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Siria, libere le due italiane rapite

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Siria, libere le due italiane rapite

  • –Marco Ludovico

Greta Ramelli e Vanessa Marzullo sono state liberate. Potrebbero arrivare in Italia stamattina ed essere interrogate in procura a Roma, ma non è ancora detto che andrà così. Palazzo Chigi ha dato la notizia della liberazione nel pomeriggio di ieri e l’annuncio che nella notte sarebbero ripartite con un volo per l’Italia, ma il viaggio che devono affrontare le due ragazze è lungo, complesso e complicato, quindi l’attesa per il rientro potrebbe prolungarsi. Il loro stato di salute, inoltre, è quantomeno provato, di molto, sul piano psicologico. Alla fine, comunque, l’incubo è finito. Non senza strascichi delle solite polemiche sul pagamento di un riscatto innescate però, stavolta, non da indiscrezioni giornalistiche ma da un’attività informativa dell’Isis.

L’annuncio della liberazione è stato dato con un tweet di Palazzo Chigi, che ha così confermato un’anticipazione del canale Al Mubasher della televisione panaraba Al Jazira, secondo il quale le due giovani erano state rilasciate dal Fronte al Nusra, la branca siriana di Al Qaida. Poco dopo è stata il ministro Maria Elena Boschi a dare la notizia alla Camera mentre il presidente del Senato - ora nell’esercizio delle funzioni delPresidente della Repubblica - Pietro Grasso, si è congratulato «per il costante e decisivo impegno di Governo, unità di crisi della Farnesina e servizi di informazione e sicurezza». «L’Italia ha ottenuto due grandi successi: la risoluzione ad amplissima maggioranza del Parlamento Europeo per il rimpatrio dei nostri due marò dall’India e la liberazione in Siria di Vanessa Marzullo e Greta Ramelli» sottolinea il vicepresidente del Copasir Giuseppe Esposito (Ncd-Ucd). Peccato che a guastare la festa sia giunta la tv di Dubai al Aan a ipotizzare che possa essere stato pagato un riscatto di 12 milioni di dollari ai qaedisti anti-Assad del Fronte al Nusra per il rilascio di Greta e Vanessa. La notizia è stata subito rilanciata dal leader della Lega, Matteo Salvini: «Se veramente per liberare le due amiche dei siriani il Governo avesse pagato un riscatto di 12 milioni sarebbe uno schifo!». Si aggiunge Maria Stella Gelmini (Fi): «Mi sembra doveroso chiederci se un eventuale riscatto pagato a dei terroristi non sia una fonte di finanziamento per portare la morte in Europa e altrove. Il governo e il ministro Gentiloni faranno bene a chiarire rapidamente la vicenda». E il titolare della Farnesina, infatti, riferirà proprio oggi alla Camera con un’informativa urgente.

Ma oltre la polemica politica va rilevata la guerra mediatica scatenatasi tra le opposte fazioni islamiste fino a utilizzare l’informazione - o la disinformazione - sulla presunta consegna di un riscatto. A riscontro che l’Isis, in questo caso, non è riuscito a entrare in possesso delle due giovani italiane, ipotesi temuta e non poco dai nostri apparati di sicurezza. Domenica scorsa è stata la giornata decisiva per la svolta.

Il giorno prima, infatti, sarebbe arrivato in Italia un nuovo video, dopo quello pubblicato in rete il 31 dicembre: il segnale positivo che le autorità italiane aspettavano, l’ultima prova che le due ragazze erano in vita e che si poteva procedere alla serie di iniziative concordate per il rilascio. «Supplichiamo il nostro governo di riportarci a casa» era stata la richiesta di Greta Ramelli e Vanessa Marzullo nel video diffuso il 31 dicembre dai loro rapitori.

Alla notizia della liberazione le campane suonavano a festa a Brembate e Gavirate, i paesi di provenienza delle due giovani. «Siamo felicissimi» hanno esultato le famiglie, che hanno ricevuto una telefonata direttamente dal premier Matteo Renzi. Greta e Vanessa, di cui si erano perse le tracce ad Abizmu, una località nei pressi di Aleppo nel Nord della Siria, nel pomeriggio erano ancora in viaggio verso la confinante Turchia.

Adesso, una volta rientrate, le due cooperanti dovranno recuperare, con molta gradualità, cinque mesi trascorsi in condizion durissime. Le informazioni sulle loro condizioni le descrivono come molto provate, in condizioni quasi critiche.

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ANCORA PRIGIONIERI

Padre Dall’Oglio e Lo Porto

Dopo la liberazione di Vanessa Marzullo e Greta Ramelli restano due gli italiani scomparsi all’estero: il cooperante palermitano Giovanni Lo Porto e il gesuita romano padre Paolo Dall’Oglio. Di Lo Porto si sono completamente perse le tracce dal 19 gennaio 2012, quando scomparve nella provincia pachistana di Khyber Pakhtunkhwa. Lo Porto, 39 anni, lavorava per la ong Welt Hunger Hilfe (Aiuto alla fame nel mondo) e si occupava della costruzione di alloggi di emergenza nel sud del Punjab.

Per padre Dall’Oglio, 60 anni, rapito in Siria a fine luglio 2013, le ultime informazioni risalgono a circa un mese fa, quando fonti siriane lo davano per detenuto in una delle prigioni dell’Isis a Raqqa. Una circostanza che non aveva trovato conferme da parte del ministro degli Esteri, Paolo Gentiloni.