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In Belgio doppia sfida educativa: corsi nelle scuole per contrastare …

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nuova materia di studio

In Belgio doppia sfida educativa: corsi nelle scuole per contrastare razzismo e radicalismi

Corsi di educazione alla diversità, alle differenti culture. Una nuova materia di studio è stata presentata dal Governo belga nei giorni scorsi, in anticipo rispetto a quanto previsto, perché ritenuta prioritaria contro la crescita di fanatismi e radicalismi, ma anche di discriminazioni. La ministra per l'Istruzione Joelle Milquet parla di una doppia sfida da affrontare «la lotta contro il razzismo e la lotta contro il radicalismo» come riporta in una lunga intervista il quotidiano economico L'Echo.

Il Belgio è un Paese di migrazioni, dove diverse comunità si incontrano, europee o extraeuropee. L'obiettivo è cercare di unire e convivere nelle differenze culturali o religiose. Il 60,2% della popolazione è di origini belghe, il 25,3% di origini straniere e per il 14,5% è difficile definire la nazionalità di origine. Bruxelles è una città molto ricca, ma allo stesso tempo frammentata in sottogruppi, spesso molto chiusi tra loro, a seconda delle diverse nazionalità. Per le strade della capitale belga non è difficile notare il grande divario tra benestanti e bisognosi. «Si tratta non di mancata integrazione, ma piuttosto di diseguaglianze e discriminazioni» afferma Andrea Rea, professore di Sociologia all'Università Libre di Bruxelles (ULB). Ciò che colpisce è che a radicalizzarsi siano ad esempio le seconde e terze generazioni, spesso residenti nelle periferie o nei quartieri più poveri che si intersecano con il centro della città.

Un nome o un cognome assai comune e ricollegabile a una precisa appartenenza, come Mohammed, spesso possono determinare la mancata assunzione da parte del datore di lavoro che teme “problemi”. Secondo i dati di un rapporto sull'occupazione, analizzati in base alle origini dei lavoratori, i cittadini belgi hanno un tasso di attività del 79% e di occupazione del 74%. Questi valori si riducono di almeno 20 punti per le persone provenienti da altri paesi. Il 70% delle persone di origine magrebina ha la nazionalità belga con un tasso di occupazione del 43%, che scende al 39% per la comunità africana in generale . Un dato molto significativo riguarda i giovani, che completati gli studi, sono inattivi: per i belgi riguarda il 10,7 % mentre le altre nazionalità raggiungono un tasso tra il 30 e il 60%. Il livello di istruzione dei ragazzi originari di altri paesi è molto spesso bassissimo con grandi carenze e con una preparazione che non è finalizzata al mercato del lavoro, all'inserimento professionale. Inoltre i contratti di lavoro dei cittadini stranieri sono spesso molto precari. La partecipazione politica delle persone di origine straniere offre dati significativi : intorno al 25% dei parlamentari ma di questi il 20% è di nazionalità marocchina.

Attualmente nel paese si discute se questa materia di educazione civica debba completamente sostituire le due ore di religione previste dal 1959 in cui ognuno aveva libertà di scegliere la propria religione. In alternativa si propone, per superare questa idea di mondi chiusi e separati, un'ora di storia delle religioni in generale e l'altra ora alla formazione interculturale. «Discutere sulle diversità e sui valori comuni significa trovare un modo di vivere in un mondo complesso» commenta il professor Rea «Sarebbe terribile considerare la religione un problema, il problema è semmai che l'Islam non ha una struttura, una organizzazione religiosa e alcuni folli interpretano come vogliono. Si dovrebbe chiedere all'Islam di stabilire interpretazioni che non lascino spazi alla follia di alcuni». Un luogo particolarmente pericoloso per fanatismi e radicalizzazione è anche il carcere dove jihadisti vengono in contatto con altri e creano proselitismi pericolosi. Secondo il professore di sociologia dell'ULB: «è impossibile gestire la globalizzazione, dopo la pubblicazione della copertina Charlie Hebdo, ci sono state bombe, manifestazioni violente, morti, non si deve rinunciare alla libertà di espressione o al diritto alla blasfemia ma allo stesso tempo non si possono ignorare le conseguenze immediate nel resto del mondo».

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