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Incentivi per la digitalizzazione delle Pmi al palo

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Incentivi per la digitalizzazione delle Pmi al palo

PATENT BOX

In attesa del decreto attuativo previsto dalla legge

di stabilità per la defiscalizzazione dei redditi da brevetti e marchi

MADE IN ITALY

Già scaduto il termine

per adottare le misure

per il via libera al piano straordinario previsto

dal decreto Sblocca Italia

ROMA

Il voluminoso arretrato è stato in buona parte smaltito, ora tutte le attenzioni si concentrano sulle nuove norme per la ricerca e sul piano per lo sviluppo del made in Italy. Le policy per il supporto alle imprese hanno marciato, nel corso degli ultimi tre esecutivi, con un andamento rallentato da non poche complicazioni burocratiche in fase attuativa. Si può ritenere tuttavia che un’accelerazione ci sia stata negli ultimi mesi, ad esempio con il completamento delle cornici normative relative alle startup innovative e ai pagamenti dei debiti commerciali della Pa (anche se le erogazioni ai creditori restano al di sotto degli annunci). Anche la parte di competenza governativa del cosiddetto “taglia bollette”, volto a ridurre i costi energetici a carico delle Pmi, ha tagliato il traguardo.

Vanno invece ricordati provvedimenti rimasti solo sulla carta o il cui salvataggio non può dirsi ancora ultimato. Nel primo caso spiccano gli incentivi per la digitalizzazione delle Pmi (voucher da 10mila euro o detrazioni al 65%) che erano stati introdotti con il decreto Destinazione Italia nel dicembre 2013 (governo Letta): dopo una lunga attesa è arrivato il decreto del ministro dello Sviluppo economico Federica Guidi che detta le disposizioni applicative ma manca ancora il provvedimento attuativo dell’Economia che dovrebbe sbloccare le risorse.

Ha rischiato a lungo la medesima sorte il credito d’imposta per gli investimenti in ricerca che era stato varato con il medesimo decreto. La copertura che era stata inizialmente individuata – a valere sulla programmazione dei fondi europei 2014-2020 – si è rivelata presto inutilizzabile, bloccando la misura per quasi un anno. Di qui la decisione dell’attuale governo di tamponare la falla all’interno dell’ultima legge di stabilità, riscrivendo la cornice della norma e prevedendo una differente copertura. Il nuovo “bonus” ricerca, in sintesi, è stato esteso da 3 a 5 anni e consiste in un credito di imposta del 25% per la spesa incrementale rispetto alla media del periodo 2012-2014. Occorrerà un decreto attuativo del ministero dello Sviluppo, di concerto con l’Economia, contenente le disposizioni applicative e quelle relative alle verifiche degli investimenti, perché la misura diventi operativa (non è previsto un termine per l’adozione del provvedimento). La stessa tipologia di decreto dovrà sbloccare l’altra rilevante novità che la legge di stabilità introduce per le attività di ricerca, ovvero il cosiddetto “patent box” che defiscalizza i redditi derivanti da beni intangibili (brevetti e marchi funzionalmente a questi assimilabili).

Si è poi ancora in attesa del decreto dello Sviluppo economico che dovrà dare il via al Piano straordinario per il made in Italy previsto dal decreto sblocca Italia e finanziato con la “stabilità”. In questo caso siamo già oltre i termini indicati: il provvedimento attuativo, che dovrebbe riguardare anche le iniziative per l’attrazione degli investimenti esteri, avrebbe dovuto vedere la luce già a metà novembre.

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