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Attacchi alle moschee, Svezia in allarme

  • –Michele Pignatelli

L’escalation è cominciata a Natale, quando un uomo ha lanciato una molotov nella moschea di Eskilstuna, nella Svezia centro-orientale, ferendo cinque persone. Il bis lunedì 29 dicembre, a Eslov, nel Sud del Paese, dove il tempio islamico è stato avvolto da un incendio ritenuto doloso, senza causare feriti. L’ultimo episodio a Capodanno, quando un’altra molotov ha colpito la moschea di Uppsala, a Nord di Stoccolma.

Ce n’è abbastanza per far suonare un campanello d’allarme in un Paese con una storica tradizione di tolleranza e accoglienza, minata però dagli ultimi sviluppi sociopolitici. Non a caso la polizia svedese ha innalzato ieri la vigilanza attorno alle moschee. «Abbiamo chiesto agli agenti di tenere particolarmente d’occhio questi edifici», ha dichiarato il vice capo della polizia, Mats Lofving, aggiungendo che gli attacchi potrebbero essere atti spontanei di vandalismo, ma che non si può escludere che siano parte di una campagna premeditata.

Gli attacchi alle moschee non sono un fulmine a ciel sereno in Svezia dove, secondo la rivista anti-razzista Expo, nel 2014 si è registrato in media un caso al mese. La gravità degli ultimi fatti e la loro concentrazione in pochi giorni segnano però un innalzamento del livello di tensione. E a destare preoccupazione è la coincidenza con il quadro politico nazionale e il dibattito interno in tema di immigrazione.

Grazie all’accordo di Natale tra maggioranza di centrosinistra e opposizione di centrodestra il Paese ha scongiurato le elezioni anticipate che erano già state annunciate per il 22 marzo e che avrebbero premiato, con tutta probabilità, gli Svedesi Democratici, il partito xenofobo di estrema destra che già si era piazzato terzo (con il 12,9% dei voti) a settembre. Il voto anticipato - un evento che non si verificava dal 1958 - era stato convocato dal premier socialdemocratico Stefan Löfven dopo che il budget del governo (un governo di minoranza vista la vittoria risicata ottenuta a settembre) era stato bocciato con il voto contrario del centrodestra e degli Svedesi Democratici, che avevano usato il voto sul bilancio come ritorsione contro le politiche migratorie del governo, a loro giudizio insostenibili.

Si è però presto capito che tornare alle urne non avrebbe creato una maggioranza più stabile, ma semmai rafforzato l’estrema destra, che i sondaggi già davano tra il 16 e il 18 per cento. I principali partiti si sono dunque accordati per creare una sorta di cordone sanitario che tolga agli Svedesi Democratici il ruolo di ago della bilancia; un’intesa che prevede, da qui al 2022, il sostegno dell’opposizione ai budget governativi e cooperazione bipartisan in materia di difesa, energia e pensioni.

L’accordo però, oltre a sollevare qualche perplessità dal punto di vista squisitamente democratico, rischia di dare un ulteriore impulso alla destra populista, che può ora presentarsi come unico partito di opposizione. Tanto più che il sentimento nei confronti della tradizionale politica di accoglienza di Stoccolma (il Paese con il più alto numero di rifugiati pro capite nella Ue) sta cambiando e, anche se la maggioranza dei cittadini non sposa le richieste degli Svedesi Democratici - ridurre del 90% i visti concessi a quanti chiedono asilo - cresce il numero di quanti chiedono norme più rigide sull’immigrazione. Anche a fronte di una stima di 100mila nuovi rifugiati nel 2015, con conseguenti esborsi per il bilancio dello Stato.

Del resto quello di una crescente intolleranza, che spesso assume i contorni di islamofobia, sta diventando un tema che accomuna l’Europa, a cominciare dalla Germania, il Paese che in numero assoluto nel 2014 ha accolto più rifugiati. Non a caso nel suo discorso di Capodanno il cancelliere Angela Merkel ha messo in guardia dai populismi di estrema destra e dalle proteste anti-Islam, in aumento in Germania sotto l’impulso del movimento di recente formazione Pegida. «L’immigrazione - ha detto - è un beneficio per tutti». Una tesi sempre meno popolare in Europa, a cominciare dal Nord.

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