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Il premier Abe: atto imperdonabile e oltraggioso

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Il premier Abe: atto imperdonabile e oltraggioso

TOKYO – Era ormai mezzanotte a Tokyo quando è arrivata la notizia shock del nuovo video rilasciato su Internet dai militanti dello stato islamico, in cui la voce del giornalista rapito Kenji Goto annuncia l'esecuzione dell'altro ostaggio giapponese, Haruna Yukawa (con l'immagine della testa mozzata), con una nuova richiesta: la liberazione di una terrorista detenuta in Giordania, Sajida Al-Rishawi.

Il governo giapponese ha immediatamente rilasciato alcune dichiarazioni, stigmatizzando l'accaduto e tornando a chiedere la liberazione di Goto. “Un atto imperdonabile e oltraggioso”. Così il premier giapponese Shinzo Abe ha definito il nuovo video rilasciato dai jihadisti dell'Isis nel quale si vede uno dei due giapponesi sequestrati dallo Stato islamico che mostra la foto del compagno che sarebbe stato decapitato. Abe ha poi chiesto il “rilascio immediato” dell'altro ostaggio. Una riunione ministeriale è stata convocata a tarda notte.

L'ultimatum di 72 ore (con la richiesta di un riscatto da 200 milioni di dollari) era scaduto da un giorno e mezzo. Una doppia esecuzione non sarebbe arrivata come una sorpresa. Invece l'Isis ha dimostrato ancora una volta la lucidità della sua strategia mediatica, iniziando con l'uccisione di un solo ostaggio e aggiungendo una richiesta che mette in difficoltà il governo arabo che sta ospitando l'unità di crisi istituita dal governo giapponese. Finora invece l'Isis aveva preso di mira solo il governo giapponese, legando la minaccia di decapitare gli ostaggi alla missione in Medio Oriente in cui il premier Shinzo Abe aveva promesso aiuti per 200 milioni di dollari per i Paesi sotto pressione dell'Isis. Tra le novità, c'è il fatto che il video presenta solo foto e audio, e non immagini in movimento; che l'oggetto del ricatto sia stato cambiato e che la donna detenuta in Giordania (che rischia l'esecuzione) sembrava legata ad Al-Qaeda.

Mentre la crisi quindi si prolunga e si allarga, il governo di Abe ha cominciato a essere sottoposto a forti critiche. Se la Giordania è ora costretta a pentirsi di aver dato ospitalità all'unità di crisi giapponese guidata da un viceministro degli esteri, proprio la scelta di Amman come sede è stata giudicata da vari osservatori assolutamente sbagliata: molto meglio sarebbe stato piazzarla in Turchia, Paese che anche nel recente passato è riuscito a far liberare vari ostaggi. Inoltre Abe avrebbe sbagliato a convocare una conferenza stampa a Gerusalemme per le sue prime esternazioni sulla vicenda: molto meglio, per dare un'immagine più positiva al mondo arabo, sarebbe stato aspettare poche ore e parlare dal territorio palestinese (dove Abe stava andando a deporre una corona di fiori sulla tomba di Arafat). Gli stessi toni utilizzati dal premier nell'annunciare una settimana fa lo stanziamento dei famosi 200 milioni di dollari erano stati troppo enfatici nel sottolineare la loro funzione anti-Isis. Il governo, dopo il ricatto terrorista, si è poi affrettato a precisare (anche con un messaggio sul sito ministeriale in arabo) che si tratta di denaro erogato a fini umanitari, che andrà ad alleviare la situazione dei rifugiati. Ad ogni modo, la vicenda potrebbe portare Abe ad accelerare la sua strategia di erosione delle limitazioni costituzionali all'utilizzo al'estero delle Forze di Autodifesa, a dispetto delle probabili perplessità rafforzate di un'opinione pubblica spaventata.

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