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Obama sfida i Repubblicani

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Obama sfida i Repubblicani

  • –Mario Platero

GAP DA COLMARE

Il programma prevede misure per aiutare

la classe media

L’opposizione è contraria

all’aumento delle aliquote

New York

Ieri notte Barack Obama, parlando dal podio del Parlamento, riunito in solenne seduta plenaria, ha sfidato i repubblicani, ha pronunciato un discorso dedicato alla classe media, contro la sperequazione e con una promessa: nei due anni che gli restano chiuderà quel gap, quella insoddisfazione di fondo che riguarda una maggioranza di americani che legge di una ripresa economica a tutto gas ma ha l’impressione di non viverla.

«La ripresa c’è, siamo in un risorgimento economico – ha detto il presidente americano nel suo discorso al quale lavorava da oltre due settimane - vi diranno che l’economia va male, ma siamo in pieno risorgimento economico e dunque non lasciatevi ingannare». Poi ha aggiunto: «Dobbiamo solo far sì che i benefici della crescita siano condivisi da tutti». È sulla base di questo preambolo che il presidente, al suo sesto discorso sullo stato dell’Unione, il primo davanti a una maggioranza repubblicana, ha costruito gran parte del suo messaggio, formulando, come aveva promesso nei giorni scorsi la proposta per una riforma fiscale che dovrebbe aumentare le tasse per i più ricchi; di un’azione per ridurre ulteriormente il costo dei mutui per la prima casa per coloro che si trovano ancora in difficoltà economiche; per consentire ai più poveri di andare gratis all’università senza necessariamente essere i più bravi.

Obama ha anche parlato di Cuba del fatto che da sabato scorso gli americani possono finalmente viaggiare con maggiore facilità all’Avana; ha parlato delle sfide di politica estera, da quelle della Russia in Ucraina a quelle dell’Isis a quelle del “terrorismo in casa” di matrice estremista islamica. Ha ricordato che l’ebola va combattuta e che l’America ha già fatto la sua parte; ha chiesto a israeliani e palestinesi di riprendere il dialogo e all’Iran di accettare «un accordo equo per eviatre una corsa all’armanento nucleare».

Ma i temi forti, i temi centrali, come succede del resto nella norma in un discorso sullo Stato dell’Unione, sono stati di politica interna e soprattutto di economia. Sul piano politico, la scelta di Barack Obama ieri notte è stata chiarissima: mentre a parole diceva di volere lavorare con i suoi avversari politici in controllo della maggioranza, nella sostanza dimostrava di voler ignorare il voto di novembre che lo ha bocciato per rilanciare i temi cari ai democratici, oltre a quelli già menzionati, redistribuzione del reddito, spese infrastruttruali, e, soprattutto aumenti delle tasse per i più ricchi. E forse i fatti gli hanno dato ragione. Dopo due settimane di “anteprime” sul discorso, in varie parti nel Paese, il presidente ha raccolto ieri un sondaggio per la prima volta in molti mesi favorevole: il 41% nel sondaggio della NBC/ Wall Street Journal ritiene che l’economia stia andando meglio e il 50% ha espresso un’opinione favorevole del presidente.

Ma veniamo ai dettagli. Attraverso una combinazione di minori deduzioni fiscali, maggiori tasse su certi guadagni di capitale, limiti a quel che si potrà fare con “trust” ereditari, Obama ha annunciato che il cambiamento al codice fiscale che vuole introdurre consentirà di aumentare per 320 miliardi di dollari le entrate dello stato e consentirà allo stesso tempo di ridurre le tasse per la classe media per 175 miliardi di dollari. La proposta è di aumentare le deduzioni possibili per ciascun figlio a carico, una inziativa che fra l’altro piace ai repubblicani. Loro però vorrebbero introdurla senza aumentare le tasse per i piu ricchi. Fra le deduzioni per la classe media Obama prevede 500 aggiuntivi per quelle famiglie in cui entrambi i genitori lavorano. Obama vorrebbe aumentare l’aliquota sui guadagni di capitale dal 23,8 al 28% per coloro che hanno redditi superiori ai 500mila dollari all’anno e vorrebbe imporre delle tasse speciali sulle grandi banche.

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