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    Quirinale, Alfano: con Berlusconi candidato comune . Il Cavaliere: è Antonio Martino

    Silvio Berlusconi  e  Angelino  Alfano (Agf)
    Silvio Berlusconi e Angelino Alfano (Agf)

    «Abbiamo deciso tre cose: la prima è che indicheremo un candidato comune al Pd e a Renzi. Faremo insieme sempre una valutazione comune sui candidati che ci propongono loro e da subito mettiamo in comunicazione i nostri gruppi per organizzare il lavoro». Angelino Alfano, leader Ncd e ministro dell’Interno, ha sintetizzato così il vertice con Silvio Berlusconi che si è tenuto nel pomeriggio sul nodo del Quirinale. Soddisfatto il Cavaliere: «L’incontro è andato bene». E anche se tutti si sono affannati a negare che siano stati fatti nomi, Berlusconi - ai deputati azzurri che ha incontrato subito dopo - il nome del candidato dei moderati lo ha fatto: l’ex ministro della Difesa Antonio Martino, tra i fondatori di Forza Italia, quello che «ha la tessera numero due».

    Martino, il «candidato di bandiera»
    La strategia illustrata da Berlusconi ai deputati è semplice: per i primi tre scrutini si voterà un candidato di bandiera, poi dal quarto scrutinio si convergerà sul nome condiviso con il Pd. Martino, dunque, dovrebbe servire ai moderati anche per “contarsi”. Il diretto interessato, interpellato da Giuseppe Cruciani alla Zanzara su Radio24, è sembrato completamente all’oscuro: «Io candidato? Non so nulla, mi sembra uno scherzo da prete». Ma sul piano del Cavaliere già sono fioccate le perplessità. A parlare l’ex alleato Fabrizio Cicchitto, oggi Ncd: «Reputo che la cosa più saggia per l’area di centrodestra e di centro alle prime tre votazioni per il presidente della Repubblica sia votare scheda bianca».

    Il Cavaliere ai fittiani: cambiate linea o cambiate strada
    Berlusconi dovrà vedersela anche con la fronda interna capeggiata da Raffaele Fitto, che non sembra arretrare. «La linea scelta è quella di obbedienza cieca a Renzi», ha accusato l’eurodeputato che anche oggi ha riunito i suoi. Con loro il Cavaliere ha usato i toni più duri, invitandoli a «cambiare linea oppure a cercare un’altra strada» e accusandoli di stare indebolendo il partito.

    Alfano: deciso il metodoper consultazione permanente
    Nel Nuovo Centrodestra prevale la cautela. Alla riunione «non è stato fatto nessun nome», ha precisato Alfano a chi gli chiedeva se il centro-destra confermasse la terna Casini-Mattarella-Amato. «Abbiamo fatto passi avanti ma aspettiamo che si concludano questi delicatissimi giorni in Parlamento sulle riforme e sulla legge elettorale», si è limitato ad affermare. Gli ha fatto eco Gaetano Quagliariello, coordinatore nazionale del partito: «Non sono stati fatti nomi, né messi dei veti. Sono stati stabiliti i tempi per una consultazione permanente sul Colle che passerà attraverso i nostri gruppi. L’obiettivo è far valere tutta la nostra forza politica». Sulla stessa linea Lorenzo Cesa, segretario nazionale dell’Udc: «No, non c’è stato nessun nome, abbiamo parlato di metodo».

    Fi in maggioranza? Alfano non si sbilancia, Guerini esclude
    Alla domanda se il riavvicinamento tra Ncd e Fi sia un preludio per un ingresso di Berlusconi nella maggioranza, Alfano non si è sbilanciato: «Oggi abbiamo parlato solo del presidente della Repubblica, non c’è stata una discussione politica. Certo, questa posizione comune sul nuovo capo dello Stato e quanto fatto da Fi su riforme e legge elettorale ha certamente un significato». Più diretto il capogruppo azzurro a Palazzo Madama, Paolo Romani: «È assolutamente prematuro. C’è una maggioranza sulle riforme in cui Fi è decisiva». Ma a frenare l’ipotesi è intervenuto il vicesegretario del Pd, Lorenzo Guerini: «Non c’è nessun cambio della maggioranza di governo: Forza Italia è all’opposizione e ci resterà, anche dopo il voto del Quirinale. Un conto sono le riforme e un altro l’attività di governo».

    Da lunedì il Pd lancia le consultazioni
    Renzi dal canto suo ha annunciato dal Forum di Davos che lunedì cominceranno le consultazioni del Pd con tutti gli altri partiti per arrivare a una proposta ufficiale all’assemblea dei grandi elettori dem entro 24 ore dalle votazioni, fissate alle 15 di giovedì 29 gennaio. La sfida che il premier ha davanti è duplice: da un lato tenere fede al Patto del Nazareno, dall’altro lato limitare al minimo i franchi tiratori nel Pd, proponendo per il Colle un nome che tenga unito il partito.

    Completo il quadro dei 58 grandi elettori: 33 del centrosinistra
    Intanto è praticamente completo proprio il quadro dei 58 “grandi elettori” espressi dalle Regioni (in Emilia Romagna le votazioni sono previste lunedì, quindi i nomi sono quelli relativi alle previsioni) che parteciperanno all’elezione del capo dello Stato. L’area del centrosinistra può contare su 33 voti (30 del Pd, più due autonomisti eletti oggi in Trentino e il governatore delle Marche, Gian Mario Spacca), più il governatore della Puglia, Nichi Vendola (Sel). Più frastagliata la compagine di centrodestra, con 11 grandi elettori di Forza Italia, 3 di Ncd, 2 dell’Udc, 1 di Fdi e 2 rappresentanti di liste di centrodestra. Infine dovrebbero essere tre i rappresentanti della Lega Nord, se oltre a Zaia e Maroni verrà indicato anche il consigliere dell’Emilia Romagna. Chiudono la compagine Augusto Rollandin dell’Union Valdotain e, per la prima volta tra i grandi elettori, anche un Cinque Stelle, eletto nel Lazio.




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