Sono undici le vittime degli scontri in Egitto per l’anniversario della rivoluzione del 2011 contro Mubarak. A riportarlo sono i media locali.
Il quotidiano «Masry el Youm» cita un responsabile dell'Unità di crisi del ministero della Salute e aggiunge che vi sono anche 30 feriti. Riportando le affermazioni di un «responsabile in seno al Consiglio dei ministri», il sito di un altro quotidiano (Youm 7) riporta il bilancio di 9 morti e 22 feriti. Parlando a una tv, un responsabile dello stesso dicastero della Salute ha indicato 5 morti e 20 feriti.
Gli scontri hanno riguardato tutte le principali città del Paese. Ad Alessandria un sostenitore dei Fratelli musulmani è rimasto ucciso oggi in scontri con la polizia nel corso di una manifestazione. Il ministero dell'Interno egiziano, in una nota, ha confermato che l'uomo ucciso era in possesso di un mitra e stava sparando. «Due persone avevano mitra e sparavano sporadicamente per intimidire gli abitanti della zona; un abitante è stato ferito da colpi d'arma di fuoco», precisa il ministero nel comunicato sulla sua pagina Facebook annunciato che ad Alessandria sono state arrestate «due altre persone che partecipavano al corteo in possesso di bottiglie molotov». Nella parte orientale della città, invece, due sostenitori dei Fratelli musulmani hanno sparato contro un gruppo di cittadini, nel quartiere di Montazah, colpendo e uccidendo un uomo.
Diverse esplosioni si sono verificate anche al Cairo, nella zona centrale di Alf Maskan e nel governatorato di Menoufia. In una delle esplosioni sono rimasti feriti due agenti di polizia.
Nel governatorato di Menoufia due ordigni sono stati posti sotto un palo della luce e un altro sui binari della linea ferroviaria Il Cairo-Alessandria.
Rigide misure di sicurezza sono state disposte in tutto il paese. Secondo quanto riferisce l'agenzia di stampa Mena, almeno 22 veicoli blindati sono parcheggiati intorno a piazza Tahrir, mentre le vie vicino alla piazza sono state «sigillate».
Mentre è stato prolungato di altri tre mesi il coprifuoco imposto sul Sinai settentrionale in ottobre dopo un sanguinoso attentato dinamitardo.
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