Sergio Mattarella, Pier Carlo Padoan e Giuliano Amato. Alla fine di una giornata che segna, almeno per il momento, la riconcilazione in casa Pd, la rosa dei candidati alla successione di Giorgio Napolitano sembra restringersi a tre nomi. A tirare le fila di una giornata iniziata con la riunione dei gruppi parlamentari del Pd in presenza di Matteo Renzi, prima alla Camera e poi in Senato, è un breve vertice serale nel sala del governo di Montecitorio tra lo stesso premier - tornato a sorpresa alla Camera tra la curiosità di cronisti e parlamentari -, la ministra per le Riforme e per i Rapporti con il Parlamento Maria Elena Boschi, il vice del Pd Lorenzo Guerini e il capogruppo dei deputati dem Roberto Speranza.
Solo in serata, infatti, dopo l”ascolto” degli umori in Parlamento, e non solo nel Pd, si può cominciare a tirare qualche prima conclusione nell'entourage di Renzi. Anche se naturalmente mancano ancora tre decisivi giorni e tutto può ribaltarsi.
Scendono un po' le quotazioni degli ex segretari del Pd, e quindi Walter Veltroni e Piero Fassino, a causa delle indicazioni non univoche arrivate dai parlamentari democratici su di loro. Scendono anche le quotazioni dei tecnici come Ignazio Visco, anche se la sua candidatura resta in campo, dal momento che il senso delle riunioni con i gruppi è stata proprio la convergenza su una figura politica o dalla provenienza politica. Ancora in campo i nomi di Anna Finocchiaro, che ha l'indubbio vantaggio di essere l'unica donna della rosa, e del sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Graziano Delrio. Ma è appunto su Mattarella, Padoan e Amato che si è registrata la possibilità di più ampia convergenza. Il primo è gradito sia a Renzi sia ai parlamentari del Pd, anche se su di lui grava ancora una resistenza di Silvio Berlusconi.
Padoan è da molti renzianissimi indicato come “il candidato del cuore” di Renzi. Amato, infine, è ritornato in pole proprio alla fine della giornata di “ascolto” trascorsa tra Montecitorio e Palazzo Madama. Sull'ex premier e ora giudice costituzionale - si registra in casa renziana - c'è un forte pressing e una convergenza ampia, che dal Pd passa per i centristi della maggioranza e arriva fino a Forza Italia. Amato non sarebbe il candidato della minoranza del Pd e di Fi come descritto in qualche ricostruzione giornalistica, è il messaggio recapitato a Renzi, bensì una soluzione realmente super partes, di «grande caratura» sul piano istituzionale e di «garanzia» sul piano internazionale. D'altra parte dalle riunioni dei deputati e dei senatori democratici è arrivata forte la richiesta di una soluzione politica e di alto profilo che possa tenere insieme anche Forza Italia.
Oggi si entra nel vivo, con le consultazioni nella sede del Pd a Largo del Nazareno che si chiuderanno in serata con la delegazione di Forza Italia guidata dallo stesso Silvio Berlusconi e con quella di Sel guidata da Nichi Vendola. Tra oggi e domani, non è ancora deciso in quale ordine anche perché Berlusconi arriverà a Roma non prima di pranzo, ci saranno i faccia a faccia più importanti per chiudere il cerchio: quello appunto con Berlusconi e quello con l'ex segretario del Pd Pier Luigi Bersani.
Dietro l'improvviso abbassarsi dei toni da parte della minoranza del Pd (si veda l'articolo in pagina) c'è naturalmente la regia dell'ex segretario, intenzionato a trovare una soluzione unitaria che non escluda Fi. Non è più tempo della polemica contro il patto del Nazareno. Dopo il gelo dei giorni scorsi dovuto alla votazione in Senato sull'emendamento Esposito, che ha visto 30 senatori della minoranza votare in dissenso rendendo così decisivo l'apporto di Fi, i contatti sono ripresi. Sia Renzi che Bersani sanno che la riuscita dell'operazione Quirinale e l'unità del Pd passa da un loro accordo.
Durante le riunioni con i gruppi Renzi ha poi confermato che l'indicazione sarà quelle di votare scheda bianca nelle prime tre votazioni («prima della quarta non ce la facciamo», ha detto poi in serata Renzi scambiando qualche battuta con un gruppo di deputati grillini che lo incalzavano per proporre una rosa). Prima della quarta votazione, e quindi tra venerdì sera e sabato mattina, sarà infine fatto un nome secco all'assemblea dei grandi elettori del Pd. Nella sua “passeggiata” serale a Montecitorio Renzi ha poi avuto modo di incontrare uno dei dieci dissidenti grillini che oggi lasceranno il gruppo, Walter Rizzetto. Una risposta concreta a Beppe Grillo e alle sue accuse di «bamboccione» proprio mentre le sue fila in Parlamento continuano ad assottigliarsi.
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