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Doppio blitz in Francia, uccisi tre terroristi e quattro ostaggi

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Doppio blitz in Francia, uccisi tre terroristi e quattro ostaggi

  • –Marco Moussanet

L’incubo è finito. Anche se il bilancio di questi tre giorni terribili è drammatico: venti morti, tra cui i tre terroristi che hanno seminato la morte e il panico a Parigi. Con azioni che gli stessi assassini, in colloqui telefonici con i giornalisti dell'emittente televisiva Bfm, hanno dichiarato essere state sincronizzate.

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PARIGI

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Seppure i fratelli Chérif e Said Kouachi, gli autori del massacro di Charlie Hebdo (12 morti), abbiano sostenuto di essersi mossi per conto di Aqpa, il ramo yemenita di al-Qaeda (che ieri sera ha rivendicato l’attentato e ha lanciato nuove minacce « La Francia smetta di attaccare l’Islam, i suoi simboli e i musulmani o ci saranno nuove operazioni» ha detto uno dei suoi responsabili Harith bin Ghazi al-Nadhari in un video). E seppure Amedy Coulibaly, l’uomo che giovedì mattina ha ucciso una vigilessa e ieri pomeriggio ha preso alcune persone in ostaggio in un ipermercato kosher, abbia detto di essere stato inviato dall’Isis, lo Stato islamico. «Ci eravamo messi d’accordo sull’inizio delle operazioni, a loro Charlie, a me i poliziotti», ha detto Coulibaly.

Venti morti. Dal 1961, quando una bomba dell’Oas esplose sul treno Strasburgo-Parigi, la Francia non aveva pagato un tributo di sangue così alto alla guerra contro il terrorismo. E non c’è dubbio che i francesi si ricorderanno per sempre lo sgomento di questi giorni. In particolare della giornata di ieri. Non era mai accaduto che le squadre speciali di polizia e gendarmeria, Raid e Gign, dovessero far fronte contemporaneamente a due emergenze.

La giornata che nessuno avrebbe mai voluto vivere è iniziata poco prima delle nove, quando i due fratelli Kouachi hanno rubato un’auto a Montagny Sainte Félicité – non lontano dalla foresta di Longpont dove sono stati cercati nella notte tra giovedì e venerdì – e dopo essere stati intercettati si sono barricati nel capannone di una piccola tipografia dell’area industriale di Dammartin-en-Göele, paesino di 8mila abitanti a due passi dall’aeroporto di Roissy, una quarantina di chilometri a Nord-Est di Parigi. Il lungo assedio delle teste di cuoio della gendarmeria (guidate dal generale Denis Favier, che nel 1994 diresse l’attacco ai terroristi del Gia algerino all’aeroporto di Marsiglia) è iniziato, con il timore che i due terroristi avessero almeno un ostaggio. Solo più tardi si è saputo che Lilian, un grafico di 27 anni presente nell’edificio, era riuscito a nascondersi in uno scatolone.

Quattro ore più tardi, intorno alle 13, è nuovamente entrato in azione Coulibaly, che era riuscito a far perdere le proprie tracce dopo l’uccisione a freddo, con un colpo di fucile alle spalle, della vigilessa a Montrouge. E ancora non è chiaro se si sia trattato di un obiettivo casuale, come sembra, oppure no. Ha fatto irruzione, con due kalashnikov, in un ipermercato di prodotti alimentari kosher sull’Avenue della Porte de Vincennes, ai confini Est della città, nel ventesimo arrondissement, prendendo in ostaggio una quindicina di persone, tra cui un bambino. Un obiettivo questa volta scelto non a caso. Tant’è che la Prefettura ha immediatamente ordinato la chiusura dei negozi di rue des Rosiers, cuore del quartiere ebraico del Marais.

Le forze dell’ordine si sono trovate tra due fuochi. Il messaggio di Coulibaly era chiaro: se date l’assalto al capannone di Dammartin ammazzo gli ostaggi.

È iniziata un’attesa di pesante silenzio e di altissima tensione. La svolta è arrivata intorno alle cinque, quando i due fratelli Kouachi sono usciti sparando dal capannone e sono stati immediatamente uccisi dagli uomini del Gign. A questo punto è scattata l’operazione alla Porta di Vincennes. I commando del Raid hanno fatto saltare la porta dell’ipermercato ed eliminato Coulibaly (che stava iniziando la preghiera prima del martirio, come i poliziotti hanno appreso grazie a una cornetta telefonica posata male), liberando gli ostaggi. Quattro di loro purtroppo erano già morti, a quanto sembra uccisi dal terrorista al momento della sua irruzione. Mentre la fidanzata di Coulibaly, Hayat Boumedienne, è tuttora ricercata.

I francesi, in particolare i parigini, che hanno trascorso l’intera giornata incollati alle dirette televisive, hanno finalmente tirato un sospiro di sollievo. Anche se le domande restano: com’è possibile che questi tre mostri abbiano potuto organizzare e realizzare una simile carneficina? Si tratta di episodi isolati o di una dichiarazione di guerra, dell’inizio di una vera e propria offensiva?

Quanti altri terroristi, più o meno lupi solitari, sono pronti a entrare in azione?

Il presidente François Hollande, che ieri sera ha nuovamente parlato ai francesi, è stato purtroppo chiaro: «La Francia non ha finito con le minacce di cui è oggetto».

Hollande ha invitato tutti «alla vigilanza, all’unità e alla mobilitazione». Quella che c’è già stata, spontanea, in questi giorni. E quella che ci sarà domenica pomeriggio con manifestazioni in tutto il Paese e la grande marcia repubblicana di Parigi, da Place de la République a Place de la Nation. Dove a fianco di Hollande sfileranno la cancelliera tedesca Angela Merkel, i premier inglese David Cameron, spagnolo Mariano Rajoy e italiano Matteo Renzi, il presidente del Consiglio europeo Donald Tusk, quello della Commissione Jean-Claude Juncker e il ministro degli Esteri europeo Federica Mogherini.

Anche se alla marcia non ci sarà il primo partito francese, il Front National di Marine Le Pen, che ha ritenuto di essere stato volutamente emarginato dall’organizzazione del corteo. E il cui presidente onorario, il vecchio Jean-Marie Le Pen ha avuto il cattivo gusto di inviare via Twitter un manifesto della figlia con lo slogan «Keep calm and vote Le Pen». Intanto, nella redazione di Libération, i giornalisti di Charlie Hebdo lavorano alla preparazione del numero di mercoledì prossimo, il numero “dei sopravvissuti”. Pochi ma buoni.

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UN’ALTRA GIORNATA DI TERRORE A PARIGI

I blitz delle forze dell’ordine a Parigi (Porte de Vincennes) e a Dammartin, nei pressi dell’aeroporto di Roissy

1) Dammartin-en- Goële

I due fratelli Kouachi, responsabili della strage di Charlie Hebdo, ieri mattina si sono barricati in una tipografia di Dammartine-en-Goële, non distante dall’aeroporto Roissy di Parigi. Inizialmente si pensava che avessero preso un ostaggio, che era però un 27enne nascosto nel locale all’insaputa dei terroristi. A metà pomeriggio il blitz in cui sono stati uccisi

2) Porte de Vincennes

Amedy Coulibaly, 32 anni, che giovedì aveva ucciso una agente di polizia e si è scoperto essere collegato ai fratelli Kouachi, si è asserragliato in un supermercato kosher nella zona Est di Parigi con alcuni ostaggi. Anche lui è stato ucciso in un bltiz della polizia, ma ha assassinato quattro persone. Non è chiaro se nel supermercato ebraico ci fosse anche la sua compagna