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Argentina, molti dubbi sulla morte del pm Nisman. Proteste in piazza

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il magistrato anti-kirchner

Argentina, molti dubbi sulla morte del pm Nisman. Proteste in piazza

I risultati preliminari dell'autopsia effettuata ieri sera sul corpo del procuratore argentino Alberto Nisman propendono verso l'ipotesi del suicidio, pur senza dissipare i dubbi su una morte che, quanto meno per la tempistica, resta sospetta. «Nessun intervento esterno» afferma il referto autoptico.

Alberto Nisman, 51 anni, è stato ritrovato morto nel bagno del suo appartamento, ucciso da un solo colpo di pistola alla testa. A terra, vicino al corpo, è stata ritrovata una calibro 22. La porta dell'appartamento era chiusa dall'interno.

Il magistrato che indaga sulla morte, Viviana Fein, ha dichiarato di essere in attesa dei risultati di altri test «per poter escludere con certezza qualsiasi altra ipotesi», riporta la Bbc. La giudice ha escluso il movente del furto, ma ha precisato che non è stato ritrovato alcun messaggio scritto da Nisman nell'appartamento, mentre altre testimonianze di persone che erano al fianco del procuratore anche poche ore prima della sua morte, escludono che pensasse al suicidio.

Il magistrato era responsabile dal 2004 di un'inchiesta sull'attentato contro il Centro ebraico di Buenos Aires nel 1994, costato la vita ad 85 persone. La settimana scorsa Nisman aveva chiesto di indagare sulla presidente Kirchner, sospettata di aver cercato di intralciare le indagini per coprire l'Iran. Avrebbe dovuto essere ascoltato oggi in Parlamento per riferire sulle sue indagini.

E proprio la presidente argentina, con una lunga lettera, ha sollevato interrogativi inquietanti sulla fine del magistrato inquiente. «Cos'è che porta una persona alla terribile decisione di togliersi la vita?», scrive Kirchner, ripercorrendo la «storia troppo lunga, troppo pesante, troppo dura e soprattutto molto sordida» dell'inchiesta sull'attacco contro l'associazione ebraica Amia, segnata per anni dalla «confusione, la tergiversazione, la scomparsa o l'apparizione di prove», e difendendo la sua gestione del caso, perfino riguardo al discusso memorandum di intesa firmato nel 2013 con l'Iran.

Dopo aver ricordato le «molte irregolarità dell'inchiesta», la presidente propone una serie di domande speculative sugli ultimi giorni di Nisman, suggerendo che la presentazione della denuncia nella quale è accusata di aver negoziato l'impunità degli imputati iraniani sarebbe stata decisa da qualcun altro, che forse avrebbe preparato il dossier al pm. Kirchner segnala anche la coincidenza fra gli attacchi jihadisti a Parigi, una serie di titoli di prima pagina del quotidiano Clarin, arcinemico del suo governo, e il ritorno inatteso di Nisman dalle ferie per presentare la sua denuncia, chiedendo che la giustizia ne tenga conto nelle sue inchieste.

Eppure nel Paese sono proseguite fino alla tarda sera di ieri le proteste dopo la morte del magistrato. Le manifestazioni, convocate attraverso i social media, hanno visto migliaia di persone radunarsi a Plaza de Mayo e in altre zone di Buenos Aires, oltre a molte città come Mendoza, Salta, Cordoba e Santa Fe. Con lo slogan «Yo soy Nisman» che fa il verso al «Je suis Charlie» di solidarietà alle vittime della strage di Parigi, i manifestanti hanno urlato e battuto coperchi e pentole (i tradizionali «cacerolazos») per chiedere che sia fatta piena luce sulla morte del pm. Molto gettonato anche l'hashtag 19E (19 gennaio), dalla data del decesso del magistrato.

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