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Le «Popolari» fanno il 20% del credito europeo

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Le «Popolari» fanno il 20% del credito europeo

  • –Andrea Franceschi

LE PERFORMANCE

Secondo la Eacb, il settore

durante la crisi 2008-2012

ha registrato un aumento della clientela del 5%, mentre

i depositi sono saliti del 28%

Forti radici nel territorio di origine e una governance fondata sul principio “una testa, un voto”. Questi sono i cardini dell’industria del credito cooperativo. Un sistema che da oltre un secolo è ancora una delle colonne portanti dell’economia europea. La European Association of Cooperative Banks (Eacb), la principale organizzazione del settore, stima che ad oggi nel Vecchio Continente operino 3700 banche di credito cooperativo che danno lavoro a 850mila persone e hanno circa 215 milioni di clienti. L’associazione stima che il settore abbia in mano il 20% del mercato bancario retail.

Una percentuale dietro cui si celano numeri molto diversi da Paese a Paese. In Francia ad esempio gli istituti di credito cooperativo hanno in mano il 45% del mercato. Numeri che si spiegano con le dimensioni delle tre maggiori “popolari”: Crédit Agricole, Bpce e Crédit Mutuel che messe insieme hanno un giro d’affari annuo che sfiora i 53 miliardi di euro. Credit Agricole, stando alla banca dati S&P Capital IQ, ha asset a bilancio per 1500 miliardi di euro. Numeri che la accomunano più a una grande banca di investimento che a una piccola cassa di risparmio. È formalmente una banca di credito cooperativo anche il colosso olandese Rabobank che ha ricavi annui per 8,7 miliardi di euro e ha in mano il 40% del mercato bancario olandese.

I numeri dell’Eacb sulla performance delle banche di credito cooperativo nel quinquennio della crisi 2008-2012 sono sorprendentemente positivi. Il settore ha sperimentato un incremento del 5% della clientela, il numero dei soci è cresciuto del 4,5% mentre il valore dei depositi è cresciuto del 28 per cento. Una performance che un recente studio della società di consulenza Oliver Wyman attibuisce alla capacità di molti di questi piccoli istituti di credito di conservare la «fiducia» dei clienti per via del sostegno all’economia del territorio che sono riusciti a mantenere anche negli anni della recessione.

Certo un conto sono i numeri complessivi, un altro le singole storie. E in questo capitolo non sono mancate le batoste della crisi. È il caso soprattutto della Spagna che ha dovuto fare i conti con lo scoppio della bolla immobiliare che ha lasciato morti e feriti, sia tra le banche controllate dagli enti pubblici, che tra le cajas rurales di tipo cooperativo. Pesantemente colpite dalla crisi dei “mutui subprime” del 2007-2008 poi sono state poi le Landesbank tedesche, che non hano la governance delle cooperative, ma che hanno un modello di business molto simile in quanto fortemente concentrate sull’economia locale. Negli anni d’oro della finanza speculativa fecero incetta di titoli tossici e quando la bollà scoppiò ne furono travolti. Dovette intervenire il governo tedesco. Il conto totale del salvataggio sarebbe stato di 23 miliardi di euro.

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