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Renzi: il 20 febbraio tutti i decreti sul fisco in Cdm, nessuno sconto…

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il premier nella enews

Renzi: il 20 febbraio tutti i decreti sul fisco in Cdm, nessuno sconto a Berlusconi

Ansa
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«Mi sono dato come scadenza il 20 febbraio, giorno del Consiglio dei ministri in cui porteremo tutti i decreti delegati pronti in materia fiscale. In quel Consiglio riporteremo anche il decreto già approvato il 24 dicembre». Il premier Matteo Renzi, nella prima enews del 2015 che suona come un bilancio delle azioni passate e future del suo Governo, dribbla le critiche sui ritardi della delega fiscale e promette di recuperare (ma dopo l’elezione del successore di Napolitano) il decreto sulla certezza del diritto e il riordino dei reati tributari che ha scatenato il polverone per la norma “salva-Berlusconi”.

La minoranza dem: così si alimentano sospetti
Il rinvio fa insorgere la minoranza del suo partito. «Si tratta di una decisione sbagliata che rischia di aumentare fortemente polemiche e sospetti anche in vista dell’elezione del presidente della Repubblica», commenta il deputato bersaniano Alfredo D’Attorre. Sulla stessa lunghezza d’onda il senatore Federico Fornaro. Mentre di «propaganda indecente, offensiva per l’intelligenza degli italiani» parla Stefano Fassina, che attacca: «Il decreto fiscale premia la grande evasione, anzi più si è grandi evasori più si è premiati. È peggio di un condono».

Evitare polemiche sia per il Quirinale che per le riforme
Opposta la lettura del premier. Quello fiscale è «un decreto che i giornali hanno salutato positivamente per giorni, salvo poi cambiare idea quando qualcuno ha avanzato l’ipotesi che contenesse una norma salva Berlusconi (ipotesi tutta da dimostrare, peraltro)». Renzi precisa: «Per essere chiari: noi non facciamo norme ad personam, né contra personam. È una norma semplice che rispetta il principio di proporzionalità. E che si può naturalmente eliminare, circoscrivere, cambiare. Ma per evitare polemiche, sia per il Quirinale che per le riforme, ho pensato più opportuno togliere di mezzo ogni discussione e inserire anche questo decreto nel pacchetto riforme fiscali del 20 febbraio».

«Cambiamo il fisco per gli italiani, non per Berlusconi»
Il premier non parla delle eventuali correzioni al decreto. Si limita a osservare che «una legge si adotta se serve agli italiani, non se si immagina che possa servire o non servire a un italiano. Questa ossessione su Berlusconi - aggiunge - sia da parte di chi lo ama, che da parte di chi lo odia non mi riguarda. A forza di pensare a lui, per anni si sono dimenticati degli italiani. Bene, noi cambiamo il fisco per gli italiani, non per Berlusconi. Senza fare sconti a nessuno, nemmeno a Berlusconi che sconterà la sua pena fino all’ultimo giorno».

Italicum: due terzi dei parlamentari eletti con le preferenze
Inevitabile affrontare la partita delle riforme, che si riapre domani con l’approdo dell’Italicum in aula al Senato. Renzi difende il testo e manda un messaggio alla minoranza dem, che insiste perché si riveda la scelta dei cento collegi con capilista bloccati. «Cento collegi - scrive Renzi - in cui ogni partito presenta un nome sul modello dei collegi uninominali, ma viene introdotta anche la possibilità di votare il proprio candidato con la preferenza. Alla fine due terzi dei parlamentari saranno eletti con le preferenze, un terzo con il sistema dei collegi».

Entro gennaio il sì della Camera al ddl costituzionale
Sul «passaggio storico» del ddl Boschi che riprende l’iter in assemblea a Montecitorio, Renzi è netto: «Da domani alla Camera, con tempi contingentati per finire entro gennaio la seconda lettura». Perché è una «riforma seria e organica»: «Il Presidente Napolitano ha detto che il bicameralismo paritario è stato il più grande errore dell’Assemblea Costituente. La pensiamo come lui».

Il ringraziamento a Napolitano
Proprio a Napolitano Renzi riserva un nuovo grazie, liquidando come «passatempo preferito degli addetti ai lavori» il totonomi sul prossimo inquilino del Colle. «Se l’Italia ha attraversato indenne un momento molto delicato - afferma il premier - gran parte del merito va a Giorgio Napolitano che si accinge a lasciare il Quirinale dopo nove anni di servizio alla Patria di cui tutti - nessuno escluso - dovrebbe essergli riconoscente».

Il 22 febbraio manifestazione Pd sulla scuola
Renzi ricorda il primo decreto dell’anno sull’Ilva («Il 2015 dell’Italia parte da Taranto), ripete che l’Europa dovrà «puntare di più sulla crescita e meno sull’austerità», scommettendo su una politica economica «più legata agli investimenti». Poi torna sul suo cavallo di battaglia: quella “buona scuola” per cui «è arrivato il momento di passare dalle parole ai fatti». «Il 22 febbraio, primo compleanno del Governo - annuncia - il Pd organizzerà una manifestazione nazionale sul tema della scuola». E la settimana successiva «porteremo in Consiglio dei ministri gli atti normativi sugli insegnanti, sull’abolizione del precariato e delle supplenze, sulla formazione tecnica e professionale, sull’alternanza scuola lavoro, sull’educazione motoria, sull’arte, l’educazione civica, l’inglese, sulla valutazione degli insegnanti e delle scuole, sul merito come motore della scuola italiana. Il domani del nostro Paese dipende dalle scelte di oggi sul sistema educativo».

Inps: novità all’insegna della trasparenza
Dopo aver richiamato il Jobs Act e le novità della legge di stabilità, Renzi fa anche un cenno alla prossima riorganizzazione dell’Inps: «Non saranno banali le novità che presto vedrete anche nel mondo Inps all’insegna della trasparenza, trasparenza, trasparenza!».

Riforma Pa senza paura delle lobby
Sempre domani riparte in commissione Affari costituzionali l’esame della delega sulla pubblica amministrazione. Una «battaglia decisiva», si legge nella enews, che «dovrà essere giocata nel supremo interesse dei cittadini, senza paura delle resistenze di piccole e grandi lobby e del potere di rendita dei signori della burocrazia».

Cultura, le domeniche gratis non bastano
In materia di cultura, Renzi sottolinea che «le domeniche gratuite sono state un successo straordinario». Ma, ammette, «non basta. Adesso si tratta di fare dei musei un luogo di crescita culturale ma anche di valorizzazione economica del Paese. In questi giorni sta uscendo il bando per le strutture più importanti dei musei italiani. Il 2015 passa anche dalla capacità di fare la rivoluzione in questo settore».

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