«Certo che sono contento di tornare a casa». Così il presidente Napolitano di ritorno dal commiato con la sua Guardia, i Corazzieri, ha risposto ad una bambina che lo ha interrogato in piazza del Quirinale durante una manifestazione della Polizia di Stato. «Qui si sta bene, è tutto molto bello - ha aggiunto Napolitano - ma si sta troppo chiusi, si esce poco. A casa starò bene e passeggerò». Dopo aver salutato il capo della Polizia, Alessandro Pansa, Napolitano ha parlato per qualche minuto con gli studenti. «Io non navigo», ha detto Napolitano aggiungendo però di essere ben consapevole dell'importanza di internet, raccomandando loro un uso consapevole del web e dei social.
Napolitano: Paese sia unito e sereno
Il capo dello stato ha rivolto in mattinata il saluto di commiato ai corazzieri e ai dipendenti del Quirinale. Sono gli ultimi adempimenti ufficiali di Napolitano, che domani firmerà la lettera di dimissioni. Il capo dello Stato ha colto l'occasione dell'estemporanea presenza proprio di fronte al Quirinale, per rivolgere un augurio al Paese: «Che sia unito e sereno». Un augurio che il Presidente della Repubblica ha motivato legandolo alla tragedia di Parigi.
Napolitano: in guardia contro terrorismo ma no allarmismi
Di fronte alla minaccia terroristica «bisogna stare in guardia senza fare allarmismi e restando uniti» ha spiegato il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano.
Alle telecamere di RaiNews24, a margine della iniziativa della Polizia proprio in piazza del Quirinale, Napolitano ha osservato: «Viviamo in un mondo molto difficile. Abbiamo visto nei giorni scorsi cosa è successo in un Paese vicino e amico come la Francia», anche se «siamo molto incoraggiati dalla straordinaria manifestazione di Parigi» in risposta all'attacco contro Charlie Hebdo». E ancora: «Il Paese deve ritrovare di fronte alle questioni decisive e nei momenti più critici la sua fondamentale unità».
Bersani: ora nome almeno pari a Prodi-Marini
L'obiettivo di Renzi è di arrivare all'inizio delle votazioni per il Quirinale (presumibilmente il 29 gennaio) con il via libera alla legge elettorale a Palazzo Madama e alle riforme costituzionali alla Camera. Un test per verificare la compatezza del gruppo Pd in vista del traguardo che si è dato: nuovo presidente alla quarta votazione, quando basterà la maggioranza assoluta e non i due terzi dei votanti. E mentre si è aperta ormai la corsa alla successione, batte un colpo l’ex segretario Pd Pierluigi Bersani, leader della minoranza interna. «Bisognerà trovare una soluzione che giustifichi il fatto che questo stesso Parlamento nel 2013 abbia detto di no a Marini e Prodi. Bisogna trovare qualcuno di almeno comparabile a quelli che hanno segato: questa è la prima sfida»
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