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Merkel: Schengen non si discute

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Merkel: Schengen non si discute

  • –Beda Romano

DIETROFRONT?

I Ventotto discuteranno entro fine mese la nascita

di una banca dati dei passeggeri delle linee aeree

finora bloccata a Strasburgo

STRASBURGO

I recenti attentati di matrice islamica in Francia hanno provocato un acceso dibattito sul futuro delle politiche migratorie in Europa e sui modi di rafforzare il coordinamento tra autorità nazionali in un ambito, quello della sicurezza, che rimane competenza dei paesi. Alcuni governi hanno chiesto anche modifiche del Trattato di Schengen che ha liberalizzato il passaggio delle frontiere. Sia Berlino che Bruxelles hanno risposto con freddezza a questa proposta.

Il tema del terrorismo islamico è sentito in molti paesi, non solo in Francia. Da settimane il gruppo anti-islamico Pegida manifesta a Dresda contro l'immigrazione musulmana. Ieri la cancelliera Angela Merkel ha annunciato che oggi a Berlino parteciperà a una cerimonia commemorativa dei fatti parigini insieme ad alcune organizzazioni musulmane. Alcuni esponenti politici, tra cui il ministro degli Interni spagnolo Jorge Fernández Díaz, hanno chiesto di rivedere in senso restrittivo le regole di Schengen.

Su questo fronte, la signora Merkel è sembrata perentoria: l’accordo di Schengen «non è in discussione». Piuttosto è «importante» che attraverso Schengen «si scambino le informazioni» e «che la Germania possa fidarsi della sicurezza delle sue frontiere con una stretta collaborazione con i partner». Altri paesi, tra cui l’Italia, sono sulla stessa linea. A Roma, Il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni ha detto che sarebbe «un prezzo inaccettabile da pagare al terrorismo».

Anche da parte della Commissione europea è giunta una frenata. La portavoce Natasha Bertaud ha notato che le regole attuali permettono un miglior controllo delle frontiere esterne dell'Unione. «La Commissione – ha detto – è aperta a una eventuale modifica delle regole di Schengen, ma crede che come prima tappa sia necessario applicare pienamente le norme attuali». A conferma delle tensioni tra i Ventotto, da Budapest il presidente ungherese Viktor Orbán ha detto che «l’immigrazione è una cattiva cosa».

Riunioni si terranno entro fine mese tra i ministri degli Esteri e i ministri degli Interni. Oltre che le regole di Schengen, i temi sul tappeto sono la condivisione di informazioni tra autorità nazionali, la lotta contro la circolazione di armi, il controllo di Internet (la rete è uno strumento utilizzato sempre più spesso dai gruppi terroristici), e soprattutto la nascita di una banca dati dei passeggeri aerei, una iniziativa bloccata al Parlamento europeo perché ritenuta troppo invasiva della vita privata.

Su quest’ultimo fronte, qui a Strasburgo, dove l’assemblea parlamentare si sta riunendo in sessione plenaria, si notano segnali di ammorbidimento. Più in generale, in una intervista al giornale francese Les Echos, Camille Grand, direttore della Fondation pour la recherche stratégique a Parigi, faceva notare ieri: «L’Unione europea non è il luogo di una cooperazione operativa, ma solo un quadro per creare regole comuni, nel caso». La collaborazione tra i Ventotto è ostacolata da gelosie istituzionali interessi nazionali.

Il contrasto tra la liberalizzazione delle frontiere, grazie al Trattato di Schengen, e l’assenza di un organismo federale che garantisca la sicurezza sul suolo europeo è evidente. I recenti attentati di Parigi – con l’uccisione di 12 persone nella redazione del settimanale Charlie Hebdo - non hanno che sottolineato il grave paradosso. Secondo l’International Centre for the Study of Radicalisation, i militanti islamici provenienti dalla sola Siria sarebbero 240 in Germania, 410 in Francia, 300 in Belgio e 50 in Italia.

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L’AREA SCHENGEN: 26 PAESI E 400 MILIONI DI ABITANTI

Gli Accordi di Schengen aboliscono i controlli alle frontiere interne e armonizzano quelli alle frontiere esterne. Prevedono poi regole e procedure comuni in materia di visti, soggiorni brevi e richieste d’asilio; il potenziamento della cooperazione e il coordinamento tra i servizi di polizia e le autorità giudiziarie; la creazione e lo sviluppo del sistema di informazione Schengen (Sis). La clausola di tutela permette il ripristino temporaneo dei controlli per uno o più Staii.