ATENE - Come si fa con gli oracoli, si devono scandagliare i segni premonitori di una giornata che potrebbe cambiare le sorti della Grecia e dell'Europa. Dopo due giorni di pioggia incessante, Atene si è svegliata sotto un cielo limpido e beneaugurante.
Alexis Tsipras si gioca in 12 ore (si vota dalle sette del mattino alle 19 di oggi, 18 ora italiana) tutta la sua breve ma folgorante carriera politica. In un'Europa intrappolata dai vincoli di Maastricht e dai diktat della Troika, questo ingegnere con un passato da marxista, la faccia da studente universitario di belle speranze e i modi educati dovrà scovare, un po' come Arianna nel labirinto, una via di fuga dai guai che affliggono il suo Paese.
La partita decisiva si giocherà a urne capovolte. Il quesito è semplice e determinate allo stesso tempo: Syriza, il ressemblement dei partiti di sinistra guidato da Alexis, avrà i seggi sufficienti (151 su 300) per imporre la sua linea politica? La legge elettorale greca, d'impianto proporzionale, assegna un premio di maggioranza di 50 seggi al partito che ottiene il maggior numero di voti. Di qui discenderanno tutte le politiche sulle quali si esercitano da giorni i commentatori, gli economisti e i politologi di mezzo mondo.
Tsipras chiederà ai tecnocrati di Bruxelles una ristrutturazione del debito, riuscirà a creare un fronte comune con gli altri Paesi del fronte meridionale dell'Unione Europa? L'uscita dall'euro non è certo in cima alla lista dei programmi di Syriza, che si troverà, semmai vincesse, a guidare un Paese strangolato dall'esplosione di una spesa pubblica che ha spinto la Troika a imporre misure draconiane.
Il dramma di questo Paese, nei racconti dei greci, ruota attorno all'esplosione della spesa pubblica e alla corruzione. Intere dinastie politiche e i relativi partiti sono ingrassati fino a esplodere grazie a uno schema ben collaudato. Tsipras ha tuonato nel comizio di giovedì scorso in piazza Omonia, che significa concordia, rivolgendosi al leader di destra Antoni Samaras, attuale primo ministro e unico vero antagonista di Tsipras nelle elezioni di oggi: “Loro hanno come argomento la paura, noi abbiamo la speranza. Al loro terrorismo noi rispondiamo con una visione”.
Su questa visione sono concentrate tutte le aspettative dei greci. I sondaggi danno in netto vantaggio Syriza, ma l'elettore greco è restio a rivelare i suoi umori profondi. Dello scontro tra destra e sinistra potrebbero avvantaggiarsi anche forze politiche minori, come il vecchio e ortodosso partito comunista greco, il Kke, nelle cui fila militò Tsipras da ragazzo, che cercherà di superare la soglia di sbarramento del 3% prevista dalla legge elettorale, oppure To Potami (il fiume), il partito fondato dall'ex giornalista Stavros Theodorakis.
E sulla coppia paura/speranza che si giocano queste elezioni. Tsipras, conscio di dover rincuorare un popolo allo stremo delle forze, l'ha ripetuto come un mantra: “Nessun bambino deve vivere senza mangiare, senza un libro, senza asilo nido; nessuna persona deve morire senza aiuto perché non ha soldi; nessun giovane deve accettare di vivere senza un'educazione degna di questo nome e la prospettiva di un lavoro”.
Non sono niente altro che le regole del Welfare sulle quali l'Europa ha fondato il suo prestigio e la sua forza economica, ma nella Grecia all'alba del 2015, come per un cattivo sortilegio, sembrano essersi trasformate in un miraggio.
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