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Italicum, clausola di salvaguardia pronta

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Italicum, clausola di salvaguardia pronta

  • –Barbara Fiammeri

LA SCADENZA

Questa sera scade il termine per la presentazione degli emendamenti. Boschi vede Finocchiaro e Zanda

per concordare le modifiche

roma

Le votazioni sulla riforma costituzionale procedono a rilento. L’aula della Camera è ancora ferma all’esame degli emendamenti all’articolo 1. Sull’esito finale della partita pochi nutrono dubbi: il ddl passerà, se non il 23 come previsto, comunque prima che il Parlamento si riunisca in seduta comune per l’elezione del successore di Giorgio Napolitano. L’ostruzionismo del M5s (contrario a limitazioni del voto segreto) è infatti destinato ad esaurirsi, visto il contingentamento dei tempi, e la limitazione del voto segreto (sarano al massimo sei o sette) non lasciano spazio a sorprese.

Analoga sorte è prevista per l’Italicum. Questa sera scade il termine per la presentazione degli emendamenti e da giovedì si comincerà a votare. Matteo Renzi ha già convocato per lo stesso giorno, di primo mattino, un’assemblea con il gruppo del Senato. Nel Pd la situazione resta tesa. Ieri la presidente della commissione Affari costituzionali Anna Finocchiaro e il capogruppo Luigi Zanda hanno incontrato il ministro per le Riforme Maria Elena Boschi per fare il punto sugli emendamenti. A partire dalla clausola di salvaguardia.

La norma è già scritta e prevede che la nuova legge elettorale si applichi a partire dalle elezioni indette dopo il 31 maggio 2016, che significa in sostanza non prima del 2017. Il punto più controverso resta invece quello sui capilista bloccati, frutto dell’accordo con Silvio Berlusconi. La sinistra Pd è intenzionata a non arrendersi e presenterà emendamenti per reintrodurre le preferenze per almeno due terzi dei deputati. Al momento sono una quarantina i firmatari della proposta ma bisognerà vedere quanti terranno fino in fondo la posizione. «Io l’Italicum con i capilista bloccati non lo voto», anticipa il bersaniano Miguel Gotor. Una linea intransigente che però difficilmente porterà con se tutto il gruppone dei dissenzienti, visto che si tratterebbe di votare contro il parere del governo e delle decisioni assunte dallo stesso Pd. Probabile che una parte dei firmatari opterà per l’uscita dall’aula o per l’astensione al momento del voto sugli emedamenti per il ritorno alle preferenze, che però al Senato equivale a voto contrario e quindi non dovrebbe mettere in pericolo la maggioranza. Anche perché a sostegno ci sarà Fi, nonostante il dissenso dei fittiani che al Senato sono una ventina e che hanno pronti circa 1.800 emendamenti. Molti di questi riguardano però la clausola di salvaguardia e quindi potrebbero essere ritirati. Quelli sulle preferenze invece verranno mantenuti. Anche Fitto è infatti contrario ai capilista bloccati voluti da Silvio Berlusconi e si dice pronto anche a convergere sulle proposte della minoranza del Pd.

Mugugni in realtà non mancano neppure nell’area dei partiti minori, compreso il gruppo Area popolare-Ncd con il quale però a suo tempo Renzi ha sottoscritto un patto di maggioranza, che includeva oltre al premio di maggioranza alla lista, i capilista bloccati sulle 100 circoscrizioni elettorali e la soglia di sbarramento al 3%, proprio come aveva chiesto il partito di Angelino Alfano. Ncd però scalpita e invita Renzi a non dare nulla per scontato, tanto sulle riforme che sulla partita principale: il Quirinale. La risposta però è già partita: se Ncd romperà il patto di maggioranza sull’Italicum salta anche la soglia di sbarramento, che nel testo attuale è ancora al 4,5%.

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VERSO IL VOTO

RIFORME

I tempi

Il Ddl di riforma costituzionale che prevede il nuovo Senato dei 100 e rivede la ripartizione legislativa tra Stato e Regioni è in aula alla Camera, ancora ferma all’esame degli emendamenti all’ariticolo 1. La discussione andrà avanti fino a giovedì per riprendere lunedì 19 fino a vererdì 23. Il Ddl dovrebbe passare se non il 23 come previsto, sicuramente prima dell’inizio delle votazioni per il nuovo Capo dello Stato

I nodi

Dopo che, con l’ok di Palazzo Madama l’8 agosto hanno perso i contari al Senato elettivo, alla Camera non dovrebbero esserci ostacoli. Resta il nodo dei senatori nominati dal Colle, “cancellati” in commissione

LEGGE ELETTORALE

I tempi

L’Italicum è all’esame dell’aula del Senato. Questa sera scade il termine per la presentazione degli emendamenti e da giovedì si comincerà a votare. Sempre dopo domani Renzi incontrerà i senatori Pd per fare il punto sulla legge elettorale. La discussione è calendarizzata fino al 22 gennaio

I nodi

Il punto più controverso resta invece quello sui capilista bloccati, frutto dell’accordo con Silvio Berlusconi La sinistra Pd è intenzionata a non arrendersi e presenterà emendamenti per reintrodurre le preferenze per almeno due terzi dei deputati. Dentro Forza Italia contrario anche Fitto pronto a convergere sulla proposta della minoranza Dem