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2/4 Grecia, cronaca di una crisi / Dal secondo salvataggio al pasticcio del…

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    2/4 Grecia, cronaca di una crisi / Dal secondo salvataggio al pasticcio del referendum

    L'inefficacia del primo piano messo in campo dagli organismi internazionali porta l'anno successivo, nel luglio del 2011, a un secondo piano guidato dai leader dell'Eurozona per circa 50 miliardi di euro; in questo caso il piano prevede anche l'apporto finanziario del settore privato. Pochi mesi dopo l'accordo per cancellare la metà del debito pubblico greco, in cambio di ulteriori riforme; fa discutere la decisione del premier Papandreou che annuncia a sorpresa un referendum su questo secondo pacchetto. Poche settimane dopo, nel novembre 2011 in occasione del vertice G20 a Cannes, al termine di riunioni particolarmente tese con il pressing internazionale sul premier greco. Papandreou rinuncia al referendum e annuncia le sue dimissioni.

    Prende il suo posto l'ex vicepresidente della Bce Lucas Papademos, alla guida di un governo di unità nazionale, che vara subito un nuovo pacchetto di tagli e sacrifici e che innesca le prime importanti proteste che porteranno decine di migliaia di persone in piazza, contro la politica di rigore e austerità imposto dalla troika (Ue-Bce-Fmi). Nel febbraio 2012 il Parlamento approva il piano del Governo, contestualmente l'Europa approva un nuovo piano da 130 miliardi di euro e poche settimane dopo Atene raggiunge un accordo con i creditori privati per la ristrutturazione del debito.
    Papademos traghetta i paese verso elezioni anticipate, indette per il giugno 2012, e lascia l'interim al giudice della Corte Suprema Panagiotis Pikrammenos, mentre la disoccupazione si impenna e il Pil ellenico sprofonda: l'uscita della Grecia dall'Eurozona è un'ipotesi che inizia a prendere consistenza.

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