Italia

Ucciso pm, indagava su Kirchner

  • Abbonati
  • Accedi
(none)

Ucciso pm, indagava su Kirchner

  • –Roberto Da Rin

L’accordo sospetto

Il procuratore era al lavoro sulle coperture

del Governo di Buenos Aires

all’Iran, responsabile di un attentato antiebraico nel 1994

Avrebbe dovuto essere un’audizione molto attesa quella in programma ieri a Buenos Aires. Ma non si è tenuta. Il relatore, ossia il procuratore argentino Alberto Nisman, è stato trovato morto nel bagno del suo appartamento di Buenos Aires.

Un’audizione importante, dato che Nisman, 51 anni, due figlie, avrebbe dovuto presentare, davanti al Parlamento, gli elementi in base al quale la scorsa settimana ha accusato il presidente Cristina Fernandez de Kirchner e il ministro degli Esteri, Hector Timerman, di aver tenuto segreto un accordo con Teheran e occultato alcune prove di una strage.

La storia è vecchia ma non è mai stata chiarita: si tratta di un’inchiesta sull’attentato contro il Centro ebraico Amia di Buenos Aires, avvenuto nel 1994 e costato la vita a 85 persone. L’Iran è stato definito il mandante intellettuale della strage e solo 21 anni dopo il procuratore argentino, Alberto Nisman, avrebbe fornito prove importanti e una svolta decisiva.

Il rapporto tra Nisman e il kirchnerismo al potere in Argentina è complesso. Ad affidargli l’inchiesta fu proprio l’ex presidente Nestorchner, nel 2004. Due anni di tempo e il pm chiese, e ottenne, un mandato di arresto contro alcuni ministri iraniani.

Le tracce seguite dal procuratore di Buenos Aires portavano a Teheran, “mandante intellettuale” e agli Hezbollah libanesi “braccio esecutivo” della strage.

I rapporti di Nisman con la Casa Rosada ebbero però un corto circuito nel 2013, dopo la firma di un controverso, e mai chiarito, memorandum tra il governo peronista della Kirchner e la Repubblica islamica. L’accordo sporco che Nisman aveva prefigurato era questo: il governo argentino avrebbe negoziato con l’Iran l’impunità dei mandanti (cinque iraniani) in cambio di petrolio a prezzi agevolati.

In altre parole l’obiettivo di Teheran era quello di ottenere, proprio grazie all’accordo, la cancellazione degli ordini di cattura emessi dall’Interpol. In sostanza, l’accusa al governo argentino era quella di aver trattato l’impunità di Teheran.

«Dalle prime indagini - si legge sul quotidiano argentino Clarin – risulta che Nisman sia morto per un colpo alla testa provocato da una pistola di piccolo calibro ». Allo stesso giornale argentino, pochi giorni fa, Nisman aveva dichiarato: «Posso uscirne morto da quest’inchiesta».

La procuratrice argentina Viviana Fein, incaricata di indagare sulla morte del collega Nisman, ha dichiarato che non è ancora possibile stabilire cosa sia accaduto. Rispondendo alle domande dei media, Fein ha chiesto «prudenza», sottolineando di non potere affermare ancora se si tratti di suicidio o no. «Non voglio azzardare alcuna ipotesi», ha aggiunto, chiedendo di aspettare che venga eseguita l'autopsia.

Deputati del governo e dell’opposizione avevano annunciato che avrebbero assistito all’esposizione del procuratore Nisman, che aveva esplicitamente chiesto una riunione in Parlamento a porte chiuse, così da presentare gli argomenti della sua accusa, che avrebbe contenuto informazioni riservate dei servizi di intelligence.

Membri del Fronte per la Vittoria, partito della presidenta Kirchner, avevano invece chiesto che si svolgesse «a porte aperte e trasmessa in televisione». Ipotesi esclusa dall’opposizione, secondo cui il kirchnerismo «cerca di mettere a tacere» il procuratore.

A rendere ancora più inquietante la vicenda, va menzionato l’avvicendamento dei vertici dei servizi segreti argentini, defenestrati da Cristina Fernandez poche settimane fa. Una vendetta dell’uomo forte dei servizi, Antonio Horacio Stiuso, secondo alcune fonti argentine. Una spy story in piena regola.

© RIPRODUZIONE RISERVATA