«Grande vittoria di Tsipras. Sarà un sostenitore accanito della battaglia di Matteo Renzi in Europa». Più di tanti retroscena, a far chiarezza su come viene vissuta a Palazzo Chigi la grande vittoria della lista di sinistra guidata dal giovane Alexis Tsipras in Grecia è questo tweet del senatore renzianissimo Andrea Marcucci scritto a caldo, quando i primi exit pool davano la lista Syriza tra il 35,5 e il 39, 5 dei voti. Una percentuale che, grazie al premio del 15% previsto dalla legge elettorale greca, potrebbe consentire a Tsipras di ottenere la maggioranza assoluta dei seggi e guidare un governo monocolore (potrebbe, perché come spiega il costituzionalista ed esperto di leggi elettorali Stefano Ceccanti, il sistema ha uno “spreco” di circa il 3%: per avere la maggioranza assoluta dei seggi occorre arrivare al 37-38%).
Si vedrà solo a scrutinio completato se quello di Tsipras sarà un governo monocolore o un governo di coalizione, ma comunque si tratta di una grande vittoria che manda un messaggio chiaro in Europa:«è la fine dell'austerity», è il messaggio che Tsipras stesso manda a scrutinio ancora in corso. E di certo il risultato delle elezioni greche può far toccare con mano l'effetto, contagioso, della miopia del rigore a tutti i costi. Da questo punto di vista il risultato delle elezioni greche può senza dubbio essere di aiuto a Renzi nella sua battaglia per una maggiore flessibilità in favore della crescita.
Tranquillizzato dagli esperti economici del suo governo, il premier non teme terremoti finanziari. Quanto al terremoto politico, può tornare utile. Il vertice bilaterale di giovedì e venerdì con Angela Merkel a Firenze è stato un passo avanti e ha segnato un punto importante nei rapporti personali. Ma le distanze naturalmente restano, ed è noto che l'obiettivo di Renzi per il 2015 è consolidare la flessibilità appena disegnata dalla Commissione europea di Juncker, prevedendo ad esempio ancora più margini per gli investimenti pubblici dei singoli Paesi. E con il nuovo premier greco che chiede la rinegoziazione del debito e l'alleggerimento delle condizioni imposte dalla Troika in cambio dei 240 miliardi di euro che hanno evitato la bancarotta di Atene, l'obiettivo di Renzi appare certo meno velleitario di qualche mese fa.
Ufficialmente non c'è nessun commento da parte del premier italiano sulla vittoria di Tsipras. Da Palazzo Chigi fanno sapere che si incontreranno al primo Consiglio europeo. Già il sottosegretario alle Politiche comunitarie Sandro Gozi e la vicesegretaria del Pd Debora Serracchiani hanno dato, però, il tono della reazione di governo e Pd: «congratulazioni, pronti a collaborare in Europa per un'Europa della crescita». Certo, Tsipras dovrà fare una battagli in Europa dove avrà bisogno di Renzi, si osserva nell'entourage del premier. «Noi abbiamo ottenuto grazie anche al semestre europeo il Quantitative easing, la flessibilità il piano investimenti di Juncker, il deprezzamento del dollaro – è il ragionamento che si fa a Palazzo Chigi -. Ma quello che è certo è che per l'Italia oggi ci sono margini di manovra ancora più ampi».
Non vanno sottovalutati in questo senso i segnali mandati dallo stesso Tsipras, che abbandonando i panni di leader dell'opposizione radicale sta già da giorni costruendo il suo nuovo profilo di leader di governo. «Io personalmente Renzi non lo conosco ma i nostri staff hanno preso contatti e la nostra sintonia è naturale. Va cambiato verso all'Europa, perché l'austerità sta strangolando tutti – dice Tsipras al nostro Messaggero, riprendendo anche lo slogan delle europee di Renzi “cambiare verso” – Lo conoscerò molto presto e avremo tanto di cui parlare. La pensiamo alla stessa maniera sulla necessità dello sviluppo e sull'uscita da questo rigore alla tedesca che sta danneggiando tutti i cittadini europei».
Insomma, per dirla con Giorgio Tonini, vicepresidente del Senato e membro della segreteria del Pd renziano, «secondo la migliore tradizione greca, Tsipras ha già iniziato una rapida virata verso il centro», virata che probabilmente toglierà un po' di terreno sotto i piedi dei tanti estimatori di sinistra nostrani. È l'ex vendoliano Gennaro Migliore, entrato nel renziano “Pd della nazione”, ad aver tenuto i contatti in queste settimane con lo staff di Tsipras. E se ammette che la vittoria della sinistra in Grecia può galvanizzare la sinistra nostrana, quella che non sta nel Pd, invita a tenere distinti i due piani, quello del leader di partito da quello di capo del governo. «Come capo di governo Tsipras è indubbiamente un possibile alleato in Europa. Non è antieuropeista, non è antieuro – dice Migliore -. Tra Podemos in Spagna e Syriza in Grecia c'è indubbiamente uno spazio politico a sinistra del Pd, ma io credo sia meglio che sia riempito da questa sinistra piuttosto che dalla Lega o da Grillo. Tsipras ha il merito storico di aver contenuto la disperazione sociale in uno spazio democratico impedendo che andasse ad alimentare forze eversive».
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