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Questo articolo è stato pubblicato il 19 gennaio 2015 alle ore 09:15.
L'ultima modifica è del 19 gennaio 2015 alle ore 22:47.

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«Ci sono state almeno un paio di operazioni» contro il terrorismo condivise dall'Italia «con i servizi segreti degli altri Paesi» di cui non si è ancora avuto notizia. Lo ha rivelato il premier Matteo Renzi nel corso di un'intervista a Quinta Colonna su Rete4.

Oggi si è svolto a Bruxelles un vertice dei ministri degli Esteri europei incentrato sulla risposta alla sfida fondamentalista dopo i fatti di Parigi. Presente al vertice anche il segretario della Lega araba, Nabil Elaraby.«Quello del terrorismo non è un problema tra Occidente e Islam: abbiamo bisogno di un’alleanza coi nostri partner e di dialogo», ha detto l’Alto rappresentante della politica estera Ue, Federica Mogherini, arrivando questa mattina al Consiglio.

Allerta terrorismo massima ovunque
Quella di oggi è la prima riunione dei capi della diplomazia dopo i tragici tre giorni che hanno insanguinato la capitale francese, mietendo 17 vittime, e dopo l’ondata di arresti di jihadisti in mezza Europa. L’allerta terrorismo è massima ovunque, mentre è ancora in fuga Abdelhamid Abaaoud, considerato la mente della cellula jihadista scoperta la settimana scorsa in Belgio, che programmava attentati alla polizia.

Gentiloni: sollecitazione alla Ue perchè sblocchi direttiva Pnr
Nel corso di una conferenza stampa durante una pausa dei lavori, il ministro degli Esteri italiano Paolo Gentiloni ha fatto un bilancio del vertice, sottolineando in particolare la «sollecitazione politica» perchè le istituzioni comunitarie sblocchino al più presto la direttiva sul Pnr, ovvero la banca dati europea sui dati dei passeggeri dei voli aerei. La direttiva Passenger Name Record (Pnr), presentata dalla Commissione europea nel 2011, obbliga i vettori aerei a fornire agli Stati membri i dati dei passeggeri che entrano o lasciano il territorio europeo per contrastare i reati gravi e il terrorismo.

Nessun passo indietro su Schengen, problema è difesa confini esterni
Tra le altre contromisure allo studio, Gentiloni ha citato «'istituzione di attachè per la sicurezza nelle delegazioni Ue dei Paesi a rischio», o la previsione di «un membro permanente arabo nel team della Commissione europea sul terrorismo». Per il resto, la riunione ha fatto emergere la piena convergenza tra i paesi membri sulla necessità di non fare passi indietro sulla normativa Schengen e sulla lberta di circolazione dei cittadini europei. «Il problema» non è l'abolizione delle «frontiere interne a Schengen» per contrastare il pericolo del terrorismo in Europa, «ma come rafforzare i controlli per il flusso di ritorno alle frontiere esterne verso l'area di Schengen da parte dei foreign fighters».

Foreign fighters nel mirino
Sotto la lente dei ministri il pericolo dei foreign fighters, i “combattenti” in Siria e in Iraq che tornano nei Paesi europei da cui sono partiti. Nessuna decisione in programma, ma il Consiglio ha esaminato una serie di opzioni in vista del vertice sul terrorismo del 12 febbraio. Il ministro degli Esteri Usa John Kerry ha annunciato che prenderà parte giovedì a Londra alla riunione della coalizione anti-Isis, che si concentrerà sugli «sforzi congiunti per indebolire e sconfiggere» il gruppo militante che controlla vaste aree di Siria e Iraq.

Gentiloni: si lavora a una risposta unita
«Si lavora a una risposta unita dell’Unione europea alla sfida del terrorismo islamico», ha sottolineato il ministro degli Esteri italiano Paolo Gentiloni. «Una risposta che deve essere fatta assieme con la stragrande maggioranza dei Governi e delle opinioni pubbliche islamiche». «Bisogna andare avanti - ha continuato - verso uno sforzo di maggiore condivisione delle informazioni, soprattutto per quelle che riguardano i passeggeri aerei, ma in generale di intelligence. Poi serve anche un importante impegno sul fronte politico e culturale». Sul Passenger name record, l’accesso alle liste passeggeri di tutti i voli, il ministro ha detto di aspettarsi «una importante presa di posizione politica»: «Bisogna trovare un punto di equilibrio tra privacy e sicurezza ma serve mettere al primo posto la sicurezza senza rinunciare alle libertà europee».

L’Ue ricorre contro esclusione Hamas da lista terrorismo
All’inizio della riunione, come ha reso noto la portavoce del Consiglio europeo Susanne Kiefer, è stato deciso di presentare ricorso contro il verdetto del Tribunale dell’Unione europea di escludere Hamas, il movimento islamico palestinese, dalla lista delle organizzazioni terroristiche dell’Ue. Un ordine, quello del tribunale, arrivato il 17 dicembre scorso e salutato con favore da Hamas. Che oggi protesta attraverso il suo portavoce Sami Abu Zuhri: «L’insistenza dell’Ue di voler mantenere Hamas nell’elenco delle organizzazioni terroristiche è una decisione immorale e riflette l’assoluto pregiudizio europeo in favore dell’occupazione israeliana».

In agenda anche la guerra in Ucraina
All’ordine del giorno c’era anche la questione ucraina, dopo la ripresa delle violenze: la strategia sembra sempre essere quella di sanare le divisioni con la Russia, sotto sanzioni da molti mesi per il suo ruolo nel conflitto a Est. Un documento preparato da Mogherini e fatto circolare la scorsa settimana chiede ai ministri di considerare «possibili elementi per un selettivo e graduale re-ingaggio» con Mosca, alla luce di preoccupazioni condivise, ad esempio sull’Isis e la Siria. Ma sono già piovute critiche. «Rischia di inviare il messaggio sbagliato», ha commentato un diplomatico all’Afp.

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