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Dossier Riforme e Colle, Berlusconi rassicura Renzi

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    Riforme e Colle, Berlusconi rassicura Renzi

    Quella che si apre domani è una settimana di confronti, scontri e soprattutto incontri, preceduta da un prologo probabilmente decisivo sia sul fronte Riforme che sul Quirinale: «Abbiamo preso degli impegni che intendiamo rispettare, come sempre abbiamo rispettato la parola data. E questo vale anche per i tempi e le procedure. Stia tranquillo perciò il presidente Renzi: nessuno farà guerrà sulle riforme».

    Queste le parole con cui Silvio Berlusconi chiude a tutti i tentativi di far saltare il Patto del Nazareno. Una nota secca, che non lascia spazio a interpretazioni: Fi non si tira indietro, darà il via libera all’Italicum e alla riforma del bicameralismo, prima dell’avvio delle votazioni per la successione di Giorgio Napolitano. Berlusconi non vuole essere tagliato fuori dalla partita sul Quirinale. Martedì (o mercoledì) ha già in agenda un faccia a faccia con il leader di Ncd Angelino Alfano. L’obiettivo è presentarsi al tavolo con una posizione unitaria per avere più forza contrattuale. I contatti con Renzi proseguono e non si esclude un incontro nei prossimi giorni. Il premier però prima di svelare le sue carte vuole capire se il Cavaliere è ancora in grado di garantire i voti di Fi.

    Ecco perchè Berlusconi spazza con un tratto di penna le ultime intemerate di Renato Brunetta, il capogruppo di Fi alla Camera, che negli ultimi giorni è tornato a mettere in discusssione il via libera alle riforme e ad attaccare il premier: «Renzi non è il padrone del Parlamento e neppure della sua maggioranza, faccia il leader se ne è capace», ha detto ieri Brunetta al Gr1 sostenendo che anche Berlusconi è «assolutamente» d’accordo con lui. Il leader di Fi invece va su tutte le furie: «Leggo un’ultima agenzia con dichiarazioni dell’on.Brunetta che, a suo dire, io condividerei. È esattamente il contrario. Non sono d’accordo sui giudizi espressi da Brunetta e neppure sulla sua abitudine di attaccare personalmente gli avversari politici. Chiedo a Brunetta di cambiare atteggiamento».

    Nel frattempo a tutti i parlamentari viene inviato un documento (scritto dal capogruppo al Senato Paolo Romani e da Denis Verdini) in cui si ribadisce che «la differenza di opinioni non può spingersi a danneggiare il nostro movimento ed il presidente Berlusconi avvalorando un presunto sostegno di Fi o l’esistenza di fantomatici e oscuri “interessi”» (Beppe Grillo ieri ha parlato di «mercato delle vacche» per il Quirinale). Un documento che prefigura una vera e propria conta in quanto «i sottoscrittori» ribadiscono pieno sostegno» al Patto del Nazareno e al percorso delle riforme portato avanti da Berlusconi. Il problema vero infatti non è tanto il protagonismo di Brunetta. Nonostante il clima meno teso tra Berlusconi e Raffaele Fitto, la quarantina di parlamentari che fa riferimento all’europarlamentare pugliese, di cui una ventina al Senato, ha già preannunciato il proprio «no» all’Italicum e alla riforma costituzionale all’esame della Camera.

    Berlusconi martedì incontrerà nuovamente Fitto, prima della riunione con il gruppo dei senatori. Per minimizzare l’area del dissenso chiederà di fatto un voto di fiducia sulla sua leadership. Lo stesso si ripeterà mercoledì alla Camera. Una riunione a cui ha fatto riferimento anche Brunetta ma che secondo alcune fonti parlamentari potrebbe risolversi in una vera e propria sfiducia al capogruppo azzurro.

    Anche nel Pd le acque restano agitate. La minoranza bersaniana resta sul piede di guerra e ribadisce che non voterà l’Italicum se non cambierà la norma sui capilista bloccati. Al centro però delle fibrillazioni più che le riforme è il nodo Quirinale. «Del clima politico è responsabile soprattutto Renzi, per le scelte che sta compiendo a partire dall'aver voluto sovrapporre la legge elettorale e l'elezione del nuovo presidente della Repubblica, con l'obiettivo di utilizzare ambizioni e aspirazioni di tanti per tenerli sotto schiaffo», attacca il bersaniano Miguel Gotor. Chiaro il riferimento a quanti in queste ore vengono iscritti nella lista dei possibili presidenti: da Walter Veltroni ad Anna Finocchiro, a Piero Fassino. Anche se in pole position continuano ad essere, secondo molti parlamentari, Sergio Mattarella e Giuliano Amato.