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Massacro in redazione, la jihad nel cuore dell’Europa

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LA STRAGE A CHARLIE HEBDO

Massacro in redazione, la jihad nel cuore dell’Europa

Stephane Charbonnier, direttore del giornale satirico ''CharlieHebdo”
Stephane Charbonnier, direttore del giornale satirico ''CharlieHebdo”

Un attacco alla libertà di informazione, quindi un attacco al cuore dei uno dei valori fondanti della democrazia, la libertà di stampa e di espressione: ecco perché è stato colpito il giornale satirico Charlie Hebdo, già nel mirino dell'estremismo islamico, come un altro giornale danese, per le vignette su Maometto nel 2012. In attesa di una rivendicazione attendibile, gli indizi sulla matrice islamica e jihadista di questa strage orribile sono in qualche modo già consistenti: gli assalitori, stando al racconto di alcuni testimoni, hanno aperto il fuoco com armi da guerra gridando “Vendicheremo il Profeta” e “Allah u Akbar”, Allah è grande.

Sulla copertina di Charlie Hebdo oggi campeggiava una foto dello scrittore Michel Houellebecq, al centro di polemiche per il romanzo “Sottomissione”, che racconta l'arrivo al potere in Francia di un presidente islamico. Mentre un quarto d'ora prima dell'attacco, il settimanale satirico aveva pubblicato sul profilo Twitter una vignetta su Abu Bakr al Baghdadi, leader dello Stato islamico.

Questa è una prova di forza del terrorismo che prende di mira non solo un giornale ma un intero Paese con una forte e storica presenza di milioni di musulmani: un terreno ideale di propaganda del messaggio jihadista e radicale perché la Francia è considerata la culla della laicità ma anche la nazione dove con l'ascesa della destra lepenista sta diventanto sempre più acceso lo scontro sull'immigrazione, sulla presenza di gruppi e fasce sociali che non condividono gli stessi valori repubblicani e secolaristi della Francia illuminista.

Il terrorismo, come ha già dimostrato con altri attentati, si insinua in questo dibattito sui valori nazionali, di cui il libro di Houellebecq è un esempio, e tenta di sfruttare gli spazi di un sistena democratico che intende comunque difendere a ogni costo la sua libertà di critica e di coscienza.

Ma la Francia, e forse l'Europa, stanno cominciando anche a pagare il prezzo di quello che sta accadendo da anni in Medio Oriente. Centinaia di francesi ed europei sono andati a combattere in Siria e in Iraq per il Jihad del Califfato e di altri gruppi islamisti contro il regime di Bashar Assad: molti stanno tornando da quell'esperienza e potrebbero avere costituito o rafforzato delle cellule con l'obiettivo di colpire obiettivi clamorosi.

Oltre al terrorismo “fai da te”, di cui è stato un esempio l'assalto ad un caffè di Sydney da parte di un attentatore isolato, il Jihad, la guerra santa, importando tecniche di gerriglia maturate in guerra, è arrivato in Europa, nel cuore della Francia e di Parigi: questo potrebbe essere il messaggio inquietante della strage a Charlie Hebdo.

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