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mentre si lavora al caso dall’Oglio

Allarme terrorismo, Gentiloni: da 1 a 10 in Italia è a 7. Nessun riscatto né scambi per liberare Greta e Vanessa

Da uno a dieci a che livello è lo stato di allarme terrorismo in Italia? «Penso intorno al sette», così il ministro degli Esteri, Paolo Gentiloni, rispondendo a una domanda durante il programma “Ottoemezzo”. E il riscatto per Greta Ramelli e Vanessa Marzullo? «Solo illazioni, l'Italia è contraria al pagamento di riscatti», è «fuori dal mondo» la notizia del pagamento di 12 milioni di dollari ai qaedisti di Jabhat al Nusra per la liberazione delle due cooperanti italiane. «Ricordo che da un anno a questa parte in Siria sono stati liberati 3 italiani e 8 occidentali, francesi, danesi, americani e spagnoli. Basta questa cifra per dire che l'atteggiamento è condiviso», ha spiegato il ministro, che ha negato anche lo scambio con rpigionieri islamici. «Assolutamente no, che io sappia nel modo più assoluto».

L’arrivo delle cooperanti
Greta e Vanessa sono arrivate all'aeroporto militare di Ciampino venerdì mattina alle 4, su un Falcon di Stato decollato dalla Turchia. Sono state accolte dal ministro e sono apparse molto provate. In una saletta dell'aeroporto hanno riabbracciato i loro familiari, arrivati a Roma nella notte. «Sono stati 5 mesi difficili, ma non abbiamo mai subito abusi e violenze - hanno detto -. Siamo state tenute in più prigioni, i carcerieri avevano sempre il volto coperto». Poi sono ripartite per casa: Brembate (Bergamo) per Vanessa, Gavirate (Varese) per Greta.

«Italia contraria a pagare riscatti»
All'ora di pranzo il ministro degli Esteri è andato alla Camera per rispondere, in un’Aula semivuota, alle interpellanze urgenti sulla vicenda. In particolare dalla Lega, che aveva chiesto chiarimenti sul riscatto. Giovedì Matteo Salvini aveva parlato di 12 milioni versati ai terroristi. «Siamo contrari al pagamento di riscatti - è stata la risposta di Gentiloni -. L'Italia in tema di rapimenti si attiene a comportamenti condivisi a livello internazionale, sulla linea dei governi precedenti».

La versione del presidente (leghista) del Copasir
«Dodici milioni di euro per il riscatto sono una cifra buttata lì ad arte per scatenare la reazione dell'opinione pubblica», ha dichiarato al quotidiano online Affaritaliani.it il presidente del Copasir Giacomo Stucchi, che pure è dello stesso partito di Salvini. «La cifra stessa rende poco realistica un'affermazione di questo tipo. È assolutamente troppo alta. Non è mai stata pagata nella storia dei sequestri una cifra di questo tipo. È oltre ogni limite immaginabile», ha aggiunto Stucchi, riferendo che il Comitato si riunisce la settimana prossima: «In quella sede avremo tutti i dettagli dell'operazione».

Le critiche dal Web
Sul web sono rimbalzate critiche alle due volontarie, giudicate «sprovvedute» per essere andate in una zona di guerra in modo avventato, costringendo lo stato italiano a impegnare uomini e mezzi per salvarle. E, in caso di riscatto, anche a finanziare il terrorismo. Una critica dura, che nei sequestri precedenti era rimasta marginale, ma che questa volta ha preso piede.

Il caso Dall’Oglio
«Chi dice che Vanessa e Greta se la sono andata a cercare, ha detto una cosa indegna. Certo hanno fatto l'imprudenza di non comunicare alle autorità che andavano in un paese così pericoloso come la Siria», ha aggiunto Gentiloni a “Ottoemezzo”. Le due volontarie italiane sono comunque partite per una «causa nobilissima». Il ministro ha anche accennato al caso di padre Paolo Dall’Oglio, in mano (probabilmente) ad Al Qaeda da luglio 2013. «Lavoriamo tutti i giorni in silenzio. Non parliamo mai delle vicende in corso. Mi dispiace che sul caso di Dall'Oglio ci siano stati in questi mesi dei depistaggi».

Minniti a Radio24: «Seguiamo le regole internazionali»
Sulla stessa linea della Farnesina anche il sottosegretario alla presidenza del Consiglio con delega ai servizi segreti, Marco Minniti che nel corso di una intervista a Mix24 di Giovanni Minoli su Radio 24, ha provato anche lui a smorzare le polemiche seguite alla liberazione delle due regazzi. «Noi rispettiamo le regole internazionali, come le rispettano i paesi anglosassoni. Naturalmente poi ci sono varie sensibilità, ma noi rispettiamo le regole internazionali e abbiamo anche naturalmente a cuore il grande interesse per la difesa della vita».

Eventuali operazioni «oltre la legge» autorizzate da magistrati
Per Minniti «ci sono delle cose che uno Stato democratico deve fare per difendersi, anche a prescindere dal rispetto millimetrico delle regole. Questo è previsto per legge. E noi sappiamo per legge che possiamo fare operazioni che vadano, tra virgolette, oltre la legge - continua Minniti -. Ma queste operazioni che vanno oltre la legge devono essere autorizzate da coloro che hanno responsabilità politica e in Italia vengono autorizzate dalla magistratura, abbiamo una doppia chiave e questa è una garanzia per la democrazia».

Caos Libia, Italia pronta a coinvolgimento se interviene Onu
Nel corso dell’intervista, Minniti ha parlato anche della situazione in Libia, e ha conferma la disponibilità ad un coinvolgimento dell’Italia «se le Nazioni Unite decideranno di avere un atteggiamento tra virgolette di impegno diretto, di peacekeeping». La Libia, ha ricordato il sottosegretario, «è lo specchio dell'Italia e dell'Europa, se la Libia va bene, va bene l'Italia e l'Europa, se la Libia va male e purtroppo c'è il rischio drammatico di una catastrofe, saranno problemi, insisto, non solo per l'Italia, ma anche per l'Europa». In questo momento, ha poi concluso, «sono in corso dei colloqui a Ginevra per vedere di trovare una soluzione che tenga unita la Libia».

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