ROMA - Che ne pensa di Romano Prodi al Quirinale, come ha proposto l’ex segretario del Pd Pier Luigi Bersani? «Io dico che un presidente della Repubblica c’è, e finché c’è non si discute sui nomi. Quanto al merito della vicenda Bersani, mi limito a sottolineare che questa legislatura nel 2013 non è riuscita a eleggere il presidente della Repubblica. Giorgio Napolitano è stato costretto a rimanere lì dall’incapacità delle forze politiche. Io avverto una preoccupazione: quella di evitare che il Parlamento faccia la stessa figura del 2013. Io credo in questo Parlamento e credo che i parlamentari sappiano il rischio che corrono a giocare con le istituzioni come è accaduto nel 2013. Scommetto che eleggeremo il presidente della Repubblica al quarto scrutinio».
Matteo Renzi - rispondendo alle domande della conduttrice Lilli Gruber e del direttore dell’Ansa Luigi Contu durante la trasmissione Otto e mezzo su La 7 - respinge seccamente al mittente la “trappola” di Prodi, candidatura usata in queste ore in funzione anti-Renzi e anti-patto del Nazareno al di là delle intenzioni dello stesso Professore. Bollando di fatto il suo predecessore alla guida del Pd con l’accusa di incapacità politica. E a quanti insistono sulla possibilità di eleggere il presidente della Repubblica a maggioranza, senza l’apporto di Forza Italia, il premier risponde picche. Costituzione in mano. «Il presidente della Repubblica è il capo del governo? No. È il capo dell’assemblea costituente? No. La sua funzione è quella di supremo arbitro, di garante di tutti. Una figura del genere non la individui con le primarie, non la individui consultando un solo partito. Berlusconi ha già contribuito all’elezione di Carlo Azeglio Ciampi e dello stesso Napolitano la seconda volta. Dal punto di vista politico è giusto coinvolgere tutti, anche il Movimento 5 Stelle se i suoi senatori la smettessero di dire che bisogna impiccare il premier...». La difesa dell’asse con Forza Italia non poteva essere più netta. E proprio nel momento in cui il Senato si appresta a votare i punti salienti dell’Italicum, con la “fronda” dei bersaniani nel Pd e dei fittiani in casa azzurra pronta a scattare contro i capilista bloccati (si veda l’articolo in pagina) e per questa via contro il patto del Nazareno. Perché è chiaro che il vero obiettivo dei “frondisti”, sia del Pd che di Fi, è impedire che il Patto esca vincitore dalla roulette delle votazioni per il Quirinale. Allora è importante rispondere con una controproposta all’altezza, che non possa essere respinta dai parlamentari del Pd. Non a caso in queste ore cominciano a fiorire in ambienti parlamentari della maggioranza le prime “rose” di candidati, come quella di cinque che sarebbe stata offerta da Renzi a Berlusconi tramite i contatti avvenuti a ridosso delle festività natalizie: Sergio Mattarella, Pier Luigi Castagnetti, Anna Finocchiaro, Piero Fassino e Walter Veltroni. Tutti nomi che per Bersani e i suoi sarebbe arduo bocciare.
Quanto al pomo della discordia degli ultimi giorni - la cosiddetta norma salva-Berlusconi contenuto nel decreto di attuazione della delega fiscale approvato dal Consiglio dei ministri del 24 dicembre - Renzi ribadisce la sua responsabilità: «La norma l’ha scritta il Cdm su mia proposta,l’ho scritta io. Non è vero che con la norma del 3% si perdono 16 miliardi: chi sbaglia paga, solo che non va in galera. Il sistema fiscale italiano non funziona, fa schifo. Io ho detto: evitiamo che il fisco se la prenda per 5-10 mila euro con uno che sbaglia, lo facciamo pagare ma non gli facciamo un processo penale. Per le aziende: se paghi 10 milioni di tasse e sbagli per 100mila euro, ti chiedo il doppio ma parto dal presupposto che tu non lo faccia con l’idea di frodare ma che sia un errore. Lo sapete quanto è la soglia in Francia? È il 10%». Una difesa forte della norma, dunque, senza neanche dire che sarà modificata. Se ne riparlerà con più calma il 20 febbraio, a presidente della Repubblica eletto e a bufera passata: «Gli effetti della sentenza Berlusconi scadono a febbraio. Se blocchiamo la discussione, ho pensato, si potrà fare una discussione civile». Unica concessione per gli anti-berlusconiani doc: «Non modificheremo la legge Severino».
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