Storia dell'articolo
Chiudi
Questo articolo è stato pubblicato il 06 gennaio 2015 alle ore 16:00.
L'ultima modifica è del 06 gennaio 2015 alle ore 18:30.
Il ministro della Difesa, Roberta Pinotti, si è recato oggi al policlinico San Donato di Milano a visitare Massimiliano Latorre, il fuciliere di Marina operato ieri mattina per una anomalia al cuore. Il ministro, che segue da vicino il complesso caso anche diplomatico del militare, accusato dalla giustizia indiana di aver ucciso, assieme al fuciliere Salvatore Girone, due pescatori al largo del Kerala nel 2012 durante un'azione antipirateria, ha avuto con Latorre un breve incontro privato. Già l'1 settembre scorso, quando il militare fu colpito da un’ischemia in India, Pinotti era volata a Nuova Delhi per sincerarsi di persona delle sue condizioni.
Ban Ki-moon «preccupato»
Intanto, non cambia la posizione del segretario generale delle Nazioni Unite Ban Ki-moon sulla vicenda giudiziaria che vede coinvolti i due fucilieri di Marina italiani.
Interpellato in proposito, il portavoce del leader dell'Onu Stephane Dujarric ha spiegato: «non ho nulla da aggiungere a quanto già detto» da Ban sulla vicenda.
Il segretario generale dell'Onu, ricorda oggi la stampa indiana, ha sempre considerato il caso dei due marò come una vicenda che deve trovare una soluzione bilaterale. Rispondendo poi all’Ansa, il portavoce spiega che Ban Ki-moon «è preoccupato che la vicenda tra Italia e India» sui marò «rimanga irrisolta e acuisca le tensioni tra due importanti Stati membri».
Notte tranquilla in ospedale per Latorre
Latorre ha trascorso una notte tranquilla al Policlinico San Donato, dove è ricoverato da venerdì scorso, dopo l’operazione. Il decorso post operatorio procede bene, «tutto è nella norma», si apprende da fonti dell'ospedale di San Donato Milanese, estrema periferia di Milano. Per la giornata di oggi non sono previsti bollettini medici, mentre domani potrebbe esserci una comunicazione ufficiale sulla data delle dimissioni e sul periodo di convalescenza. Latorre è rientrato in Italia proprio per sottoporsi ad accertamenti medici e, in base agli accordi con il governo indiano, sarebbe dovuto rientrare in India entro la mezzanotte del 12 gennaio. Ma, dopo la bocciatura del ricorso già presentato, sembra imminente una nuova iniziativa dei legali di Latorre per ottenere dalla Corte Suprema di New Delhi un rinvio del suo ritorno in India alla luce dell'operazione al cuore a cui è stato sottoposto a Milano.
Partito Congresso: «ora linea dura, subito il processo»
Una questione, quella del rientro in India di Latorre, che potrebbero portare allo scontro diplomatico qualora il marò non tornasse a Nuova Delhi. Ne sono convinti leader e deputati indiani del Partito del Congresso, all'opposizione in India, che adesso chiedono al governo la «linea dura» in modo che il processo ai due fucilieri del battaglione San Marco cominci immediatamente e senza ulteriori rinvii. «Il governo deve agire contro l'Italia: dovrebbe mettergli pressione per il ritorno in India di Latorre in modo che i due possano presto andare a processo», dice Rashid Alvi, portavoce del Partito del Congresso.
Il pressing di Renzi
A Delhi è rimasto Salvatore Girone, considerato dall'India «unica garanzia per il ritorno di Latorre». Motivo per cui al secondo marò, 'recluso' nell'ambasciata italiana in attesa del processo sulla morte di due pescatori indiani scambiati per pirati nel febbraio 2012, è stata negata a dicembre una licenza natalizia per poter passare le feste a casa. Il governo Renzi attende ancora una risposta di New Delhi sulla proposta italiana che punterebbe a scuse ufficiali, risarcimento alle famiglie dei pescatori uccisi e promessa di un processo in Italia ai due fucilieri di Marina. Intanto l'ambasciatore Daniele Mancini è rientrato il 4 gennaio in India dopo essere stato “richiamato per consultazioni” a metà dicembre, proprio in seguito all'ultimo 'no' della Corte Suprema indiana alle richieste dei marò.
Onu: è questione bilaterale
La disputa tra Italia e India sul caso di Massimiliano Latorre e Salvatore Girone resta una «questione bilaterale» per il segretario generale delle Nazioni Unite Ban Ki-moon, che sulla vicenda giudiziaria che vede coinvolti i due fucilieri di Marina italiani non cambia posizione. Interpellato in proposito, il portavoce del leader dell'Onu Stephane Dujarric ha spiegato: «Non ho nulla da aggiungere a quanto già detto» da Ban Ki-moon sulla vicenda. Il segretario generale dell'Onu, ricorda oggi la stampa indiana, ha sempre considerato il caso dei due marò come una vicenda che deve trovare una soluzione bilaterale, pur dicendosi «preoccupato» per i tempi lunghi della soluzione.
©RIPRODUZIONE RISERVATA