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Dossier Per il premier Fi essenziale, ora la quadra nel Pd

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    Per il premier Fi essenziale, ora la quadra nel Pd

    (LaPresse)
    (LaPresse)

    «Io ho sempre sostenuto e continuo a sostenere che ci siano le condizioni per eleggere al quarto tentativo il presidente della Repubblica al quarto scrutinio. Vedremo chi ci vorrà stare e chi no, ma non c'è collegamento tra il Colle e l'Italicum». Matteo Renzi continua a mostrarsi sereno sulla partita del Quirinale, partita che inizierà giovedì 29 nel pomeriggio.

    Lunedì si entrerà nel vivo con le consultazioni con i gruppi parlamentari (come anticipato ieri dal Sole 24 Ore) che culmineranno martedì nell'incontro con il gruppo di Fi. Lì Renzi e Berlusconi si troveranno di nuovo faccia a faccia per chiudere il cerchio prima dell'assemblea dei grandi elettori del Pd durante la quale dovrebbe essere ufficializzato il nome prescelto. Proprio questo timing tuttavia, considerando che un primo importante incontro a Palazzo Chigi c'è giù stato lunedì tra Renzi e Berlusconi, è messo in discussione dalla minoranza del Pd che ieri ha voluto dare un segnale di forza riunendosi in 140 a Montecitorio.

    Ma per Renzi - come ha ben dimostrato anche ieri il voto in Senato sull'emendamento Esposito che contiene tutte le novità introdotte all'Italicum (a partire dal premio alla lista e dal sistema misto di capilista bloccati e di preferenze per gli altri) - non si esce né si può uscire dal solco del Nazareno. «In questo momento il più grande ostacolo alle riforme viene dal mio partito, loro pensano di fermarmi ma si sbagliano di grosso...», ripete anche da Davos il premier ai suoi. E conti alla mano, è la riflessione, i “malpancisti” risultano ininfluenti. Renzi non nasconde certo la sua irritazione verso il tentativo «strumentale» della minoranza di mettergli i bastoni tra le ruote. Tuttavia ciò non toglie che il leader del Pd sia consapevole che sul Quirinale, per evitare che i 140 di ieri si ritrasformino nei 101 che affossarono Prodi meno di due anni fa, gli è necessario trovare la maggiore unità all'interno del suo partito. Nelle prossime ore, prima che inizino le consultazioni ufficiali con i gruppi parlamentari lunedì mattina, Renzi incontrerà Bersani - con il quale contatti ci sono già stati e ce ne sono - per assicurarsi il sostegno dell'ex leader democratico. Che se non è il punto di riferimento di tutti i 140 riunitisi ieri (c'erano infatti anche Gianni Cuperlo, Pippo Civati, Rosy Bindi e altri pasdaran), sicuramente lo è per un centinaio di loro.

    E allora, per capire come la rosa dei nomi circolati in questi giorni si assottiglia, conviene partire dai desiderata incrociati della minoranza del Pd e di Berlusconi. Se è vero che Berlusconi ha posto nuovamente il veto su Sergio Mattarella, che sarebbe invece graditissimo alla minoranza del Pd, e se è vero che lo stesso Berlusconi ha posto il veto sui ministri in carica (leggi Pier Carlo Padoan) e ha detto che vuole un politico e non un tecnico alla Sabino Cassese o alla Ugo De Siervo, restano un paio i candidati in campo. Dando per scontato che la folta minoranza del Pd non voterebbe mai il leader centrista Pier Ferdinando Casini (il quale per la verità sarebbe indigesto anche alla maggioranza), i nomi che sulla carta possono unire sia minoranza del Pd che Fi sono solo due: Giuliano Amato e Anna Finocchiaro. Il primo ha dalla sua lo standing internazionale, la seconda il fatto di essere la prima possibile donna al Quirinale. Ma si sa che lo stile preferito di Renzi è il last minute. E ormai anche i suoi non escludono più che ci sia una carta coperta che alla fine il premier tirerà fuori in barba a tutte le rose.

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