Renzi vuole un nuovo presidente entro domenica. Questione di leadership e di mercati: lunedì, alla riapertura delle Borse, l'Italia deve aver superato l'esame di stabilità e allontanarsi dalla Grecia.
Lo scenario che si aprirà in Grecia, tra tenuta della “strana” coalizione e nuovi negoziati sul debito con l'Europa, è tutto da scoprire, ma quello che Renzi non vuole è che si replichi in Italia quello che è accaduto ad Atene.
Il voto greco di domenica nasce proprio dal fallimento dell'elezione del nuovo capo dello Stato: dunque se anche a Roma il Parlamento non riuscirà a eleggere il presidente della Repubblica in fretta, l'Italia tornerà a essere un problema. E il premier diventerà un pezzo del problema, darà prova di debolezza, sarà un leader che non riesce a farsi ascoltare neppure dal suo partito, insomma, una nuova mina vagante per l'Europa e per l'euro.
Il primo obiettivo di Renzi sarà, quindi, quello di emanciparsi dal paragone con la Grecia e anche se Tsipras sarà un suo alleato per la battaglia anti-rigore, lui questa battaglia vuole farla da una posizione di forza. Per questo è necessario che superi la prova dell'elezione del capo dello Stato che è una prova di leadership ma anche un test di fiducia a beneficio dei mercati e dell'Europa. A differenza del neo-premier greco, Renzi non deve evitare l'uscita dell'Italia dall'euro o rinegoziare un debito: lui ha un altro obiettivo che è ritrovare la crescita per recuperare consensi e per rendere sostenibile il nostro debito pubblico. L'unica via è di riuscire a sfruttare quelle finestre che si sono aperte in Europa tra bazooka di Draghi e primi varchi alla flessibilità aperti da Bruxelles. Il premier ha bisogno dell'Ue per vincere la scommessa e recuperare i consensi che dalle europee di maggio si stanno progressivamente riducendo. Ma l'Unione ha bisogno di vedere che Roma, finalmente, è un sistema stabile e non più una democrazia di serie B che non riesce a dare prova di tenuta nei passaggi istituzionali più cruciali come quello sul Colle.
Le parole di ieri del Governatore della Bce sulla necessità dei Governi di fare le riforme sono la prova che Renzi deve dare: se fallisce con il Colle diventa debole anche il piano di riforme promesso all'Europa, quello scambio che ci consente margini di flessibilità all'esame di marzo. Anche l'endorsement di giovedì scorso della Merkel e quell'annuncio di nuovi investimenti tedeschi in Italia altro non sono che un'apertura di credito di Berlino e dell'Europa sul cambio di passo dell'Italia. Una scommessa che Renzi può perdere se non riuscirà a evitare il caos sull'elezione del Quirinale. A infilarsi in questo scenario sembra essere ancora la sinistra Pd che ieri lanciava messaggi poco rassicuranti. Anzi. Chiedeva a Renzi, prima ancora del test sul Colle, di prepararsi a un passaggio parlamentare se il voto di oggi sull'Italicum confermerà che i numeri non li garantisce più la maggioranza ma Forza Italia. Un avvertimento chiaro: e cioè, se anche il nome per il Colle non sarà gradito, ogni passaggio su ogni legge diventerà un ostacolo per il Governo.
Tranelli nel cammino verso il Quirinale che minacciano la prova dei mercati di lunedì prossimo. Ma che spingono anche Renzi verso la scelta di un candidato per il Colle che sia un politico, verosimilmente del campo del centro-sinistra per arginare i dissensi dentro il partito. E per togliere alibi a quella sinistra che ambisce a fare Tsipras ma consuma il suo tempo e i suoi messaggi politici nelle lotte fratricide.
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