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Europa e mercati al test di Atene

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Europa e mercati al test di Atene

  • –Vittorio Da Rold

ATENE

Oggi in Grecia è il giorno della verità, delle prime elezioni di un paese europeo sulle politiche di austerità volute dalla troika negli ultimi quattro anni. Questo è il significato che i greci hanno dato a questa consultazione che diventa un referendum sulla linea di rigore sui conti voluta dal ministro delle Finanze tedesco, Wolfagang Schauble, politica finora vincente in Europa sulla risoluzione della crisi dei debiti sovrani.

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Alexis Tsiparas, leader di Syriza, il partito della sinistra radicale, sfida così la “dottrina Schauble” e promette «speranza» dopo quattro anni anni di sacrifici: una promessa che si declina in meno tagli alla spesa pubblica e ai salari e nella riduzione del debito. Solo Syriza «può salvare il paese e rinegaziare il debito con la troika», ha detto il leader di Syriza ieri a Heraklion, a Creta al comizio conclusivo, mentre il premier Antonis Samaras di Neo Dimokratia ha ribattuto «che la Grecia sta uscendo dalla crisi e non ha bisogno di altri prestiti e che “l’accidente” Syriza non vincerà».

Syriza però è in vantaggio dai tre ai sei punti percentuali su Neo Dimokratia, il partito di governo, ma oggi viaggia sul 33% dei voti pari a 138 seggi mentre per avere la maggioranza assoluta, pari a 151 seggi su 300, deve raggiungere almeno il 35 per cento alle elezioni politiche odierne.

Senza la maggioranza assoluta Tsipras sarebbe costretto ad una alleanza con la Sinistra moderata di To Potami o del socialista Pasok di Venizelos, o del nuovo partito di centro-sinistra dell’ex premier George Papandreou, un elemento che ne indebolirebbe molto la posizione negoziale.

Oggi Tsipras chiede la fine dell’austerity voluta dalla troika e uno sconto del 70% del debito greco ai creditori internazionali così come avvenne nel 1952 quando gli alleati concessero uno sconto del 62% alla Germania sconfitta. Una richiesta delicata quest’ultima per il fatto che potrebbe diventare un pericoloso precedente nell’Eurozona, che finora ha sempre evitato salvataggi con ristrutturazioni del debito a carico dei contribuenti di altri Stati membri.

La montagna di aiuti pari a 240 miliardi di euro finora concessi ad Atene sono tecnicamente dei prestiti che dovranno essere restituiti. Diverso il caso dell’haircut da 100 miliardi di euro che ha coinvolto «solo» i detentori privati dei bond ellenici nel marzo 2012.

Syriza, nelle ultime ore ha fatto trapelare ufficiosamente che si accontenterebbe di un ampio allungamento delle scadenze del debito almeno di qualche decennio e di agganciare alla crescita o al calo della disoccupzione il pagamento degli interessi, pari a 9 miliardi di euro sul debito greco, che secondo analisi di economisti indipendenti ammonta a 330 miliardi di euro, pari al 175% del Pil che nel frattempo si è ridotto del 25 per cento.

Syriza chiede anche di ridurre le politiche di austerità fornendo elettricità e cibo gratuito (food stamps come negli Usa) alle famiglie più povere, ripristino della 13^ mensilità ai pensionati minimi, innalzamento della soglia di esenzione fiscale da 5mila a 12mile euro, ma non dice dove prende i soldi e alcuni finanzieri di Londra tra cui Jorg Sponer analista di Capital Fund in una mail inviata ai suoi clienti ha parlato di «scenario cipriota», con i risparmiatori che corrono ai bancomat delle banche, fuga dei capitali all’estero e fine dell’arrivo degli investimenti dall’estero.

Tsipras che parla già da primo ministro in pectore negli ultimi giorni ha abbassato i toni delle richieste, affermando che non ci saranno decisioni unilaterali sul debito per rassicurare i mercati, mentre sulle misure di austerity ha preso venerdì un atteggiamento radicale perché elettoralmente tema sensibile. Oggi, ancora una volta in tre anni, il destino dell’Europa passa da Atene.

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