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Blitz anti-jihad: pronto attentato a Bruxelles

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Blitz anti-jihad: pronto attentato a Bruxelles

  • –Roberto Bongiorni

LE OPERAZIONI

A Verviers nello scontro

a fuoco con la polizia uccisi

due terroristi, ferito un terzo

La procura: nessun legame

con le stragi francesi

Piuttosto che farsi arrestare hanno ingaggiato un violento scontro a fuoco con le forze speciali, accorse numerose sul luogo. Due sono morti, uno è gravemente ferito. Di loro non si sa molto di più, se non che erano tre sospetti jihadisti rientrati dalla Siria da appena una settimana, sorvegliati da tempo. E che stavano preparando attentati a Bruxelles.

Dalla Francia al vicino Belgio. L’operazione antiterrorismo avvenuta ieri nella città di Verviers, vicino a Liegi, getta un’ombra inquietante sul fenomeno dei jihadisti europei partiti per la Siria e poi rientrati. La sparatoria è avvenuta verso le 17 in rue de la Colline, in un’ex panetteria. Operazioni e perquisizioni sono state effettuate in diverse località del Belgio, tra cui la capitale, Moelenbeeck e Vilvorde. Secondo fonti non confermate operazioni antiterrorismo sarebbero in corso in altri sette paesi europei e in Yemen. E in tarda serata, secondo il sito della Dernière Heure, altre due sparatorie erano in corso nei paesi di Angleur e Amercoeur, nella provincia di Liegi e non lontani da Verviers.

Nel corso di una conferenza stampa il procuratore federale belga ha annunciato l’innalzamento del livello di allerta al grado 3 su una scala di 4. Il gruppo contro il quale è scattata l’operazione antiterrorismo «stava per compiere in Belgio un grande attentato», ha dichiarato il sostituto procuratore Eric Van der Sijpt, aggiungendo che sono state effettuate perquisizioni in decine di abitazioni dove si trovavano persone tornate dalla Siria. In un palazzo ad Anderlecht, un quartiere a Sud di Bruxelles, è stato trovato dell’esplosivo e a Verviers sarebbero stati ritrovati anche kalashnikov, prodotti per fabbricare bombe e divise da poliziotto.

Poche ore prima alcuni media locali e francesi avevano riferito di un legame fra l’operazione antiterrorismo in Belgio e la rete di sostegno ad Amedy Coulibaly, l’uomo che aveva preso gli ostaggi al minimarket kosher di Parigi. «Allo stato non ci sono collegamenti con gli attacchi di Parigi» ha però precisato Van der Sijpt. Secondo fonti giudiziarie le indagini sulla cellula erano inziate giorni prima della strage a Charlie Hebdo.

Più di qualcuno si aspettava che, prima o poi, qualcosa in Belgio dovesse accadere. Perché questo piccolo paese di 11 milioni di abitanti vanta un triste primato: è il Paese europeo con rapporto più alto di jihadisti partiti per la Siria per abitante. Dal 2012 oltre 400 si sono uniti ai gruppi siriani estremisti, molti dei quali all’Isis. E il più grande processo contro il terrorismo nella storia del Paese si è tenuto proprio ad Anversa, lo scorso settembre, contro 46 membri del gruppo salafita Sharia4Belgium, accusati di aver reclutato, indottrinato e inviato decine di giovani in Siria. Senza contare che a Bruxelles lo scorso maggio Mehdi Nemmouche, jihadista francese di ritorno dalla Siria, ha ucciso a colpi di armi da fuoco quattro persone nel museo ebraico.

Ci si domanda perché proprio il Belgio sia divenuto la culla degli aspiranti jihadisti. Per varie ragioni. È un Paese ricco, con un welfare molto generoso, una tradizione coloniale, una grande comunità musulmana (circa il 6% della popolazione), che però da anni si lamenta di subire gravi discriminazioni. L’intolleranza verso gli immigrati da parte dei partiti di destra fiamminghi ha poi esasperato gli animi dei giovani musulmani emarginati.

Anversa e Vilvoord, un piccolo centro da cui sono partiti da 40 a 60jihadisti, si sono guadagnate una triste nomea. È stata Anversa la prima città, nel 2009, a proibire il velo islamico, una decisione divenuta poi legge nazionale nel 2011 che ha sdegnato i musulmani più conservatori. In questo fertile terreno nasce, nel 2010, Sharia4Belgium, un’organizzazione salafita molto attiva su sui social media. Il suo obiettivo: l’instaurazione di un califfato islamico in Belgio. Sciolta nel 2012, l’organizzazione è stata però accusata di agire ancora nell’ombra. Per disincentivare chi desidera recarsi in Siria, le città fiamminghe di Anversa e Vilvoorde hanno cancellato i sussidi e i benefit sociali a 29 presunti jihadisti. Difficile che scoraggino gli aspiranti jihadisti più indottrinati. Come Lucas Van Hessche, 19 anni, originario delle Fiandre, andato a combattere in Siria l’estate scorsa. Il suo messaggio postato ieri su Facebook è inquietante: «Siamo uno Stato che si sta estendendo e che arriverà in Belgio, che lo vogliate o meno»

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