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La raccolta delle deleghe per scaricare i modelli

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La raccolta delle deleghe per scaricare i modelli

I RISCHI PER CHI SBAGLIA

I centri di assistenza

e gli studi

devono potenziare

la copertura assicurativa

in caso di errori

Raccogliere le deleghe dei contribuenti per poter scaricare il loro 730 precompilato dal sito dell’agenzia delle Entrate, mettere a fuoco i dati del prospetto iniziale della dichiarazione che dovranno essere verificati ed eventualmente inseriti nel modello, coprirsi le spalle dai rischi di errore, con software adeguati e un’assicurazione “robusta”. Sono questi i tre punti cardine del lavoro di Caf e intermediari in vista della campagna fiscale 2015 e del debutto della dichiarazione precompilata.

La raccolta delle deleghe è già cominciata nei centri di assistenza fiscale, negli studi dei commercialisti, dei consulenti del lavoro e degli altri intermediari. La delega vale un anno, non segue un modello standard ed è necessario conservarla - firmata dai contribuenti - per gli eventuali futuri controlli dell’agenzia delle Entrate.

I Caf stanno puntando sulla formazione degli operatori, soprattutto sulle voci che, pur comparendo nel prospetto precompilato, richiederanno un supplemento di analisi. Il dato sugli interessi passivi dei mutui, ad esempio, per i contratti stipulati prima del 2006, va riproporzionato alla luce della differenza tra il valore del mutuo e il prezzo dell’immobile acquistato: la detrazione, infatti, spetta solo sulla parte del finanziamento che è servita ad acquistare l’abitazione principale. E ancora, bisognerà verificare se il quadro dei familiari a carico trasmesso dai sostituti è aggiornato (un figlio, ad esempio, potrebbe aver maturato nel 2014 redditi tali da non essere più a carico). E poi bisognerà affrontare una serie di situazioni particolari ma frequenti, come quella del lavoratore che ha avuto più di una certificazione unica, del dipendente che nel 2014 è passato da un rapporto a termine a uno a tempo indeterminato e così via.

Per mettersi al riparo da errori, che quest’anno costeranno cari, dato che il «visto infedele» costringerà l’intermediario a versare la sanzione, gli interessi e anche un importo pari all’imposta non pagata dal contribuente, i Caf stanno testando software capaci di segnalare agli operatori con un alert le situazioni più a rischio, su cui bisogna fare un controllo in più prima dell’invio. Uno dei campanelli d’allarme sarà l’ammontare elevato dei benefici fiscali chiesti dal contribuente, ad esempio detrazioni d’imposta per svariate centinaia di euro. La responsabilità extra-large varrà anche per i casi di 730 presentati in modalità tradizionale.

Dopo l’invio dei modelli, ci sarà tempo, dal 7 luglio al 10 novembre, per fare un ulteriore controllo e correggere le dichiarazioni trasmesse con errori.

Sul fronte della copertura assicurativa, Caf e intermediari dovranno rafforzare le polizze già esistenti in base all’accresciuta responsabilità, portando tra l’altro il massimale a 3 milioni di euro (come prevede il Dlgs 175/2014). «In base all’analisi sui visti infedeli - spiega Valeriano Canepari, coordinatore della Consulta nazionale dei Caf - l’importo da versare per ciascuna dichiarazione sbagliata, tra imposta evasa, sanzioni e interessi, è mediamente di 700 euro. Un migliaio di errori potrebbe dunque costare 700mila euro. Per questo nei prossimi giorni analizzeremo i preventivi per una copertura assicurativa rafforzata».

Un onere, quello assicurativo, che secondo Giovanni Angileri, presidente del Caf Uil, rischierà di vanificare l’aumento dei compensi per l’assistenza fiscale spettanti ai Caf e ai professionisti abilitati, appena ufficializzato dalla pubblicazione in «Gazzetta» del decreto del ministero dell’Economia del 29 dicembre 2014.

La preoccupazione più forte per i professionisti è proprio quella di dover versare, in caso di errore, gli importi corrispondenti alle imposte dovute dai contribuenti. Una sanzione che secondo Pasquale Saggese, della Fondazione nazionale dei commercialisti, è a rischio di incostituzionalità «perché viola il principio di capacità contributiva».

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