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Dossier Berlusconi: il «nome secco» non va bene

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    Berlusconi: il «nome secco» non va bene

    L'appuntamento ufficiale è per questa sera alle 19, quando Silvio Berlusconi, accompagnato dai capigruppo parlamentari incontrerà la delegazione del Pd guidata da Matteo Renzi. Non sarà però questa l'occasione in cui il premier scoprirà le carte. Ecco perché da giorni si è andata diffondendo la voce di un nuovo faccia a faccia tra i protagonisti del Patto del Nazareno, che ieri la fedelissima del Cavaliare Maria Rosaria Rossi si è invece affrettata a smentire.

    Questo però non significa che un incontro non ci sarà successivamente, in prossimità dell'avvio delle votazioni. Anche perché il Cavaliere ha già detto e ripetuto che non accetterà «un nome secco», «un prendere o lasciare» come invece ieri ha detto il premier.
    Ancora siamo alla tattica. Renzi non vuole scoprire le sue carte con troppo anticipo e dare tempo ai suoi avversari di preparare le contromosse. Ma Berlusconi non può attendere la vigilia della quarta votazione, che si terrà sabato, per conoscere il vero candidato del premier. Nel frattempo proprio questa incertezza lo ha spinto a dare il via libera alla scheda bianca nelle prime tre votazioni, mentre in precedenza aveva ipotizzato di far votare un candidato di bandiera, l'azzurro Antonio Martino.
    Ecco perché al di là delle smentite è assai probabile che il faccia a faccia ci sarà. Anche perché non è pensabile che questa sera, all'incontro tra le delegazioni Pd-Fi, ci siano anticipazioni visto il numero degli ospiti. Berlusconi non farà altro che ripetere quanto già più volte sostenuto in pubblico ovvero che Fi vuole un candidato «autorevole» e di «garanzia». Questo non significa che non possa provenire dalle file del Pd perchè, come ha confermato Giovanni Toti ieri, «non abbiamo messo veti». Tant'è che gli azzurri sarebbero pronti a convergere anche su ex Ds come la presidente della commissione Affari costituzionali Anna Finocchiaro nonché ex segretari quali Piero Fassino o (meglio) Walter Veltroni.

    Berlusconi non può tuttavia permettersi di mostrarsi troppo arrendevole nei confronti del premier. Il via libera all'Italicum è un “regalo” che non può essere snobbato anche perché ridarebbe fiato a quanti dentro Fi (l'ala che fa capo a Raffaele Fitto) e anche fuori (la Lega) lo attaccano sul Patto del Nazareno. E poi Berlusconi non si fida di Renzi. L'alleanza con Angelino Alfano in questo senso è funzionale, visto che assieme risultano determinanti per l'elezione del successore di Giorgio Napolitano. Per la stessa ragione lascia che i suoi tengano le linee aperte anche con la minoranza Pd, con la quale ha un comune obiettivo: non concedere a Renzi un Capo dello Stato leggero.
    Il nome più gettonato non a caso resta quello di Giuliano Amato. «In realtà noi non abbiamo rapporti con Amato ma certamente la statura del personaggio è una garanzia sia sul fronte interno che su quello internazionale», ripete Berlusconi. E su Amato si ritrova anche la sinistra Dem. Resta invece negativo il giudizio di Berlusconi su Sergio Mattarella che invece è sponsorizzato dai bersaniani.

    L'ex premier ieri è rimasto ad Arcore per il consueto scambio di vedute del lunedì con familiari e consulenti. A Roma, in Parlamento, a presidiare il campo c'erano i suoi fedelissimi che, prima alla Camera e poi al Senato, hanno sondato azzurri e non sul Quirinale. La convinzione tra i parlamentari di Fi è che «la vera carta che Renzi si vuole giocare è Padoan», il ministro dell'Economia, o in alternativa il governatore di Bankitalia Visco. Due nomi che avrebbero risonanza internazionale e che allo stesso tempo «non gli creerebbero particolari problemi sul fronte interno». Due nomi su cui Berlusconi non si metterebbe di traverso.

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