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Gli svizzeri fanno shopping oltre-confine

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Gli svizzeri fanno shopping oltre-confine

  • –Lino Terlizzi

Lugano

Prima, giovedì e venerdì scorsi, le code agli uffici cambi e agli sportelli delle banche per avere molti più euro di prima, grazie al super franco. Poi ieri, sabato, gli acquisti da parte degli svizzeri nei Paesi confinanti, soprattutto in Germania ma anche in Italia, Austria, Francia. La sequenza ha avuto una precisione da orologio elvetico, a conferma di una delle regole sul maggior potere d’acquisto dovuto a un cambio più favorevole. La decisione della Banca nazionale svizzera, giovedì, sull’abbandono della soglia di cambio di 1,20 franchi 1 euro, ha fatto impennare il franco. La moneta elvetica è arrivata venerdì sera sino a 0,97 per 1 euro. Visto dall’altra parte, sino a mercoledì sera 1 franco valeva 0,83 euro, mentre venerdì sera valeva sino a 1,03 euro, con una differenza di oltre il 20%. Anche considerando le commissioni di uffici e banche e il cambio da queste praticato, il vantaggio per chi ha franchi è evidente.

La mossa a sorpresa della Bns ha avuto tra i suoi effetti le code per cambiare denaro. Code formate sia da frontalieri che lavorano in Svizzera guadagnando in franchi e spendendo poi a casa in euro, sia da residenti che hanno pensato di assicurarsi subito più euro per fare shopping o per fare vacanze più avanti. Giovedì, dopo l’annuncio improvviso della Bns, il Credit Suisse e altre banche hanno dovuto sospendere per una mezz’ora l’attività dei Bancomat, non tanto però per il numero di richieste quanto per poter adeguare il tasso di cambio che stava cambiando molto rapidamente.

Dal Ticino ci sono stati ieri spostamenti per gli acquisti nella zona italiana di frontiera, come al solito e forse un pochino di più. Nessun esodo biblico, ma qualche spostamento più della media anche nella Svizzera tedesca. A Basilea sono state intensificate le corse del tram della nuova linea 8 che porta i residenti in Svizzera nei vicini centri commerciali in Germania. A Zurigo sono stati organizzati alcuni treni supplementari per raggiungere Costanza, in territorio tedesco. Treni non affollatissimi, ma il turismo degli acquisti c’è stato. Intervistati dalla radio svizzera, alcuni viaggiatori hanno detto chiaramente di voler approfittare del super franco per fare acquisti in Germania. Qualcuno ha anche detto di aver cambiato idea sulle prossime vacanze: non più in Svizzera ma in Austria. Era conveniente anche prima fare una parte della spesa o alcune vacanze nei Paesi vicini, ora lo è ancora di più. E se ieri non c’è stato un vero esodo, gli euro messi in tasca probabilmente verranno spesi nella prossima fase.

Al sorriso di molti operatori del commercio nei Paesi confinanti, fa da contraltare la preoccupazione dei loro omologhi in Svizzera, specie nelle zone di frontiera. Anche il pieno di benzina ai distributori svizzeri, tradizionalmente meno caro e dunque oggetto di trasferte dai paesi vicini, a questi livelli di cambio rischia di essere meno interessante. Sono preoccupazioni che si sommano a quelle delle molte imprese elvetiche che vivono soprattutto di export. Consumatori e importatori svizzeri contenti, esportatori elvetici invece arrabbiati. Le esportazioni sono una voce importante del Pil elvetico e ieri il presidente della Banca nazionale svizzera, Thomas Jordan, ha cercato di spiegare il quadro in interviste a giornali elvetici. Il franco è ora nettamente sopravvalutato rispetto al dollaro e all’euro, c’è stata una reazione eccessiva dei mercati, ha detto Jordan. Gli stessi mercati devono progressivamente trovare il loro equilibrio, «cosa che potrà richiedere tempo». Se la la Bns avesse mantenuto la soglia 1,20 con l’euro, «avrebbe rischiato di perdere il controllo della sua politica monetaria di lungo termine», ha aggiunto Jordan. «Eravamo consapevoli delle difficoltà» che la decisione avrebbe generato per le imprese, adesso «l’importante è che l’economia analizzi in modo approfondito la nuova situazione». Jordan ha anche rilevato che un’uscita graduale sarebbe stata impossibile e, riferendosi ancora alle imprese, ha detto che tre anni per potersi adattare «non sono pochi». Parlando dei tassi negativi in vigore ora in Svizzera, Jordan ha spiegato che sono «uno strumento molto efficace», che darà effetti soprattutto col tempo; ogni investitore dovrà infatti chiedersi se non sia troppo caro tenere franchi e se non sarebbe meglio passare ad altre valute. Jordan non si è sbilanciato su eventuali nuove misure della banca centrale. Ed ha detto di ritenere comunque che un controllo dei capitali non sia un’opzione «realista».

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