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Banca mondiale, nuovo allarme crescita

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Banca mondiale, nuovo allarme crescita

I RISCHI

C’è il pericolo che il ribasso del prezzo del barile e la mini stretta in arrivo negli Usa

sui tassi possano causare

stress nei Paesi emergenti

Una ripresa più lenta, esposta a molti rischi. La Banca mondiale ha rivisto le proprie previsioni per i prossimi anni: nel 2014 appena finito, il Pil globale sarà cresciuto del 2,6%, dal 2,5% del 2013, contro il 2,8% indicato a giugno, e più della metà della correzione è legata all’andamento di Eurolandia e del Giappone.

Quest’anno, intanto, la crescita sarà del 3%, e non più del 3,4%, e almeno un terzo della revisione è dovuta alle difficoltà delle stesse due grandi economie avanzate. Per il 2016 e per il 2017, infine, il Pil globale dovrebbe crescere rispettivamente del 3,3% e del 3,2%. Per Eurolandia, in particolare, il rapporto indica un +0,8% per l’anno scorso, un +1,1% per quest’anno e un +1,6% per il 2016 e il 2017.

Politiche monetarie espansive e petrolio a prezzi più bassi dunque non bastano. Il rapporto della Banca mondiale segnala anzi i rischi per i paesi emergenti che nascono sia dal calo del greggio per le economie esportatrici («con significative ripercussioni regionali») sia dalla timida stretta monetaria che inizierà presto negli Stati Uniti, che potrebbe «far salire rapidamente il costo del credito per i paesi in via di sviluppo, uno sviluppo indesiderato dopo diversi anni di ingenti emissioni sul mercato dei capitali da parte di alcune di queste economie».

Senza contare che «una prolungata stagnazione o deflazione in Eurolandia e in Giappone potrebbe indebolire ulteriormente il commercio internazionale», già in difficoltà. L’Europa orientale e l’Africa settentrionale e subsahariana potrebbero in particolare soffrire a causa della ripresa troppo lenta dell’Unione monetaria.

Il mondo sembra dunque legato a due economie: gli Stati Uniti, che hanno ripreso a fare da traino, e la Cina, che ricopre - ormai tradizionalmente - il ruolo di “cuscinetto” per i paesi emergenti.

Questo scenario, non particolarmente nuovo, richiede secondo la Banca mondiale una risposta attentamente bilanciata. Per i paesi ricchi occorre «una politica monetaria ancora accomodante e un approccio flessibile alla politica fiscale,che sostenga la crescita ma sia anche accompagnata da concreti piani di consolidamento a medio termine e riforme strutturali».

Per le economie emergenti è necessaria un’attenzione ancora più grande per affrontare le possibili turbolenze finanziarie e le conseguenze delle pressioni al ribasso sulle valute: «Le banche centrale di alcuni paesi in via di sviluppo devono bilanciare le misure di politica monetaria per sostenere la crescita con quelle necessarie per stabilizzare l’inflazione e le valute o rafforzare la stabilità finanziaria».

In tutti i paesi c’è inoltre bisogno - spiega il rapporto - «di avviare complete riforme strutturali, inclusi i miglioramenti delle istituzioni e delle instrastrutture pubbliche, per promuovere la crescita e la creazione di posti di lavoro». Per Eurolandia, l’indicazione è anche di «aumentare la produttività, rafforzare il sistema bancario e ridurre la frammentazione finanziaria»: gli sforzi per le ricapitalizazioni e quelli per il deleveraging delle aziende di credito «potrebbero ancora limitare la concessione di prestiti in alcuni paesi».

A rischio, in questa situazione, c’è anche l’obiettivo del Millenium Development Goal di ridurre la povertà estrema al di sotto del 3% nel 2030.

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