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Renzi: operazioni con altri Paesi

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Renzi: operazioni con altri Paesi

  • –Marco Ludovico

ddl anti-terrorismo

Oggi il pacchetto dovrebbe avere il via libera del Consiglio dei ministri: fino

a dieci anni di carcere

per i foreign fighters

ROMA

«Ci sono state almeno un paio di operazioni» contro il terrorismo condivise dall’Italia «con i servizi segreti degli altri Paesi», di cui non si è ancora avuto notizia. Lo ha rivelato il premier Matteo Renzi nel corso di un'intervista a Quinta Colonna, su Rete4. E oggi al Consiglio dei ministri convocato a Palazzo Chigi dovrebbe essere approvato - dopo mesi di attesa e rinvii - il disegno di legge antiterrorismo messo a punto dai tecnici dal ministro dell’Interno Angelino Alfano insieme a quelli del ministero della Giustizia. Il condizionale è d’obbligo perché fino a ieri sera non era noto l’ordine del giorno della riunione; ma dopo i fatti di Parigi l’ok al provvedimento sembra ormai scontato. Il testo era nato a ottobre come decreto legge dopo l’allarme lanciato in Parlamento sull’Isis. Ma poi a Palazzo Chigi c’è stata freddezza sul ricorso alla normativa d’urgenza: a meno di sorprese dell’ultimo momento, alle Camere il governo chiederà, al massimo, una corsia preferenziale. Un paradosso, visto che mai come in questo caso ci sono i requisiti di straordinaria necessità e urgenza. Ma è anche vero che un decreto legge, oggi, potrebbe essere d’intralcio alla sessione parlamentare per l’elezione del nuovo capo dello Stato.

Il provvedimento si concentra nella punibilità dei sistemi di reclutamento dei combattenti: commette reato non più solo il reclutatore di potenziali terroristi, ma anche chi decide di seguire la dottrina eversiva. Si introduce la possibilità di applicare una pena fino a dieci anni di carcere per chi va a combattere nei teatri di guerra: le ultime stime indicano 59 foreign fighters passati per l’Italia. C’è poi una nuova ipotesi di reato destinata a punire l’organizzazione, il finanziamento e la propaganda di viaggi finalizzati al compimento di condotte con finalità di terrorismo. E le pene previste per questo reato si applicano anche al soggetto che acquisisce autonomamente o da terzi istruzioni sull’utilizzo di esplosivi, armi, sostanze chimiche o nocive, così come sulle tecniche per compiere atti di violenza o di sabotaggio. Scatta anche un intervento sul terrorismo online. Con la previsione di aggravanti di pena se i reati di istigazione e apologia dell’eversione sono commesse attraverso strumenti informatici o telematici.

Sul fronte della lotta al terrorismo è probabile, poi, che nei prossimi giorni Alfano decida altre espulsioni dopo le nove rese note negli ultimi giorni: il meccanismo, in attesa di nuove norme, resta al momento il più rapido ed efficace per allontanare soggetti minacciosi, non tanto per attacchi o attentati - non risulta alcuna ipotesi del genere - ma soprattutto per attività di avvicinamento, di militanza e proselitismo dell’Isis.

Resta invece ancora appesa la questione di 1.250 militari estromessi dall’operazione “Strade sicure” per carenza di fondi, cui si aggiunge quella di altri 3mila soldati impiegati con risorse sufficienti solo fino a marzo. Mentre per tutto il 2014, quando l’emergenza terrorismo era inferiore, “Strade sicure” ha avuto 4.250 militari impiegati. Possibile che ne discuta il Consiglio dei ministri, è certo questione che interessa anche il ministro della Difesa, Roberta Pinotti, e i numeri uno della Polizia di Stato, Alessandro Pansa, e dell’Arma dei Carabinieri, Tullio Del Sette.

Non si placa, poi, la polemica sulla liberazione di Greta Ramelli e Vanessa Marzullo, le due cooperanti rapite in Siria cinque mesi fa e liberate giovedì scorso. «Contropartite ci sono sempre quando uno riesce a liberare ostaggi, ma non sempre sono di tipo economico» ha detto il presidente del Copasir Giacomo Stucchi a SkyTg24. «Rispetto ai 12 milioni ipotizzati - ha aggiunto - la cifra di solito è molto inferiore. Bisogna avere la consapevolezza che pagare è come un cane che si morde la coda. Si possono utilizzare altre strade, si danno aiuti - sottolinea Stucchi - se io faccio capire di essere disponibile a pagare, poi le persone in quelle aree diventano bancomat per terroristi». Il presidente del Copasir ha poi reso noto che «col Governo c’è condivisione sulla necessità di destinare più risorse all’intelligence, per avere nuovi agenti e attrezzature informatiche per controllare sul web milioni di post e blog».

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