FRANCOFORTE – Non si era ancora spenta l’eco dei primi exit polls che dalla Germania è partito il primo avvertimento alla Grecia. E non è un caso che a pronunciarlo sia stato non un politico, ma il presidente della Bundesbank, Jens Weidmann, il custode dei valori tedeschi della stabilità e del rigore. «La Grecia continuerà ad aver bisogno di aiuti – ha detto Weidmann in televisione in un chiaro monito ad Atene – spero che il nuovo Governo non faccia promesse che non si può permettere. Spero che non metta in discussione quello che ci si aspetta e quello che è già stato ottenuto. È nell’interesse del Governo greco fare quel che è necessario per affrontare i problemi strutturali del Paese. Finché i conti pubblici greci non sono sostenibili, anche un alleggerimento del debito offrirebbe solo un breve respiro».
È la linea ufficiale tedesca, ribadita nei giorni scorsi dal cancelliere Angela Merkel e dal ministro delle Finanze, Wolfgang Schaeuble: la Grecia deve restare nell’euro, ma un cambiamento dei termini del programma, già concordato con la troika che rappresenta i creditori ufficiali, non è accettabile, non ci sarà alcuna ristrutturazione del debito. Insomma, “no” su tutta la linea al programma elettorale di Syriza. È però una posizione di partenza, che, per quanto inflessibile, va vista nel contesto di un negoziato europeo che si preannuncia molto difficile, nel quale è probabile che entrambe le parti debbano fare concessioni. Che paradossalmente, la signora Merkel potrebbe essere costretta a fare a un leader considerato qui di estrema sinistra, come Alexis Tsipras, avendole negate a un suo alleato politico, come il primo ministro uscente Antonis Samaras. Ma, in questa fase, le autorità tedesche vogliono ribadire che non ci saranno cedimenti, al punto da far filtrare l’ipotesi, poi smentita, che persino l’uscita della Grecia dall’euro potrebbe essere accettabile a Berlino. Contatti informali con Syriza erano in realtà cominciati ben prima del voto e a Berlino sono convinti che, una volta di fronte alla realtà, il futuro capo del governo greco, Alexis Tsipras, dovrà ridimensionare le sue promesse elettorali.
Il clima politico in Germania è certamente poco favorevole a grandi concessioni. Il fatto che il voto in Grecia arrivi a tre giorni dall'annuncio della Banca centrale europea sull’acquisto di titoli di Stato, un piano duramente osteggiato dalla Germania, acuisce la sensazione che l’Eurozona si stia avviando nella direzione opposta da quella voluta da Berlino e che si aprano prospettive che richiederanno ulteriori impegni per i contribuenti tedeschi.
Esponenti di spicco della Cdu, il partito della signora Merkel e di Schaeuble, hanno già dichiarato che il risultato segna «una brutta giornata per la Grecia e per l’euro». Il giornale popolare “Bild” ha titolato prontamente “Trionfa l’euro-terrore Tsipras”. Il leader del partito euroscettico, Alternative fuer Deutschland, Bernd Lucke, ha subito capitalizzato le notizie dalla Grecia, sostenendo che la ristrutturazione del debito e la permanenza nell’euro sono incompatibili, e che la Grecia si avvia verso l’uscita dall’eurozona, raggiungendo il suo obiettivo di finire in miseria e di creare disoccupazione di massa. AfD, che ha avuto eccellenti risultati in diverse elezioni regionali, conta di sfruttare gli eventi greci per un altro successo al voto di Amburgo del 15 febbraio.
Le vicende greche vengono seguite da vicino non solo dalle autorità tedesche, ma anche dalla sede della Bce a Francoforte, soprattutto alla luce della situazione delle banche greche, che hanno richiesto alla Banca centrale di Atene linee di liquidità di emergenza (Ela), che devono però essere approvate dalla Bce. Lo spettro è quello della fuga dai depositi bancari, di cui si è già visto qualche segnale negli ultimi mesi, dopo il successo di Syriza. Per questo, sostengono gli economisti della banca d'investimento tedesca Berenberg, il primo obiettivo del nuovo Governo dev’essere quello di evitare una fuga dai depositi, quindi di assicurarsi un'estensione dell'Ela, poi rinviare il prossimo esame della troika e cercare di migliorare la raccolta tributaria, che è crollata nelle settimane prima del voto.
La Bce ha per il momento evitato la questione dell’acquisto di titoli greci nell’ambito del suo piano di Qe, in quanto, non godendo questi di un rating “investment grade” potrebbero essere accettati solo in presenza di un programma economico, e quello greco scade il 28 febbraio. Inoltre, avendo imposto un tetto del 33% al debito emesso da un solo emittente, ed essendo già sopra questa soglia a causa dei titoli acquistati negli anni scorsi con il programma Smp, la Bce dovrà aspettare almeno fino a luglio, quando verrà rimborsata parte di questi titoli, prima di comprarne altri.
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