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Broker, scattano i primi default

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Broker, scattano i primi default

  • –Marco Valsania

L’IMPATTTO

L’inglese Alpari dichiara

insolvenza; le puntate

al ribasso degli hedge

totalizzavano 3,5 miliardi,

il massimo da oltre un anno

NEW YORK

Decine, centinaia di milioni e forse, a conti fatti, miliardi di dollari di perdite. Società di brokeraggio fallite, oppure sull’orlo del crack da un angolo all’altro del mondo. Colossi bancari, a cominciare da Germania e Gran Bretagna, che si fasciano le ferite. Uno stillicidio di hedge fund e speculatori - ma anche eserciti di risparmiatori e piccoli operatori - con investimenti a rischio o andati in fumo. Autorità di regolamentazione che negli Stati Uniti, in Europa e in Asia cercano affannosamente di monitorare e circoscrivere la crisi.

Le ripercussioni dell’improvvisa e del tutto inattesa decisione della Banca Nazionale Svizzera di cancellare il tetto che da tre anni governava i rapporti del franco nei confronti dell’euro, con la conseguente impennata fin del 30% nella divisa-rifugio elvetica, sono cominciate a emergere ieri cifre alla mano. E' stato un vero «tsunami» su un mercato, quello valutario, calcolato in 3.500 miliardi di dollari di scambi quotidiani, 275 miliardi dei quali in franchi svizzeri. E che senza alcun avvertimento ha visto la liquidità svanire attorno a una grande valuta internazionale.

La carrellata delle vittime si è allungata con il passare delle ore: tra le banche globali esposte al franco, secondo stime del Wall Street Journal, Deutsche Bank avrebbe perso 150 milioni in una giornata. Barclays, forse, fino a cento milioni. Citigroup, secondo indiscrezioni, oltre 150 milioni di dollari. L’americana Goldman Sachs, nel corso della sua conference call sul bilancio trimestrale, ha affermato di non temere «un impatto materiale» ma ha subito avviato un riesame delle prospettive delle valute.

A New York il maggior broker valutario retail, FXCM, ha assistito alla sospensione del titolo in apertura a Wall Street dopo che nel pre-mercato era crollato del 90% all’annuncio che la sua equity era stata ormai spazzata via, negativa per 225 milioni. E che negoziati erano scattati con i regulator della CFTC per capire come ricapitalizzare e salvare la società. Alla ripresa degli scambi FXCM ha bruciato in Borsa il 45 per cento. Poi la finanziaria Jefferies ha deciso di intervenire a sostegno del gruppo con un’iniezione di 200 milioni.

A Londra un altro broker retail, Alpari, è fallito, dichiarando insolvenza per l’impossibilità di coprire i passivi ereditati dai clienti, mentre il rivale IG Group ha denunciato di aver perso quasi 50 milioni in dollari. In Nuova Zelanda la società di trading Global Brokers si è a sua volta arresa cessando ogni attività. Ad aggravare la spirale, hanno avvertito gli operatori, è il forte indebitamento che caratterizza le puntate sulle maggiori valute: spesso il “leverage” è di 50, 100 e anche 400 volte davanti alla prospettiva di limitate oscillazioni. Questo significa che bastano perdite minime per azzerare l’investimento. Il caos generato dal mancato preavviso della Banca centrale svizzera sulla sua azione, nata forse dalla preoccupazione di non poter difendere il tetto in previsione del Quantitative easing della Bce, ha inoltre scatenato ondate di ordini simultanei e spesso automatici, che non hanno potuto essere eseguiti e hanno moltiplicato passivi e tensioni.

Numerosi fondi hedge e speculatori, che avevano scommese negative sul franco, hanno così sofferto una doccia fredda: le puntate al ribasso totalizzavano 3,5 miliardi, il massimo da oltre un anno e mezzo. Stando alla CFTC le posizioni «short» nette sulla divisa svizzera corrispondevano in tutto a 24.833 contratti, comprese le opzioni. Gli hedge globali macro in particolare, che si muovono sulla base delle politiche economiche, hanno gridato al «tradimento», ricordando che ancora pochi giorni or sono la Svizzera aveva promesso fedeltà al tetto sul franco. «Ci sono queste colossali politiche che hanno spinto gli investitori a seguirle, poi le rimuovono e tutti finiamo in grave difficoltà», ha commentato sotto shock Chris Morrison, strategist dell'Omni Macro Fund. Altri hanno semplicemente detto di non aver mai visto nulla di simile in decenni di attività.

Ma non sono soltanto i grandi protagonisti della finanza a essere rimasti scottati. In Giappone il Ministero delle Finanze ha fatto sapere di essere impegnato a verificare quanti risparmi potrebbero essere stati bruciati dai tanti trader individuali del Paese che investono in valuta. E simili riscontri devono ancora arrivare dall'Europa e dagli Stati Uniti.

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Dimensioni del bilancio in percentuale sul Pil nazionale