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Al-Qaeda firma la strage di Parigi

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Al-Qaeda firma la strage di Parigi

  • –Marco Moussanet

NUOVA EMERGENZA

Hollande annuncia la revisione dei piani di riduzione dei militari e critica la comunità internazionale: «Avremmo dovuto intervenire in Siria»

PARIGI

Dopo il comunicato, diffuso già alla fine della scorsa settimana, ecco il video. In un filmato di una dozzina di minuti, intitolato “Vendetta per il profeta di Allah, messaggio a proposito dell’attacco benedetto di Parigi”, Aqpa – al-Qaeda nella Penisola arabica, il ramo yemenita dell’organizzazione terroristica – ha ufficialmente rivendicato la strage di Charlie Hebdo. Uno dei suoi capi, Nasser Ben Ali al-Anassi, inquadrato dalla telecamera mentre sullo sfondo nero scorrono le immagini dell’attentato e le foto dei fratelli Kouachi, dice che «degli eroi sono stati reclutati e hanno agito, per la grande soddisfazione dei musulmani».

«Siamo noi – aggiunge al–Anassi – che abbiamo scelto l’obiettivo, finanziato l’operazione e scelto il suo responsabile. Operazione condotta su ordine del nostro emiro generale Ayman al-Zawahiri e conformemente alla volontà postuma di Osama bin Laden». Ed è «per grazia di Dio che l’azione ha coinciso con quella» di Amedy Coulibaly, il terzo terrorista che ha ucciso una vigilessa per strada a Montrouge e quattro clienti dell’ipermercato ebraico della Porte de Vincennes. Al-Anassi conclude dicendo che «la Francia appartiene al partito di Satana» e annuncia «nuove tragedie e terrore».

Nel frattempo in Francia si sono aperte le prime inchieste (una settantina) per apologia di terrorismo nei confronti di chi da mercoledì scorso, in un modo o nell’altro, ha mostrato di preferire la parte dei terroristi rispetto a quella della democrazia. E arrivano anche le prime condanne, durissime grazie all’inasprimento delle pene previste dalla legge antiterrorismo del novembre scorso.

Nel mirino, e non poteva essere diversamente, è finito anche l’umorista, attore e attivista politico francese Dieudonné M’bala M’bala, per tutti semplicemente Dieudonné, che ieri mattina è stato fermato e rilasciato in serata, e verrà processato per direttissima. L’accusa è appunto di apologia del terrorismo e incitamento all’odio razziale. La procedura nei suoi confronti è stata aperta dalla Procura parigina lunedì scorso dopo la diffusione su Facebook da parte di Dieudonné – domenica sera, quando ancora le persone sfilavano nelle tante marce repubblicane in tutto il Paese – di un provocatorio messaggio in cui diceva di non sentirsi Charlie bensì “Charlie Coulibaly”. Al riguardo, il premier Manuel Valls aveva dichiarato che «non bisogna confondere la libertà d’opinione con l’antisemitismo, il razzismo e il negazionismo».

Non è certo la prima volta che Dieudonné è coinvolto in simili vicende. Nato nel febbraio del 1966 poco lontano dalla capitale, ha iniziato la propria carriera di umorista all’inizio degli anni 90, prima senza alcuna colorazione politica e poi con una caratterizzazione piuttosto di sinistra. Nei primi anni duemila lo scenario cambia completamente. Dieudonné si avvicina all’estrema destra del Front National e agli ambienti negazionisti, in particolare a Robert Faurisson e Alain Soral. I suoi spettacoli assumono una forte connotazione antisemita. Tristemente famoso rimane uno sketch del 2009, quando chiamò in scena Faurisson, al quale un uomo vestito da sopravvissuto dei campi di concentramento consegnava un premio.

Alla fine del 2013 le polemiche sul suo ultimo spettacolo, Il Muro, diventano tali da obbligare il Governo, allora guidato da Jean-Marc Ayrault, a intervenire, sollecitando i prefetti a vietarlo. Una decisione del Consiglio di Stato convalida il divieto, affermando l’esistenza di «gravi pericoli per l’ordine pubblico dovuti a dichiarazioni finalizzate a provocare l’odio e la discriminazione razziale».

Una prima inchiesta per apologia di terrorismo viene aperta nei suoi confronti nel settembre scorso, dopo la diffusione di un video in cui Dieudonné - più volte condannato a sanzioni pecuniarie per diffamazione, ingiurie, incitamento all’odio razziale e contestazione dei crimini contro l’umanità - ironizza sulla decapitazione del giornalista americano James Foley da parte dei mostri dello Stato islamico.

Quanto a Charlie Hebdo, il numero di ieri – il numero dei sopravvissuti – pur stampato in 700mila copie è andato esaurito fin dai primi minuti dopo l’apertura delle edicole. Che hanno improvvisato delle liste di prenotazione per i tanti, tantissimi che non hanno trovato il giornale e lo potranno comprare a partire da oggi. Una tiratura record di cinque milioni di copie (più del doppio del precedente primato stabilito da France Soir il giorno della morte di Charles de Gaulle, 2,2 milioni) garantirà il rifornimento nel corso dei prossimi giorni.

Intanto il presidente François Hollande - sulla portaerei intitolata proprio al generale, che presto farà rotta verso l’Iraq per supportare i bombardamenti contro le basi dello Stato islamico - ha annunciato una revisione del piano di riduzione del numero di militari (varato per ragioni di budget) alla luce di questa nuova emergenza (oltre 10mila soldati sono schierati a difesa dei luoghi più a rischio del Paese). E ha ancora una volta criticato la comunità internazionale per non essere intervenuta militarmente in Siria nell’estate del 2013, come invece aveva chiesto Parigi.

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